Prima Sarah Ferguson, poi Paola Ferrari. Anche la giornalista sportiva ha rivelato di avere un tumore alla pelle. A differenza della ex moglie del principe Andrea (madre delle principesse Beatrice ed Eugenia) che ha un melanoma, per la Ferrari si tratta di un carcinoma basocellulare. «Andrò a operarmi fra qualche giorno. Ma poi sarò comunque la domenica a condurre la mia trasmissione. È piccolo piccolo e guarirò senza problemi. Non sono assolutamente qui a fare la vittima, ma lo racconto per dire che bisogna stare attenti: state attenti, non finirò mai di dirlo», ha spiegato la Ferrari, ospite a Storie di donne al bivio, su Rai2.
La seconda diagnosi di carcinoma per Paola Ferrari
Per il volto di 90° minuto non si tratta della prima diagnosi di questo tipo di tumore alla pelle. «È un carcinoma basocellulare», ha confermato, aggiungendo: «L’ho scoperto un mese e mezzo fa, ma è assolutamente allo stadio iniziale e quindi è molto meno drammatico di quello che ho già avuto». Si tratta dello stesso tipo di quello di cui aveva parlato (per la quale era stata operata) anche Valentina Ferragni, sorella di Chiara Ferragni, nel 2021.
Cos’è il carcinoma basocellulare
«È il tumore maligno più frequente nell’essere umano, persino più di quello al polmone, alla prostata o alla mammella. È un carcinoma a tutti gli effetti, quindi è di tipo maligno, ma fortunatamente non ha la capacità di dare metastasi, se non in gravissimi casi», spiega Giuseppe Argenziano, presidente della SIDeMaST, la Società italiana di Dermatologia estetica e Malattie sessualmente Trasmesse. «Il motivo per cui si rende necessaria l’asportazione è per evitare la crescita, ma in sede locale. Per questo si parla di “malignità locale”», aggiunge l’esperto.
Non è un semplice brufolo
«Sembrava un brufolo e invece era un carcinoma», aveva raccontato la stessa Ferrari in occasione della scoperta del primo carcinoma al viso, sei anni fa. «Il viso è la sede preferenziale per il carcinoma basocellulare, ma questo tumore si può sviluppare in qualsiasi area del corpo, escluse le piante dei piedi e i palmi delle mani. La sede più frequente, comunque, rimane il viso, insieme alle parti scoperte in genere. Questo perché il principale fattore di rischio è rappresentato dalle scottature solari», spiega Argenziano.
Come si interviene per la rimozione
Sia nel caso di Paola Ferrari che in quello di Valentina Ferragni e nella maggior parte dei casi, «Il trattamento preferenziale è l’asportazione tramite un piccolo intervento chirurgico. Trattandosi di lesioni piuttosto piccole si può procedere in anestesia locale. Se si tratta di lesioni più grandi, invece, la chirurgia resta la prima linea di trattamento, ma si può far ricorso anche ad altre terapie, come quelle farmacologiche: non la chemioterapia, ma trattamenti target, mirati (che vanno a colpire molecole specifiche come le proteine sulla superficie o all’interno delle cellule tumorali, NdR). Oppure si può intervenire con la radioterapia – spiega l’esperto – Esiste poi la possibilità che un paziente possa avere molti basaliomi (anche 10 o 20), allora si può pensare a terapie più conservative, locali, come creme immunostimolanti. Uno di questi prodotti è a base di imiquimod. Un’altra possibilità è la terapia fotodinamica, che prevede l’applicazione di una crema e la successiva esposizione ai raggi ultravioletti».
A chi rivolgersi: dermatologo o chirurgo estetico?
In genere l’intervento è comunque di tipo ambulatoria: «Solo se si devono fare ricostruzioni importanti, per lesioni di maggiori dimensioni, allora ovviamente occorre una breve degenza, ma solitamente si tratta comunque di day surgery», spiega il presidente della SIDeMaST. «L’intervento viene eseguito per lo più dal dermatologo. Solo una piccola quota di casi viene trattata dal chirurgo plastico», aggiunge l’esperto e sembra proprio il caso di Paola Ferrari, che ha raccontato: «Ho un taglio che va dall’occhio a metà guancia ma fatto molto bene. Anzi, non abbiate paura perché i chirurghi italiani sono bravissimi».
I fattori di rischio
Come spiegato, l’esposizione eccessiva al sole può essere un fattore di rischio: «In questo tipo di carcinoma esiste una familiarità, ma può concorrere all’insorgenza anche il danno solare cronico che si accumula sulla pelle. Esistono anche fattori di rischio locali, come sostanze chimiche, dette carcinogenetiche, che possono influenza la comparsa del basalioma. Una di queste è il catrame, come quello che si usa per asfaltare le strade, il cui contatto potrebbe favorirne l’insorgenza», sottolinea Argenziano. «Dobbiamo fare prevenzione, sempre. La volta scorsa non avevo fatto queste ricerche. Un dermatologo mi aveva detto che si trattava di un angioma, una cosa benigna, e ho fatto passare troppo tempo. Se avessi avuto un melanoma, non sarei qui a parlarne», ha spiegato ancora Ferrari nel suo racconto, sottolineando l’importanza dei controlli.