Da un po’ di tempo si nota una crescente intolleranza verso le opinioni altrui che nei casi peggiori si tramuta in scontro violento. Basta guardare la TV: i talk show sono pieni di diverbi accesi per fare audience.
È il regno della maleducazione, dello scontro verbale, dell’offesa, che su Internet raggiunge livelli inimmaginabili. Protetti dall’animato, molti navigatori girano tra forum, blog e discussioni online per colpire, attaccare, aggredire chi la pensa diversamente da lui.
Perché c’è questo aumento dell’intolleranza?
A quanto pare parte della responsabilità è da attribuire alla società multietnica, che ha reso eterogeneo lo stile di vita di tutti noi. Però in questa eterogeneità, è come se gli individui avessero bisogno di individuazione e di riconoscimento della propria individualità.
La nostra società è fatta di immagine: ciò indica che le caratteristiche della nostra personalità devono essere visibili ed affermabili. Se io alzo la voce, per esempio, sembra che la mia personalità sia più visibile.
Inoltre la società dei consumi ha viziato un po’ tutto il mondo occidentale che ha perduto parzialmente una filosofia di educazione e di buon modo di comportarsi, che era tipica del passato.
Siamo abituati ad avere molte conferme e tolleriamo poco le frustrazioni, che in realtà sono sempre esistite. Il ruolo della tecnologia non è da sottovalutare: illudendoci di rendere la vita più confortevole, ci ha reso meno tolleranti di fronte ad una minima defaillance. In altre parole, la società, pur essendo più tecnologizzata, ha creato una molteplicità di strumenti che possono non funzionare e che richiedono un’assistenza continua.
Queste complicazioni aumentano le frustrazioni piuttosto che risolverle. Si pensi all’uso del pc: è indispensabile ma se si guasta, il nostro lavoro, per non dire la nostra vita, si blocca. Con la conseguenza di aumentare il nervosismo.
Più ci abituiamo ad un sistema di “servizio ed efficacia”, più ci illudiamo che la nostra vita sarà semplificata, ma in realtà ciò ha un notevole costo, nella misura in cui non si riesce a gestire questo stesso sistema.
Una società multietnica che ha scompaginato un sistema ordinato prima dell’avvento della globalizzazione genera delle illusioni che poi non vengono mantenute. Il meccanismo che entra in gioco è quello di un bambino viziato che si è abituato ad avere delle cose ma che poi non vengono mantenute. È una pretesa che una certa qualità di vita sia dovuta, ma poi non sempre si verifica. E ciò aumenta l’intolleranza.
Oggi, a differenza di ieri, tutto è a disposizione: è un mondo che ha offerto tutto a tutti. E offrendo tutto a tutti fa un sacco di promesse: ha creato delle illusioni che prima non si generavano, così il mondo è diventato più complesso e deludente.