Se ci sono storie che amiamo o abbiamo amato ascoltare, sono quelle della vita dei nostri nonni. Una vita così lontana dalla nostra, semplice come quel tempo che nonne e nonni hanno attraversato, senza scarpe, con pochi mezzi, in un mondo più piccolo e stretto del nostro, ammantato di quel fascino polveroso per noi oggi così irresistibile.
Il progetto del podcast Nonni per tutti
Alcune di queste storie e i loro ricordi, trasfigurate dalla penna di una scrittrice per l’infanzia, sono diventati un podcast tutto da ascoltare, dolcissimo: Nonni per tutti. Si tratta di un progetto del Gruppo Kos nato dal lavoro che quotidianamente viene svolto nelle 59 Rsa Anni Azzurri e che punta a valorizzare l’esperienza degli anziani ospiti. Grazie alla collaborazione tra ospiti e operatori sono state raccolte più di cento storie di vita, e le prescelte sono diventate sei, trasformate poi in fiabe dal lavoro della scrittrice e libraria Barbara Ferraro.

Più di 100 le storie dei nonni, 6 le scelte nel podcast
Sei storie in cui le voci di altrettanti ospiti raccontano la vita fiabesca di un altro ospite. C’è per esempio “La ragazza meccanica”, la favola di Clelia, una giovane appassionata di meccanica, che sogna di portare la sua famiglia al mare con un’auto riparata da lei stessa. La storia si ispira ai ricordi di Varna, 90 anni, e alla sua lotta contro i pregiudizi. Poi c’è la storia dell’ “Inventasorrisi”, un giovane garzone di bottega che sogna di riportare la felicità nella sua città avvolta nella nebbia. Ci riesce con una pozione magica, chiamata Rossa Letizia, ovvero la trasfigurazione fiabesca del celebre cocktail Sciampagnone creato da Giuseppe, ora 92enne. E poi, ancora, c’è “Gabola”, l’aggiustatutto, fiaba ispirata alla vita avventurosa di Gianfranco, 82 anni, che ha lavorato alla realizzazione della diga di Assuan, in Egitto.
Recuperare la memoria favorisce il benessere degli anziani
Le voci incerte e un po’ impostate degli ospiti, così autentiche, ci prendono per mano e ci portano così nel loro mondo, popolato dal ragazzo tuttofare, dal caramellaio e dalla bambina che viaggia da sola sul treno. Storie piccole di un’Italia contadina e coraggiosa, poco scolarizzata ma fiduciosa e saggia. E così, mentre ci mettiamo in stand by prendendoci il lusso di questa calma incantata pensata per i bambini, scopriamo che fa bene soprattutto a loro, gli anziani. Recuperare infatti i propri ricordi, metterli in fila e dar loro una forma, non rappresenta solo un ponte tra generazioni, ma ha una funziona importantissima per gli anziani. Ce la spiega la dottoressa Lavinia Toussan, geriatra, coordinatrice medica Lazio-Toscana Anni Azzurri KOS. «La ricostruzione della biografia è un’attività riabilitativa che utilizziamo normalmente nelle RSA con le persone che abbiano ancora buone funzioni cognitive. Serve a tenere in allenamento la mente ma anche a favorire un benessere generale. Spingerle a riflettere sul proprio vissuto e stimolarne l’introspezione personale, aiuta a recuperare dal profondo emozioni positive, sepolte ma ancora vivide. E questo, dicono gli studi, è fondamentale per prevenire la depressione ma anche per recuperare fiducia in se stessi: la trasmissione del sapere serve a dimostrare che si ha ancora tanto da dare».
Ritrovare la memoria perduta: anche questa è una magia
E quando non è l’anziano a ricordare episodi della sua vita, sono i caregiver ad aiutare gli operatori nella raccolta di storie e vicende significative della persona cara. «Nei casi in cui il declino cognitivo sia importante, riusciamo comunque ad attivare delle sensazioni positive nella persona attraverso un semplice stimolo legato al suo passato: una canzone, un passo di danza, un gesto, basta poco per interrompere la sua routine. Ed è lì che scatta la magia: a volte davvero qualche nota musicale, qualche parola, è sufficiente per far ripescare un ricordo, anche se non consapevole». E così la memoria recuperata anche solo per un frammento, scava piccoli solchi nel vuoto lasciato dal tempo e riesce per esempio a far recuperare alla persona piccole autonomie che aveva perduto. Sembra incredibile, ma facendo riaffiorare piccoli ricordi, un anziano può tornare per esempio a lavarsi i denti da solo.
Rivivere i ricordi fa attivare il cervello
La raccolta dei ricordi legati alla propria vita è alla base degli approcci geriatrici. «Lo scopo» prosegue la dottoressa Toussan «è riattivare la memoria a lungo termine, la più radicata. Se gli anziani faticano a imparare cose nuove, più facilmente possono ritrovare ricordi antichi perché sono fissati in circuiti neuronali molto profondi e radicati, che possono per questo rimettersi in moto. Ricerche recenti dimostrano che rivivere i ricordi fa attivare il cervello».
Condividere la propria storia contrasta ansia e depressione

Nel raccontare la propria storia e passarla agli altri c’è però un valore impagabile: la condivisione, il sapere che qualcuno ascolta, che sia l’operatore della RSA, il medico o una persona della famiglia. Se quel qualcuno poi appartiene a un’altra generazione, le emozioni che si liberano hanno effetti a lungo termine, studiati dalla geriatria. «La letteratura recente dimostra che la trasmissione del sapere tra le generazioni è una forma di crescita e di guadagno per entrambi, capace di creare legami che vanno oltre il momento» conclude l’esperta. «Per gli anziani, avere qualcuno che ascolta vuol dire sentirsi accettati, e questo determina sensazioni di benessere e piacere favorite dal rilascio di serotonina, che hanno a che fare con la modulazione dell’ansia e della depressione».
Perché i ricordi sono importanti
Il ricordo, e soprattutto la condivisione della propria storia, hanno quindi un potere enorme perché rappresentano la nostra identità. Se siamo quello che abbiamo passato, amato, compiuto, allora siamo quello che ricordiamo. Per questo è importante non perdere la memoria di sé: per non perdere se stessi. Per sentirsi ancora e sempre umani, per scacciare la solitudine, per vivere e rivivere.