Quanto di ciò che siamo è dettato dalla nostra genealogia e quanto dalle nostre decisioni arbitrarie? Difficile stabilirlo a priori. Non resta che indagare sulle origini dei natali pregressi in famiglia per misurare le rispettive percentuali che ci definiscono. Cosa potremmo imparare dall’albero genealogico? Molto più di quello che ci si aspetterebbe. Ma nulla di ciò che diamo per scontato lo è per davvero, anzi, talvolta è frutto di profonde rielaborazioni inconsce.
Capita di avvertire che ci manchi qualche elemento per analizzare alcune situazioni, come se tutti i pezzi di un puzzle, se pur presenti, non trovassero la loro precisa collocazione. Bene, è possibile che alcuni atteggiamenti si manifestino in modo del tutto involontario, senza che ci badiamo. Nel momento in cui ci fermiamo a riflettere è la curiosità che prende il sopravvento e ci spinge a scavare tra le nostre radici. Ed è lì che interviene la ricerca del nostro ramo genealogico. Qui vi raccontiamo come e perché farlo.
Cosa rappresentano le nostre origini
Inizialmente l’albero genealogico era concepito come semplice fonte di informazioni da cui attingere notizie sulle nostre origini famigliari, principalmente ad appannaggio nobiliare per attestare l’effettiva purezza della propria discendenza o il prestigio della stessa stirpe. Oggi è concepito diversamente, si sfrutta questo strumento per venire a conoscenza delle impronte del nostro passato, che sono state tramandate fino a noi.
Eredi di un bagaglio genetico che ci portiamo dietro, rappresentiamo la connessione estemporanea tra passato e futuro, il suo anello di congiunzione insomma. Che non è dato esclusivamente dalla somma dei singoli membri della ramificazione genealogica, quanto dalla memoria collettiva che si sublima in una consapevolezza più trasversale. Ciascun componente è in grado di apportare modifiche all’interno dell’arco evolutivo del suo albero. Il bagaglio di esperienze e attitudini accumulato nel tempo può essere trasferito nei comportamenti dei consanguinei in modo del tutto inconsapevole.
Questo genere di esternazioni ha un’origine specifica e vale la pena scoprirla visto che facciamo parte di un disegno complessivo che contribuiamo a comporre giorno dopo giorno. E conoscerne le varietà cromatiche ci aiuta a orientarci meglio.
Come interpretare l’albero genealogico
Se l’albero genealogico ci fornisce informazioni inaspettate sappiate che devono essere interpretate nel modo corretto, esaminando con attenzione alcuni particolari. Ad esempio, i nostri genitori rappresentano la sintesi di due tradizioni famigliari che si incontrano e che confluiscono nei figli. Il risultato sarà che una delle due risulterà predominante rispetto all’altra nella progenie. Certi dettagli tendono a ripetersi, quasi fosse un copione, e questo può capitare negli atteggiamenti quanto nel quadro clinico. Alcune patologie infatti potrebbero risultare ereditarie, come anche dettate da una componente di natura emotiva o psicosomatica.
Ma l’albero genealogico consente di riscrivere la propria sceneggiatura delineando con maggior consapevolezza le decisioni che segnano il tracciato della nostra stirpe, a prescindere dalle predisposizioni caratteriali.
Ci sono dei tratti o «tare» ereditarie che germogliano in noi a nostra insaputa, e possono riferirsi al grado di un talento o di autostima. Può essere l’albero genealogico a confermarlo, consentendo di conoscere meglio noi stess* e gli antenati che hanno seminato caratteri fisici e psicologici prima del nostro arrivo. E’ l’occasione per apprendere la storia che distingue la nostra famiglia dalle altre e getta alcune basi sulla costruzione del futuro, eventualmente nel rispetto della memoria emozionale del passato.
I geni combinati all’esperienza
Alla nascita di ogni figlio la combinazione dei geni cambia, pur ereditando un pacchetto cromosomico e varie peculiarità che si nascondono nel subconscio e trasmettono valori e attitudini comportamentali. Detto questo, siamo poi noi a stendere i rami e a intraprendere una crescita personale che plasmiamo sulla base della nostra esperienza sul campo.
Noi affondiamo le nostre radici in ciò che ci è stato tramandato ma ognun* di noi si assume la responsabilità di tracciare una rotta in linea con la sua sensibilità, decidendo arbitrariamente se utilizzare o meno le capacità ricevute in dono. E’ proprio questo genere di scelta che ci rende liber* e celebra la nostra unicità.
E’ vero che rappresentiamo il risultato delle generazioni passate le cui memorie rivivono in noi e in un certo modo influenzano la nostra struttura interiore ma conoscerle può conferirci maggior sicurezza sulla direzione da seguire nella vita. La confidenza che abbiamo con noi stess* e le nostre origini può essere di supporto lungo il tragitto finalizzato al raggiungimento della piena realizzazione. E il percorso passa anche dall’accoglienza della propria storia personale e dal riconoscimento della nostra forza emotiva quanto delle zone d’ombra: è solo questa consapevolezza che ci consente di conoscerci meglio per accedere agli obiettivi che ci poniamo.
Noi mettiamo mano al nostro albero genealogico nel momento in cui recuperiamo le radici delle memorie passate per costruire il nostro futuro. A ben vedere è un lavoro di fiducia e speranza che guarda con maggiore attenzione a ciò che abbiamo davanti più che disseppellire ricordi che appartengono al passato.