L’espressione “ischemia cerebrale” indica la riduzione o l’assenza del flusso di sangue al cervello. Ciò provoca un deficit neurologico perché le cellule nervose non ricevono più il nutrimento necessario per vivere.
«Le alterazioni del tessuto nervoso possono essere transitorie o permanenti: in quest’ultimo caso, l’estensione del danno ischemico dipende dalla sede e dalla durata dell’ipoafflusso (riduzione del flusso sanguigno ndr.) e dalla capacità dei circoli collaterali di compenso di far tornare il tessuto alla normale irrorazione di sangue» spiega la Professoressa specialista in neurologia Maria Pia Prudenzano dell’Università di Bari.
Distinzioni dell’ischemia cerebrale
In base alla durata dei sintomi e all’entità del deficit rilevato clinicamente, si distinguono i seguenti gruppi: attacco ischemico transitorio, ictus incompleto, deficit neurologico ischemico reversibile, ictus in progressione e ictus completo.
Come si manifesta
I sintomi dell’ischemia cerebrale variano in funzione del vaso sanguigno occluso. «L’occlusione dell’arteria carotide interna può essere del tutto asintomatica quando è funzionante un valido circolo sanguigno di compenso, altrimenti si realizza un’ischemia che può ledere una vasta porzione dei lobi frontale, parietale e temporale».
I sintomi sono rappresentati da:
– emiparesi della faccia e del braccio controlaterale (opposta cioè al lato del cervello interessato dall’ischemia);
– ipoestesia (diminuzione della sensibilità superficiale) laterale;
– diminuzione laterale del campo visivo;
– difficoltà a parlare;
– incapacità di compiere movimenti volontari;
– mancata percezione della parte del corpo lesa;
Le ischemie che coinvolgono invece le arterie cerebrali anteriori e posteriori si manifestano con sintomi di carattere prevalentemente senso-motorio (arteria cerebrale anteriore) e di perdita di sensibilità (arteria cerebrale posteriore).
Come si diagnostica
Di notevole aiuto è la TAC del cranio che è in grado di evidenziare precocemente la raccolta ematica. Un’ulteriore diagnosi dell’ischemia si effettua con un accurato esame neurovascolare, una valutazione cardiologica sia clinica che strumentale (elettrocardiogramma e ecocardiogramma).
Come si cura
Innanzitutto occorre identificare e correggere i fattori di rischio cardiovascolare attraverso una terapia medica adeguata o modificazioni delle abitudini di vita.
I farmaci antiaggreganti vengono utilizzati in pazienti con lesioni stenosanti dei vasi extra- ed intracranici inferiori al 70%. Una terapia anticoagulante a lungo termine è consigliata in presenza di di una patologia cardiaca.
Va detto, tuttavia, che la mortalità media di chi subisce un attacco ischemico cerebrale è del 30% e, in genere, la prognosi relativa al recupero funzionale non è buona se non si verifica una regressione del deficit motorio dopo un mese dall’evento acuto. Il deficit motorio si considera stabilizzato se non regredisce dopo sei mesi.
«Ecco perché è fondamentale la prevenzione attraverso la cura delle patologie a carico dell’apparato cardiovascolare e controlli regolari dei valori di colesterolo e trigliceridi» conclude la professoressa Prudenzano.