Quello di non chiedere aiuto a nessuno è un atteggiamento psicologico che deriva da una forma di cultura.
«All’origine c’è l’educazione impartita per secoli ai giovani uomini, che impone di essee autosufficienti e di cavarsela da soli in ogni circostanza» spiega il prof. Roberto Pani, psicoterapeuta e docente di Psicologia clinica all’Università di Bologna «Oggi questo insegnamento si è gradualmente diffuso anche per le giovani donne che sono sempre più spinte ad essere indipendenti (e per fortuna!)».
Naturalmente questa ricerca dell’autonomia è un aspetto più che positivo «soprattutto quando riguarda la realizzazione di sé e dei propri desideri – continua l’esperto, che aggiunge – A volte però questa voglia di indipendenza si può cristalizzare in atteggiamenti che portano rifiutare l’aiuto dell’altro anche quando si è in difficoltà oggettive».
Perché non riesco a chiedere aiuto?
Naturalmente si parla di comportamenti autosufficienti non sempre così consapevolii: a volte si è razionalmente convinti di potercela fare da soli sempre e comunque, altre non lo si ammette, talmente si è abituati a non chiedere aiuto.
È interessante notare come questo rifiuto di chiedere aiuto si esplica non solo verso le persone ma anche verso le cose: «i farmaci sono un esempio: ci sono persone che non vogliono assumere medicinali perché sperano che il male passerà da solo o perché sono intimimamente convinti che la propria volontà riesca a superare il dolore».
Qual è il vero motivo della difficoltà di chiedere aiuto?
«La paura di essere dipendenti, che agisce come spettro contro la propria capacità di risolvere le situazioni problematiche, dalle più semplici alle più complesse. È questo ciò che frena alcune persone a rivolgersi ad altri, preferendo che il momento di difficoltà passi da solo oppure che si riesca a superare con forza di volontà».
Nei casi estremi, non ci si rivolge al medico o ad altri aiuti professionali, perché si teme la dipendenza persino da queste figure. «Una paura molto diffusa, restando nell’ambito della psicologia, è quella di dipendere dallo psicoterapeuta, e così si lascia che il problema, quale che sia, si cronicizzi».
Come trovare il coraggio di chiedere aiuto?
«Non parlerei tanto di coraggio, perché chi ha una convinzione radicata di potercela fare da solo non difetta di coraggio, ma è frenato, come abbiamo visto, da principi diversi» risponde l’esperto.
«Non è nemmeno corretto dire che manca di umiltà, perché il punto non è credersi superiori agli altri, quanto essere un po’ narcisisti, quel lieve narcisismo che porta a dire “devo cavarmela con le mie forze“. A volte si aggiunge un po’ di fatalismo: “aspetto che decida il caso”. Fortunatamente con il tempo questa rigidità si attenua, e con l’età succede che anche i più autosufficienti depongano le armi».
Se proprio dobbiamo parlare di coraggio, spesso questo arriva quando si sta talmente male che si sente di aver toccato il fondo e di non farcela più da soli a risalire.
A chi chiedere aiuto
Dato che la difficoltà di chiedere aiuto riguarda spesso la sfera emotiva, la figura più indicata è lo psicoterapeuta. «Naturalmente ciò è valido quando si ha problemi di umore, come ad esempio stati depressivi e ansiosi, ma anche quando non si sta bene da tempo e non si sa bene perché, come e cosa fare per stare meglio nonostante i propri sforzi di volontà» spiega l’esperto.
È difficile riconoscere di aver bisogno di aiuto, quando si è abituati a fare tutto da soli e non si vuole ammettere i propri limiti. «Ma la domanda che può aiutare a sciogliersi è: “Cosa succede se ti avvali dell’aiuto di qualcuno? Temi di sentirti debole?» incalza il prof. Pani «La vera risposta è che, nonostante l’aiuto degli altri, la propria immagine di persona indipendente resterà intatta».
Prima si capisce ciò meglio è per sé, altrimenti si rischia di passare la vita a dimostrare a se stessi che non si ha bisogno di (sottostare a) nessuno. Con una conseguente senso di fatica crescente.
Come aiutare una persona cara
Spesso non c’è bisogno di grandi gesti o grandi consigli (a volte non sono assolutamente richiesti!). «Il vero aiuto è un ascolto attivo che faccia sentire l’altro meno solo, soprattutto se chiede espressamente di non essere aiutato. Si può infatti aiutare l’altro anche silenziosamente con una vicinanza empatica» conclude lo psicoterapeuta.