Viaggiare a piedi: i benefici dell’hiking e del trekking

Se sei in cerca di un’idea davvero alternativa per ricominciare a viaggiare è ora di prendere in considerazione una tendenza sempre più apprezzata: viaggiare a piedi. Zaino in spalla e via: il termine tecnico è hiking, o in maniera più specifica trekking. La differenza? “Hiking” (in inglese significa camminare) si riferisce a viaggi a piedi più circoscritti, da fare nell’arco della giornata in mezzo alla natura, mentre “trekking” si riferisce al viaggio a piedi vero e proprio, lungo più giorni.

Il percorso più famoso in Europa è probabilmente il cammino di Santiago, ma i cammini da poter fare – anche in Italia – sono davvero tantissimi.

«Siamo fatti per andare a piedi» spiega Federico Schena, professore di Scienze dello sport all’Università di Verona. «Il cammino è uno sforzo che possono affrontare tutti a ogni età, anche per distanze prolungate». Ma cosa accade di speciale al nostro corpo e alla nostra mente quando ci mettiamo in marcia per molti giorni consecutivi? Di seguito ti spieghiamo qualche valido motivo per cominciare subito a camminare.

Camminare è una medicina naturale per l’organismo

«A differenza della corsa, il cammino è un’attività fisica a bassa intensità: va fatta a un ritmo che permette di parlare con il proprio compagno di viaggio» spiega il fisiologo Schena. «Tenere un’andatura lenta per un periodo prolungato di tempo allena il nostro metabolismo a non bruciare solo gli zuccheri, ma ad attingere anche ai grassi: così questi non si accumulano e il corpo non libera insulina in eccesso.

È una sorta di “medicina” naturale per chi soffre di diabete, ha il colesterolo alto o è in sovrappeso. Non solo: camminare ha effetto anche sul sistema nervoso, con benefici per l’umore. E sulla respirazione: i polmoni si dilatano fino al 30% in più e il sangue si ossigena meglio».

Camminare consapevolemente è connettersi con il corpo

Tutti sappiamo camminare. Ma come lo facciamo? Distratti e poco consapevoli. «Siamo sempre “connessi” con smartphone e tablet, e poco ancorati al corpo, così il nostro cervello disimpara a interpretare i segnali che arrivano dall’organismo.

Il cammino, invece, ci costringe a rinforzare questo rapporto» nota Pietro Trabucchi, psicologo esperto di prestazioni sportive e autore di Tecniche di resistenza interiore (Mondadori).

Un lungo cammino a piedi rende forti

«Camminare per lunghe distanze riattiva il nostro sistema propriocettivo: cioè quell’insieme di recettori che si trovano all’interno dei muscoli delle articolazioni e che sono responsabili dell’equilibrio posturale» spiega l’esperto.

«E durante questo esercizio il corpo si abitua a non fare più solo affidamento sulla vista ma a “fidarsi” di questo sistema raffinato che comunica direttamente con il cervello. Così ci muoviamo meglio, ci infortuniamo meno e ci riprendiamo più in fretta dopo una caduta».

Rinforza l’autostima

«La maggior parte delle persone è in grado di reggere lo sforzo di un cammino dal punto di vista cardiaco e muscolare» spiega il professor Schena. «Ma la fatica più grande è quella mentale». «Uscire dalla nostra “area di comfort”, cioè da tutto quello che siamo abituati ad affrontare, ci costringe a orientarci in una nuova dimensione» osserva Trabucchi.

«Lungo il percorso si incontrano molte difficoltà: la strada sbagliata, la paura di non farcela, l’acquazzone durante la marcia. Questi imprevisti ci portano a resettarci di continuo, per raggiungere un nuovo equilibrio. Così, una volta tornati a casa, ci sentiamo più forti anche nella vita di tutti i giorni. Aumenta il cosiddetto senso di autoefficacia, cioè la fiducia nelle nostre capacità di raggiungere gli obiettivi e superare i problemi».

Viaggiare a piedi è un sfida con se stessi

«Affrontare un lungo cammino è affascinante anche perché è una sfida con noi stessi: qui non ci sono il cronometro o la necessità di fare meglio di qualcun altro. Il tuo avversario lo porti sempre con te. Ed è una cosa che si può fare a 30 come a 70 anni» aggiunge lo psicologo.

«È più facile mettersi in competizione con gli altri, il difficile è affrontare un’impresa da soli, quando emergono aspetti di sé che magari non fa piacere affrontare e che erano stati messi in un angolino». Un percorso che può essere duro ma che alla fine ci restituisce un’immagine più completa e interessante di noi.

Camminando a lungo si fa meditazione

«Questa forma di cammino attiva neurotrasmettitori che inducono una forma di meditazione» racconta Giuseppina Torregrossa.

«Il movimento ripetitivo provoca un automatismo per cui si avanza senza pensare. È come se si inducesse un’autoipnosi, in cui la mente si svuota dai pensieri. Quando ero in marcia io sentivo solo il mio cuore e il mio respiro. Che mi hanno messo in connessione con una parte profonda di me, fatta di intuizioni».

Viaggiare a piedi rende consapevoli del qui e ora

Cambia anche l’approccio con il tempo: «Camminare mi ha imposto di pensare al “qui e ora”, perché quando sono partita i chilometri erano talmente tanti che, se avessi pensato a quel che mi aspettava, non ce l’avrei fatta» spiega l’autrice. «Puoi considerare solo il pezzetto di strada che stai percorrendo in quel momento. Entri così in una dimensione nuova: quella del presente, che ti fa sentire appagata e più leggera».

Tre libri per aspiranti camminatrici

«Come le radici dell’albero, i piedi capiscono e inviano un nutrimento nuovo su per il corpo, sino a quando la mente viene colta dal nuovo respiro e il sistema nervoso ti fa agire diversamente» scrive Davide Sapienza, nel libro Camminando (Lubrina).

Chi è l’autore

Giornalista e scrittore, “camminatore” per scelta da 25 anni. Leggilo se vuoi scoprire come e perché l’hiking è molto più che infilare un passo dopo l’altro.

Un libro da cui trarre esempio

«Sono partita da una feroce insoddisfazione. Ma dopo i primi giorni di malumore è arrivata la svolta» spiega Giuseppina Torregrossa, l’autrice di A Santiago con Celeste (Nottetempo) «Il viaggio mi ha regalato un senso di pienezza che mi porto dietro ancora oggi».

Chi è l’autrice

Medico e scrittrice, camminatrice (per caso) a Compostela. Leggilo se sei pronta a dare un cambio alla tua vita. Per la protagonista del libro è stato così, in meglio.

Un libro a cui ispirarsi per avere il coraggio

«Abbiamo perso la capacità di far durare la motivazione» spiega l’autore di Tecniche di resistenza interiore (Mondadori) «ma, con il giusto allenamento, possiamo ancora farcela».

Chi è l’autore

Pietro Trabucchi è psicologo esperto di prestazioni sportive. Segue la preparazione di molti atleti. Leggilo se pensi di avere la forza fisica, un po’ meno quella interiore. Ti sentirai ricaricata e prontissima a partire.

viaggiare a piedi benefici

Viaggiare a piedi: programma di allenamento di 3 mesi

La prossima estate vuoi attraversare la via Francigena (viefrancigene.org) o percorrere uno dei numerosi cammini italiani? Comincia ad allenarti per tempo. Con i consigli di Davide Sapienza, camminatore esperto.

3 mesi prima

Cammina, al tuo passo, per 2 ore, almeno una volta alla settimana. E porta uno zainetto di 3-4 kg: ti abituerai al peso. Scegli un posto vicino: in campagna, ma anche in città.

1 mese prima

Prova ad allungare i tempi e a stare fuori 3-4 ore. Per un weekend fai anche un’uscita più lunga di 6-7 ore.

Ti serve per affrontare il blocco psicologico del tempo: aiutati scegliendo un posto che non conosci, così la novità sarà più forte della fatica e dei timori. Vivilo come una piccola avventura.

1 settimana prima

Stai fuori per una o due giornate intere. Durante il cammino fai delle pause di 20 minuti l’una: mangia con calma il tuo panino, fai foto, prendi appunti, guarda il paesaggio che ti circonda. Infine alimentati in modo equilibrato e dormi a sufficienza.

Non ti servirà altro per partire: il vero allenamento lo fai camminando.