Nel 2019 sono state circa 53.000 le nuove diagnosi di tumore al seno in Italia. Nonostante questa neoplasia sia la più diffusa nel genere femminile e riguardi una donna su nove nell’arco della vita, sono ancora molte coloro che non svolgono alcun controllo preventivo.
L’esame più indicato per identificare per tempo la malattia e intervenire in modo tempestivo è la mammografia. Si tratta di un’ecografia mammaria che studia forma e struttura della ghiandola, permettendo di individuare anomalie anche molto piccole.
Questo nome fa ancora paura e attorno a esso aleggiano molti falsi miti che contribuiscono ad allontanare le donne da controlli che, spesso, salvano la vita.
A sfatarli, ci ha pensato la dottoressa Sarah Zeb, specialista della Johns Hopkins Medical Imaging.
Tutte le affermazioni false sulle quali fare chiarezza
Mito 1: non ho alcun sintomo, né una storia familiare critica, quindi non devo preoccuparmi di fare una mammografia annuale.
«Non è assolutamente così. Il tumore al seno difficilmente presenta sintomi e ancor più raramente nelle prime fasi, quindi se aspetti di fare una mammografia fino a quando non senti qualcosa di strano, il rischio è che il cancro sia in stato avanzato».
Oggi in Italia la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi riguarda l’87% dei casi, contro l’81% di vent’anni fa. Numeri incoraggianti e positivi, ma possibili solo attraverso la diagnosi precoce, che consente cure tempestive, meno invasive e con maggior possibilità di successo.
Nel nostro paese, il Sistema Sanitario Nazionale prevede un piano di screening annuale gratuito tramite mammografia. Esso è rivolto alle donne dai 50 ai 69 anni, forbice temporale di maggiore incidenza della malattia.
Il servizio è gestito nella pratica dalle Regioni che contattano direttamente le donne.
Alcune fanno l’esame già dai 45 anni perché, se pur debolmente, recenti studi hanno stabilito che da quell’età il rischio di neoplasia inizia a salire.
Mito 2: questa indagine mi esporrà a un livello pericoloso di radiazioni.
«I mammografi di ultima generazione rilasciano una quantità molto piccola di radiazioni, ampiamente al di sotto del massimo consigliato da tutte le linee guida mediche, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi».
Diversi studi hanno dimostrato che giornalmente ogni persona riceve senza saperlo un certo quantitativo di radiazioni, presenti costantemente nel mondo. Non solo: si è visto anche che la dose di radiazioni che si assorbono da una mammografia è pari a circa due mesi di esposizione.
Mito 3: una mammografia 3-D è uguale a una mammografia tradizionale.
Falso, la mammografia tridimensionale, o tomosintesi, è il più moderno strumento di screening e di diagnosi disponibile per la diagnosi precoce del cancro al seno.
Rispetto a una mammografia 2-D standard, usata fino a pochi anni fa, una mammografia 3-D mostra più immagini del seno e sezioni più sottili di tessuto mammario. «Questo tipo di tecnologia fornisce una maggiore chiarezza e la capacità di determinare la differenza tra la sovrapposizione di tessuto normale e canceroso. Grazie a questo strumento 3-D, è stato riscontrato un aumento del 40% di diagnosi precoci e una diminuzione del 40% dei falsi allarmi o dei richiami non necessari dopo lo screening».
Mito 4: qualsiasi tipo di cancro nel tessuto mammario è diagnosticabile con una mammografia
Purtroppo non è sempre così. «Nonostante sottoporsi a mammografie annuali sia importantissimo, anche questo strumento ha dei limiti, soprattutto nelle ragazze più giovani», afferma la dottoressa.
Anche se con minor probabilità, anche prima dei 40 anni ci si può ammalare. In quel caso una mammografia potrebbe non essere in grado di rilevare un tumore allo stadio iniziale. La colpa è del tessuto mammario, la cui densità diminuisce con il passare degli anni. Quando questa è al massimo, un eventuale cancro rischia di venire nascosto proprio dal tessuto.
Questo però non significa che non sia diagnosticabile, solo che il modo per farlo è diverso. L’esame più indicato in questo caso è l’ecografia perché lavora su altri parametri, verificabili indipendentemente dalla densità del seno.
Mito 5: ho fatto l’esame l’anno scorso ed era tutto a posto, non è necessario che lo ripeta anche quest’anno.
Indubbiamente se l’ultimo controllo andato a buon fine risale a un anno prima, le probabilità di trovare qualcosa che non va a un livello avanzato sono minime. Tuttavia, proprio per fermare l’eventuale malattia a pochissimo tempo dalla sua nascita, quella di sottoporsi a una mammografia deve diventare una buona abitudine annuale. «Fare una mammografia ogni dodici mesi aumenta la possibilità di rilevare il cancro quando è piccolo e quando è più facilmente curabile, il che migliora anche la sopravvivenza», conclude la dottoressa.
Mito 6: il mio medico non mi ha detto che avevo bisogno di una mammografia, quindi non posso programmare un esame.
Come abbiamo già detto, esiste uno screening nazionale che si avvia più o meno con l’arrivo della menopausa. Tuttavia, se non vuoi aspettare e preferisci iniziare a tenere il tuo seno controllato anche prima di quel periodo puoi. Anzi, è decisamente un’ottima idea. Basta rivolgersi al proprio medico di base e farsi fare una richiesta.