1/6 – Introduzione
Sentiamo spesso parlare di “ipnosi”, ma non tutti sanno esattamente di cosa si tratta. La parola “ipnosi” ha origine dalla parola “sonno”, ma in realtà lo stato di ipnosi è uno stato alterato di coscienza, che non somiglia nè al sonno nè alla veglia. L’ipnosi, in seguito ad una particolare funzione del nostro cervello, se questo viene stimolato in modo adeguato, si presenta in un modo nel quale, venendo coinvolti sia la mente che il corpo, il soggetto appare come in uno stato di sonnolenza. L’ipnosi viene praticata dai terapeuti per accompagnare questo “stato di sonnolenza” a quello di “sonno apparente”, fino a quello di “sonno profondo”. Nella condizione di ipnosi vera e propria, vengono stimolati dei processi cerebrali che nulla hanno a che fare con la fase di veglia o di sonno. Si può ottenere una ipnosi più o meno profonda, ma anche diversa, a seconda della modalità che si vuole ottenere. Avremo in tal caso una condizione di “ipnosi letargica”, se il soggetto interessato cade appunto come in “letargo”, non reagendo ad eventuali ed importanti sollecitazioni esterne, come rumori o movimenti indotti sul suo fisico (pizzicotti, apertura delle palpebre ecc.). Si può anche ottenere la “fase catalettica”, nella quale la muscolatura del soggetto ipnotizzato diviene rigida ed immobile, anche per lungo tempo, senza segni di stanchezza (ad esempio, una mano sollevata dal terapista che rimane sempre nella stessa posizione, fino a nuovo intervento del terapista stesso). Se si è invece in presenza della “fase sonnambulica” si vedrà che il soggetto ipnotizzato si muoverà e reagirà agli stimoli indotti come se fosse sveglio. La pratica dell’ipnosi si è rivelata essere un valido aiuto e supporto per riuscire a controllare alcuni comportamenti sgraditi, o per gestire le emozioni o, ancora, per combattere svariati disturbi, come l’ansia, il panico, le fobie, i disturbi sessuali, i dolori e così via, perché essa aziona i nostri automatismi migliorativi naturali. L’ipnosi in se stessa è innocua, ma esistono alcuni casi nei quali non deve essere usata: vediamo le controindicazioni.
2/6 – Problemi psicologici profondi
Nel caso in cui un soggetto presenti, all’interno del suo essere, dei profondi problemi psicologici, l’ipnosi non è da consigliare, nè tanto meno da attuare. Sono casi in cui l’individuo soffre di una forte conflittualità interna, nella quale non è riuscito a scindere e ad individuare i punti cardine del proprio “io”. Si dovrà pertanto evitare assolutamente l’ipnosi, poiché essa potrebbe addirittura aumentare il disagio del soggetto in questione.
3/6 – Disturbi psichiatrici
L’ipnosi è una tecnica tramite la quale si ottiene la dissociazione dei due emisferi del nostro cervello e pertanto ha severe controindicazioni per coloro che sono disturbati a livello psichiatrico, come gli schizofrenici, gli psicotici e gli affetti da bipolarismo.
4/6 – Eliminazione di sintomi somatici
Chi manifesta dei sintomi somatici, come diarrea o ipertensioni varie, scaturiti dagli automatici meccanismi di difesa e di compensazione che il nostro corpo mette in moto in alcune situazioni critiche e difficili della vita, non dovrà ricorrere all’ipnosi, perché non è il mezzo adeguato per affrontare questo tipo di problemi.
5/6 – Disturbi ipertensivi ed ipertiroidei
Negli individui che soffrono di disturbi ipertensivi ed ipertiroidei l’ipnosi è controindicata perché lo stimolo del fenomeno ipnotico, al fine di indurre nel paziente dei conflitti o delle regressioni di età, non è assolutamente conforme ed adatto a questo genere di patologie.
6/6 – Disturbi cardiologi
I soggetti cardiopatici sono anch’essi dei pazienti a rischio, poiché la loro patologia li pone in una condizione di vulnerabilità, in cui le forti emozioni potrebbero causare gravi conseguenze. Pertanto, anche se le controindicazioni all’ipnosi non sono numerose, prima che essa venga messa in atto, bisognerà che ci sia un’opportuno e completo scambio di informazioni fra il terapeuta ed il paziente.