Lo specialista ti ha prescritto una cura con i bifosfonati. È una famiglia di farmaci fondamentali: vengono utilizzati per la prevenzione delle fratture in chi ha già una perdita di tessuto osseo e per il trattamento dell’osteoporosi quando si sono già manifestate le fratture. Ma per molte donne questi farmaci sono una fonte di preoccupazione. Perché hanno il timore che venga compromessa la salute dei denti. Cosa c’è di vero? Lo abbiamo chiesto a Claudio Marcocci presidente SIOMMMS, Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo minerale e delle Malattie dello scheletro.
La terapia con bifosfonati può aumentare fino all’1 percento il rischio di sviluppare una sindrome chiamata “osteonecrosi”. Consiste nella distruzione di tessuto osseo e riguarda la zona del cavo orale. Ma può succedere quando questi farmaci vengono prescritti per altri problemi come le metastasi ossee e a dosi molto elevate, cioè 10-15 volte superiori a quelle impiegate di solito. Questo effetto collaterale è invece molto più raro nei pazienti in trattamento per l’osteoporosi.
Non è necessaria una visita odontoiatrica di controllo prima di iniziare la terapia con bifosfonati per l’osteoporosi. Se comunque sono già in programma interventi odontoiatrici invasivi, è meglio in ogni caso rimandare l’inizio della terapia. E in tutti i casi, ricordarsi di mantenere sempre un’accurata igiene orale: lavarsi i denti almeno mattino e sera e utilizzare regolarmente il filo interdentale, oppure lo scovolino.
Se si è già in cura, avvisare il dentista se è necessario sottoporsi a un intervento. Questo vale in particolare se si stanno assumendo i bifosfonati da almeno tre anni e ancora di più se sono presenti fattori di rischio come il diabete, oppure ad esempio se si è forti fumatrici. In questi casi si deve seguire una profilassi antibiotica, cioè una cura preventiva, a partire da qualche giorno prima dell’intervento e da continuare per un paio di settimane.