Oggi chi viene colpito da ictus può curarsi in centri super specializzati: si chiamano Stroke unit e li trovi su aliceitalia.org.

Una app per valutare il rischio di ictus

In otto casi su dieci questa malattia si può evitare. Lo ha dichiarato il gruppo di ricercatori italiani che ha messo a punto l’app ictus3r.

In pochi minuti, l’applicazione valuta il tuo rischio e ti spiega come neutralizzarlo.

Il lifestyle per prevenire l'ictus

Secondo uno studio dell’American heart association, basta davvero poco: è sufficiente camminare tutti i giorni 40 minuti, seguire la dieta mediterranea, smettere di fumare, controllare la pressione una volta all’anno. Se è alta, va riportata nei valori normali perché, come hanno confermato tutti gli studi, l’ipertensione è la prima responsabile dell’ictus.

«Intanto i ricercatori stanno mettendo a punto una risonanza magnetica in grado di capire se nel cervello di chi è a rischio siano già presenti piccole lesioni, cioè tracce del danno vascolare» dice l’esperto. «E, in base al risultato, impostare una cura ad hoc».

I sintomi da tenere d’occhio

Fra i sintomi dell’ictus ci sono un forte mal di testa, la bocca storta, la difficoltà a parlare, la perdita della vista da un occhio. Basta avvertire anche solo uno di questi per decidersi a chiamare il 118.

«All’arrivo in ospedale viene chiesto quanto tempo prima sono comparsi i segnali della malattia» aggiunge l’esperto. «Se non sono ancora trascorse quattro ore e mezza, si può somministrare la trombolisi venosa, un farmaco che scioglie rapidamente il grumo di sangue, ma che perde la sua efficacia se si è fuori tempo massimo».

La nuova tecnica salvavita

Per questo c’è molta attesa per l’arrivo, il prossimo anno, di una nuova tecnica che può essere praticata fino a sei ore dai primi sintomi.

A convalidarla è stato uno studio condotto in 19 ospedali dei Paesi Bassi e appena pubblicato sul New england journal. Si interviene chirurgicamente, utilizzando uno stent, un tubicino metallico che, entrando dall’inguine, viene fatto scorrere lungo le arterie. Con questo “amo” si cattura il trombo e lo si trasporta fuori dall’organismo.