Tra le paure più comuni del periodo di vacanza figura quella di lasciare la casa libera che, al di là del timore concreto dei furti, rappresenta il centro degli affetti
L’idea di passare le vacanze in un’isola spaventa diverse persone, circa il 10% dei vacanzieri. Senza accorgersene, molte persone evitano di programmare vacanze nelle isole, rifiutando magari inviti di parenti e amici.
Perché? Secondo lo psicoanalista Roberto Pani , “la paura delle isole rimanda a quella di staccarsi da un legame, come se si tagliasse il cordone ombelicale che tiene uniti alla madre biologica.
Nella psiche del vacanziere si sviluppa inconsapevolmente la fantasia di non poter mai separarsi e trasgredire, uscendo dalla “terra ferma-madre ” alla quale ci si sente legati in modo simbiotico e fusionale”. Non essere più nella terra ferma, cioè ‘collegata’, fa percepire di perdere il controllo su di essa e questo può far entrare in ansia.
La paura delle isole può costituire un limite nella possibilità di contemplare la natura e osservare diversi passaggi.
Si tratta di un’ansia che può essere superata, lavorando un poco su se stessi. A volta basta poco: gli inviti di amici e persone care a trascorrere le vacanze nelle isole può esortare a lavorare su se stessi . Ma se l‘ansia dovesse diventare un limite che preclude diverse possibilità di vacanza, ci si può far aiutare da un professionista, o in alternativa assumere qualche leggero ansiolitico, sempre dietro prescrizione medica. Ciò potrebbe incoraggiare a coesistere temporaneamente con tale paura delle isole, fino ad abituarsi e a superare gradualmente l’ansia in modo permanente.
Paura di perdersi
La paura di perdersi nel luogo di vacanza in alcuni casi può indurre un’ansia improvvisa di trovarsi in un luogo – grande e sconosciuto – senza riferimenti.
In questi casi, secondo lo psicoanalista Roberto Pani “Ci si sente fragili e un po’ depressi ad allontanarsi da casa, poichéfa sentire la propria insicurezza e instabilità emotiva . Capita spesso di non aver voglia di recarsi in un luogo, anche conosciuto, perchè certe luoghi si collegano emotivamente a momenti del passato infelici e tristi”.
Per esempio, un Paese come gli Stati Uniti potrebbe evocare la grandezza e la dispersione psicologica, mentre ci si vorrebbe sentire raccolti, coccolati e colmati di affetto che in quel momento della vita sembra mancare a causa di una perdita, delusione, fallimento ecc
Una donna sola con il suo pc in un luogo di vacanza evoca una delle paure più comuni che ci assalgono quando ci mettiamo in viaggio: la paura di non socializzare e di restare in isolamento .
Si tratta di una paura che riflette uno stato d’animo di auto-svalutazione . Nessuno mi cerca, nessuno mi vede, non valgo niente, non servo a nessuno, in fondo sono antipatico e quindi rimarrò solo – ci spiega Roberto Pani, psicoanalista a Bologna – “devo stare in contatto con gli altri e non muovermi dall’ambiente conosciuto né avventurarmi in posti lontani oppure partire con altre persone che giurino di non farmi alcun ‘bidone’ e delle quali posso fidarmi e che non mi lascino .
Questi pensieri di solitudine insorgono in seguito a stati melanconici e di disistima: si teme di non socializzare, e nello stesso tempo si può instaurare un circolo vizioso, per cui si diventa poco simpatici se si ha paura di esserlo.
Il senso di vertigine è abbastanza comune e piuttosto sano, poichè sviluppa una prudenza che ci tiene lontano dai pericoli. Coloro che si esercitano a stare in equilibrio fisico in situazioni assai particolari, lo fanno in modo professionale e quindi rischiano meno di quanto si creda, mantenendo, in fondo, la stessa prudenza delle persone normali.
“Diversa – continua Pani – è la situazione di chi evita di andar in montagna per via della pressione arteriosa alta o altri motivi di salute. In alcuni altri casi, tale paura genera sintomi psicosomatici vertiginosi, cefalee, gastroenteriti, che vengono alla luce in seguito ad un inconscio bisogno di protagonismo che emerge con la sensazione euforica, di trionfo e dominio di qualcosa che alletta uno stato di onnipotenza, che però il soggetto non è in grado di gestire perché confligge con il senso di impotenza”.