L’infiammazione da cibo rientra in un tema più ampio, sul quale è in corso un confronto scientifico serrato. Si tratta di un’infiammazione a bassa intensità, un fenomeno spesso prolungato nel tempo, che spiega artrite, dolori muscolari, emicranie e mal di pancia inspiegabili nella maggior parte dei casi.

Tra le malattie infiammatorie croniche ci sono anche quelle a carico dell’intestino, ovvero la colite ulcerosa e la malattia di Crohn: prevenirle con l’alimentazione non è possibile ma, d’altro canto, è noto che una dieta ricca di frutta e verdura e pochi grassi è associata a un tipo di flora intestinale meno soggetta a infiammazione rispetto a un regime alimentare con più carboidrati e lipidi.

Esistono cibi presenti sulla nostra tavola che possono causare una grave infiammazione o addirittura peggiorarla se già presente nell’organismo. Ma quali sono gli alimenti ritenuti la causa? E quali quelli sconsigliati quando l’organismo è già debilitato, magari durante febbre, influenza o infezioni localizzate?

In questa categoria non rientra solo il classico hamburger con patatine fritte, ma anche tutti gli alimenti confezionati o preparati industrialmente, ricchi di zuccheri, additivi alimentari, dolcificanti artificiali e oli di dubbia provenienza. I grassi trans ad esempio portano a un aumento del livello di colesterolo nel sangue, in particolare di quello cattivo, Ldl: si tratta dei grassi che si formano durante i trattamenti industriali degli oli vegetali che si trovano negli alimenti trasformati come dolci, dadi, brioches e snack.

Lo zucchero bianco così come le bibite gassate e succhi di frutta dovrebbero essere considerati tra gli alimenti maggiormente in grado di causare infiammazione e dipendenza nell’organismo. Saccarina, aspartame e tutti i dolcificanti in genere che sostituiscono quelli dello zucchero bianco dovrebbero essere evitati il più possibile perché causano un’infiammazione pari a quella dello zucchero raffinato e potenzialmente collegati a varie patologie.

Formaggi, yogurt, creme, burro e latticini sono un’ulteriore fonte di infiammazione per l’organismo (oltre a presentare tracce di ormoni, antibiotici e altre sostanze potenzialmente nocive per il nostro organismo se non controllati sufficientemente). Non fa bene all’infiammazione neppure l’alcool: se consumato in eccesso, essendo ricco di zuccheri, è considerato come un peso eccessivo per il nostro fegato.

Ci sono però anche alimenti cosiddetti antinfiammatori di cui non dovremmo fare a meno, come i cereali. Orzo, grano saraceno, avena, segale, farri, grano, riso: l’importante è che siano integrali, ricchi di minerali, ferro, fosforo e vitamine del gruppo B che aiutano a mantenere stabile la glicemia. Anche l’olio d’oliva, con la sua concentrazione di grassi monoinsaturi, vitamina E e polifenoli, riduce la formazione di molecole pro-infiammatorie. E non dimentichiamoci che gli stessi grassi monoinsaturi sono presenti in grandi quantità anche nell’avocado e nelle noci. E poi ci sono il succo di ananas che contiene la bromelina, enzima dalle proprietà antinfiammatorie, la curcuma, l’aglio e lo zenzero, ma anche tutti i frutti rossi, come ribes, lamponi, more e mirtilli, antinfiammatori naturali per le pareti gastriche.