La pressione arteriosa in gravidanza tende a scendere progressivamente dopo le primissime settimane, sino a far registrare un calo di circa 10 punti a carico, soprattutto, della pressione minima.
I valori pressori si mantengono a questo livello sino al termine del secondo trimestre di gestazione, per poi risalire gradualmente.
Il calo pressorio associato alla gravidanza può arrecare qualche problema a tutte coloro che lamentavano una pressione troppo bassa già prima del concepimento, in quanto esso può accentuare sintomi quali debolezza, vertigini e capogiri.
Cause
Il calo di pressione in gravidanza è legato al flusso placentare, che agisce come valvola di scarico: si verifica cioè un rapido passaggio di sangue tra arterie e vene uterine, e questo determina un abbassamento, anche drastico, di tutta la pressione sistemica.
Nel terzo trimestre, la pressione in genere si regolarizza. Solo in alcuni casi, può capitare di avvertire cali di pressione, soprattutto se la mamma si mette supina. A causarli è il peso del pancione che può comprimere la vena cava inferiore, ostacolando il ritorno venoso.
Per limitare al minimo i fastidi legati all’abbassamento di pressione in gravidanza può essere utile seguire questi consigli:
– Non alzarti troppo velocemente dalla posizione seduta o sdraiata: in simili circostanze, la forza di gravità tende improvvisamente a richiamare il sangue negli arti inferiori causando debolezza, capogiri, visione offuscata e mancamenti.
– Non sdraiarti in posizione supina (di schiena), specie negli ultimi due trimestri di gravidanza, per evitare che l’aumento di volume dell’utero vada ad occludere la vena cava inferiore e le vene pelviche. Per evitare questi problemi, sdraiati su un fianco, preferibilmente quello sinistro, anziché sulla schiena. Per rendere la posizione più confortevole puoi posizionare un cuscino sotto le cosce o lungo la schiena.
– Fai attenzione alla dieta e alla disidratazione, che contribuisce ad aggravare ulteriormente l’ipotensione stessa, a causa dell’abbassamento del volume ematico. Anche per questo motivo, durante la gravidanza è importante consumare pasti piccoli e frequenti, assumendo molti liquidi. L’alcool, da evitare assolutamente per i suoi effetti deleteri sullo sviluppo del feto, contribuisce ad aggravare i disturbi ipotensivi in gravidanza, dato il noto effetto vasodilatatorio. Analogo discorso per i pasti troppo abbondanti, che richiamano quantità notevoli di sangue nell’apparato digerente.
Va sottolineato che i sintomi della pressione bassa in gravidanza possono essere aggravati dall’anemia (da carenza di ferro), altra condizione abbastanza diffusa tra le donne. Oltretutto, durante la gravidanza i fabbisogni di ferro tendono ad aumentare ed è per questo che esso viene spesso integrato attraverso specifici supplementi, soprattutto a partire dalla 28-30 a settimana.
– Il calore, che predispone alla vasodilatazione con sequestro ematico negli arti inferiori, è un’ulteriore condizione che contribuisce a scatenare i sintomi della pressione bassa. Per questo meglio non soggiornare in ambienti eccessivamente caldo-umidi, come saune, bagno turco e piscine chiuse.
– Non stare troppo in piedi nella stessa posizione: la forza di gravità contribuisce a richiamare sangue negli arti inferiori, andando ad aggravare i sintomi della pressione bassa. Il movimento dei muscoli propri degli arti inferiori, ad esempio sollevandosi di tanto in tanto sulla punta dei piedi, stimola invece la circolazione.
E se ti senti improvvisamente svenire mantieni la calma e sdraiati subito in un luogo fresco, con le gambe leggermente sollevate rispetto alla testa per far affluire rapidamente il sangue al cervello.