Barbabietola rossa e succo di limone. Agopuntura, yoga e persino riflessologia plantare. Sono solo alcune tra le medicine complementari che oggi vengono prescritte in molti centri oncologici. Come ha raccontato Adriana Bonifacino, responsabile dell’Unità di senologia dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma durante Frecciarosa, il ciclo di incontri che Donna Moderna ha dedicato alla salute del seno nel corso di Expoexpress. «Le prime persone sottoposte a queste cure le ho incontrate allo Sloan Kettering di New York una ventina di anni fa» spiega l’esperta, che è anche presidente dell’associazione IncontraDonna. «Già allora, in questo famoso ospedale oncologico c’era un grande interesse nei confronti della medicina complementare e un fiorire di studi scientifici per validarne l’efficacia». La maggior parte delle pazienti oggi, a differenza di un tempo, è in grado di svolgere le sue solite attività e di avere una vita sociale. «Bisogna però evitare il fai da te» avvisa la dottoressa Bonifacino. «Ci sono oncologi dedicati all’interno delle strutture che, in base alle cure impostate, sono in grado di calibrare le diverse soluzioni “dolci”, quando è possibile».
Il centrifugato antianemia
Barbabietola rossa e succo di limone. Insieme, sono utili per chi sta seguendo un ciclo di chemio. Questa terapia infatti può avere come grande effetto collaterale il crollo della quantità di globuli rossi nel sangue e dell’emoglobina. Con un aumento del rischio di anemia. Il mix di barbabietola e limone, invece, da mangiare come contorno oppure da bere in centrifugato, è in grado di riportare nella norma i valori. E senza traumi per l’organismo. Perché liaumenta gradualmente e non esageratamente come avverrebbe con i farmaci. Hanno un effetto simile anche le albicocche. Fuori stagione si possono consumare quelle secche.
L’argilla e l’anice contro la nausea
Nausea e diarrea sono tra gli effetti collaterali più comuni durante la chemio. Il rimedio giusto è l’arigilla verde: si assume in polvere e in tal caso va lasciata riposare per una notte in acqua. Oppure in compresse, secondo i dosaggi stabiliti dall’oncologo. Non solo. L’argilla verde in polvere, impastata con olio di ricino, si può usare per impacchi che alleviano il bruciore sulla pelle causato dalla radioterapia.
Anche l’anice stellato e i semi di finocchio funzionano per combattere la nausea da chemioterapia. E per contrastare la sensazione di “bocca cattiva” che a volte si manifesta durante la chemio. Basta sorseggiarne tre bicchieri al giorno al posto dell’acqua.
Lo yoga per ritrovare la serenità
È la tecnica soft più adatta in ogni fase della malattia. Aiuta a riportare in equilibrio chi è destabilizzato in seguito alla diagnosi. E a restituire la fiducia in se stesse e nelle proprie forze quando le terapie debilitano. I movimenti infatti sono molto dolci, ma più che sufficienti ad aiutare l’organismo nel processo di ripresa. Mentre le tecniche di meditazione, parte importante dello yoga, fanno sì che sia possibile affrontare positivamente le paure legate alla malattia. A Milano Il centro Yogamilan ha avviato, in collaborazione con alcuni medici, il progetto Yoga Oltre, un ciclo di lezioni di yoga e meditazione gratuite rivolto alle donne colpite da tumore al seno (per informazioni: www.yogamilan.it)
L’agopuntura antiinsonnia
L’agopuntura, tra le medicine complementari, è la tecnica antidolorifica più utilizzata e validata anche dall’Organizzazione mondiale per la sanità. Ma oggi, in più, le sedute servono per contrastare i problemi gastrointestinali legati alla chemioterapia, l’insonnia e la comparsa di sfoghi sulla pelle provocati talvolta dalla radioterapia. Tutto questo è possibile grazie all’azione dei micro aghi. Che stimolano punti ben precisi del corpo, ripristinando un giusto flusso energetico.
La riflessologia plantare per riprendersi dall’intervento
Riflessologia. In alcuni Centri, viene addirittura prescritta la sera prima dell’intervento. Perché attraverso la manipolazione della pianta del piede, è possibile aiutare l’organismo a sopportare meglio l’intervento e a riprendersi con maggiore rapidità. Nel corso delle terapie, invece, è possibile sbloccare man mano l’organo in difficoltà, spesso ancora prima che si manifesti il disturbo vero e proprio. Per questo, è utile per la prevenzione soprattutto degli effetti collaterali della chemio.