Non è un peccato, non è grave ma dovremmo comunque smetterla: cercare approvazione o conferme è naturale, ma come in ogni cosa il troppo stroppia.
Spesso, senza neanche rendercene conto diventiamo eccessivamente dipendenti da ciò che gli altri pensano di noi e, in particolare, dal loro giudizio positivo. Un po’ come se fosse una droga, cominciamo a comportarci in maniera diversa. E ciò, purtroppo, è davvero nocivo.
La ricerca dell’approvazione
Immaginiamo di tornare a scuola e di essere nuovamente dietro al nostro banco. Il nostro obiettivo, diciamolo, non è solo quello di ottenere buoni voti ma anche quello di stare simpatiche (o almeno di non risultare antipatiche) alla maestra.
Quando si cercano approvazione o conferme funziona più o meno così: presa una o più figure di riferimento, si cerca di far di tutto per ottenere il suo consenso, in maniera continua e ininterrotta.
Può accadere con chiunque: con la nostra migliore amica, con il nostro partner, con la persona che stiamo frequentando, ma anche con colleghi di lavoro, superiori o persino con i parenti. Succede persino quando usiamo i social network (e ci porta a sviluppare la dipendenza da like).
Se da una parte è fisiologico cercare di non contrariare le persone cui vogliamo bene, che amiamo, cui ci affezioniamo o a cui ci rivolgiamo, dall’altra parte dobbiamo cercare di comprendere qual è il limite. Perché sì, ne esiste uno.
L’autostima prima di tutto
Il limite si trova proprio nella considerazione che abbiamo di noi stesse. Autostima e amor proprio devono essere in assoluto al primo posto. Poniamoci, dunque, una domanda: da cosa parte la nostra ricerca di approvazione o conferme?
Se si tratta di un momento di titubanza in cui vogliamo ottenere consigli e capire se stiamo facendo la cosa giusta, non c’è problema. Se invece la richiesta di approvazione è costante, dobbiamo chiederci cosa ci rende così cariche di insicurezza.
Il nostro giudizio e la nostra considerazione di noi stesse e del nostro potenziale dovrebbe venire prima di quello di chiunque altro e dovrebbe avere un impatto superiore al parere di qualsiasi altra persona.
Analizziamo il nostro livello di autostima e chiediamoci se ci amiamo quanto dovremmo. Se la risposta dovesse essere no, cominciamo a lavorarci su in maniera attiva, senza ulteriori indugi.
Il rischio di cambiare per gli altri
Quando la richiesta/ricerca di approvazione o conferme diventa continuativa e si unisce a una scarsa autostima, si corre un rischio altissimo: perdere la nostra vera essenza e cambiare per compiacere qualcuno.
Come abbiamo già abbondantemente detto, voler piacere agli altri non è un delitto finché non si trasforma in qualcosa di più. E quel qualcosa di più è trasformarsi in un’altra persona, qualcuno che in realtà non siamo adesso, non siamo mai state e non pensavamo certo di voler essere in futuro.
Paradossalmente, sul momento potrebbe sembrarci addirittura una buona idea: darci un tono, fare cose che non pensavamo di voler/poter fare, impersonare un personaggio distante da ciò che siamo davvero.
Alla lunga, però, questo crea un conflitto interno che scatena ansia, stress e dolore. Seppellire il nostro vero io in favore di una personalità costruita a puntino per piacere a una o più persone è una lunga tortura, assolutamente da evitare.
Autodeterminarci, non farci determinare
Proprio per evitare il rischio di essere qualcuno che non siamo e per evitare la sofferenza che l’interpretazione di “altre noi” porta con sé, occorre ricordare una cosa essenziale: dobbiamo autodeterminarci, non farci determinare.
Approvazione o conferme dovrebbero, al più, consolidare quello che abbiamo costruito, non distruggere ciò che siamo, cambiarci e snaturarci. Smettere di cercare il consenso significa capire che le prime persone a cui dobbiamo piacere siamo e restiamo noi, senza se e senza ma.
Certo, non sempre è facile. E certo, non tutte abbiamo certezze granitiche che ci portano a ritenerci infallibili o perfette. Ciononostante, ognuna di noi, guardandosi dentro, può rintracciare quel plus che ci rende uniche, quella forza motrice che ci porta ad alzare la testa e a pensare: questa sono io, nella mia perfetta imperfezione, nella mia semplice complessità.
Trovare il bello in noi stesse
Ragionando in quest’ottica, possiamo decisamente trovare il bello in noi stesse. Si tratta di un circolo virtuoso: smettendo di cercare approvazione o conferme daremo spazio al nostro sentire, ritrovandoci, e scoprendo di non aver bisogno di chiedere ciò che finora ci sembrava essenziale.
Interrompere la ricerca di consenso, per altro, ci permette di non cadere nella trappola della dipendenza affettiva, tanto insidiosa quanto comune, e ad avere rapporti sani e non relazioni disfunzionali.
Cerchiamo di tenere presente che quello che siamo prescinde dagli altrui pareri. E ricordiamoci che non possiamo piacere a tutti, ma che sono proprio le persone a cui piacciamo nella nostra interezza, senza artifici o azioni melliflue, a dover avere un posto di rilievo nella nostra vita. Chiunque voglia essere compiaciuto, diciamolo pure, non vale neanche un nostro sguardo.