Chi ha già avuto un bambino è spesso convinto che non avrà alcun problema di concepimento quando sceglierà di diventare genitore per la seconda volta. Eppure in alcuni casi non va così: si tratta di quella che in gergo ginecologico viene chiamata infertilità secondaria, ovvero la difficoltà a concepire una seconda volta, nonostante si abbia alle spalle una gravidanza conclusa con successo. Quali sono le motivazioni di questo problema e come si può intervenire? Ecco tutto ciò che devi sapere.
Infertilità secondaria: le cause
Difficile dire a priori quali possano essere i motivi delle difficoltà nel concepire un secondo figlio. La prima causa è sicuramente l’età della donna: il picco di fertilità infatti va dai 20 ai 30 anni, per calare poi con l’andare degli anni. Se un secondo figlio si fa desiderare e gli anta si avvicinano, rivolgiti subito al tuo medico di fiducia, che saprà consigliarti cosa fare. Dopo la prima gravidanza, poi, possono essere insorti altri problemi, infezioni, complicanze morfologiche, patologie secondarie, o ancora delle alterazioni ormonali, dovute magari a un aumento di peso. Esistono anche le cause maschili, ovviamente. Non sottovalutiamo poi lo stile di vita che può influire anche sulla quantità e qualità dello sperma, che varia anche a causa di ipertensione, diabete, fumo o alcool.
La sterilità secondaria viene definita come l’incapacità di avere una seconda o plurima gravidanza dopo averne già portata a termine una… le cause possono essere molteplici, si sommano a quelle della sterilità primaria, cause secondaria, tra le più importanti, cause post-partum, infezioni, complicanza morfologiche, patologie secondarie insorte dopo la prima gravidanza. Esistono anche le cause maschili, ovviamente.
Infertilità secondaria: quando rivolgersi a un medico?
Ogni coppia è a sé e dunque è impossibile fare una diagnosi senza avere consultato un medico esperto che vi sottoponga a esami e accertamenti. Rivolgiti a un ginecologo specializzato in infertilità: saprà guidarti in questo periodo delicato. Quando è necessario prendere i primi provvedimenti? Si consiglia di chiedere aiuto dopo 6 mesi di tentativi non riusciti, se si hanno più di 35 anni, si può arrivare all’anno di prove se invece si è più giovani. Consigliamo però di fare davvero ciò che ci si sente in questa situazione: alcune donne preferiscono rivolgersi a uno specialista prima dei tempi canonici, per sentirsi più sicure e tranquille e, soprattutto se si è in là con l’età, per non perdere tempo prezioso.
Gli esami che verranno prescritti per l’infertilità secondaria
Il ginecologo suggerirà, oltre alle visite canoniche, di sottoporsi a un emocromo completo per verificare i livelli ormonali per la donna e all’esame del liquido seminale (spermiogramma) per l’uomo. In una fase successiva potrebbe richiedere un’isterosalpingografia: non spaventarti, si tratta di un esame che ha come finalità quella di valutare la morfologia dell’utero e la pervietà delle tube di Falloppio, con un mezzo di contrasto. Un altro accertamento che il medico consiglierà è la laparoscopia, per escludere endometriosi o fibromi uterini.
L’infertilità secondaria tra rabbia e sensi di colpa
L’infertilità coinvolge circa il 30% delle persone, causando in chi desidera un bambino frustrazione, rabbia e una forte emotività. Spesso dopo aver avuto un figlio, ci si mette alla ricerca di un secondo a cuor leggero, lo spirito è quello giusto: vivere con tranquillità il momento del concepimento è sicuramente importante anche se non sempre facile. La comprensione, già difficile da ottenere da chi non ha provato la stessa difficoltà quando si cerca senza riuscita il primo figlio, è nulla con il secondo. Alcuni banalizzeranno il sentimento dei genitori, dicendo loro che già hanno un figlio quindi dovrebbero accontentarsi. In più c’è il primo cucciolo da curare e si è presi nel proprio ruolo genitoriale, con forti sensi di colpa sul fatto che si è concentrati su altro. Parlare al partner e darsi supporto reciproco è il primo passo per vivere in serenità.
Infertilità secondaria, il parere dell’esperta
Giulia Santi, medico ginecologo, esperta in Fertilità, ci ha detto “Il consiglio è quello di rivolgersi ad uno specialista e analizzare insieme all’esperto quali possano essere le possibili complicanza insorte. Dobbiamo tenere conto che un 15% delle cause di sterilità risulta ancora sconosciuto. Non bisogna trascurare nulla degli aspetti secondari che possono insorgere dopo una prima gravidanza: complicanze infettivi, squilibri ormonali, complicanze morfologiche o meccaniche. Ma reputo altrettanto importante sottolineare l’aspetto psicologico che si è instaurato dopo il parto. Chiedere alle mamme come hanno vissuto la propria esperienza del parto in prima persona, dal loro proprio punto di vista, è ormai un elemento integrativo. Come le mamme abbiano percepito questa esperienza, come stanno vivendo la vita di coppia dopo aver partorito. È sicuramente un elemento molto delicato e più scomodo da trattare, ma credo sia necessario per identificare se esistano altre cause aggiuntive a quelle già menzionate”.