1/6 – Introduzione

La Salsapariglia è un sempreverde dalle foglie coriacee e lucide, munito di spine uncinate. Appartiene alle piante spontanee. Etimologicamente, deriva dal greco ‘smilé’, ossia raschietto, per le sue foglie spinose e dal latino ‘asper’, cioè pungente, a causa delle sue molte spine. La troviamo in Messico, nelle Canarie, in Africa centrale, in India, nel Nepal e nelle regioni dell’area mediterranea. In Italia è piuttosto comune in Liguria, nelle isole (in Sardegna è nota come titione) e nel centro-sud, in particolare nel Salento. Si incontra prevalentemente nei boschi di elce, nella macchia, nelle siepi, in cespugli sui muri a secco. Colori intensi e vivaci, che non hanno mancato di colpire gli uomini fin dall’antichità, caratterizzano sia le foglie che i frutti. Le sue piccole bacche, rosse e sferiche, maturano in autunno. Si presentano riunite in grappoli; aprendole si rivelano piene di semini rotondi. Quali sono le proprietà riconosciute di queste bacche? Per che cosa le possiamo utilizzare se viviamo in un luogo dove se ne trovano in abbondanza?

2/6 – Non sono commestibili

Per quanto costituiscano una fonte di nutrimento per gli uccelli, devo però informarvi che queste belle bacche per noi umani sono tossiche. Quindi in ambito terapeutico si utilizza principalmente la radice della pianta di salsapariglia, sotto forma di infusi e decotti, in modo da sfruttarne al meglio le proprietà sudoripare e depurative. Si riservano invece i germogli, dal gradevole sapore amarognolo, per gustose frittate (facendoli bollire proprio come se fossero degli asparagi selvatici). In Spagna si produce anche una bevanda analcolica a base di estratto di radice di salsapariglia, zucchero, miele e acqua. Si è scoperto inoltre che questa pianta arbustiva può contribuire alla salute del nostro pianeta, poiché aiuta rimuovere dai suoli contaminati i metalli pesanti. Per la sua tolleranza ai metalli, unita a un basso accumulo nelle foglie di piombo, bario, zinco e cadmio, è infatti senza alcun dubbio un buon fito-depurarore.

3/6 – Curano le irritazioni cutanee e la scabbia

Va detto che in passato questi frutti venivano pressati e applicati sulla pelle per curare delle fastidiose irritazioni cutanee. Costituiva anche un rimedio secolare contro la scabbia. La “salsaparilla” era poi ritenuta un medicamento ottimale per la cura della sifilide e per depurare il sangue.

4/6 – Sono un antidoto contro i veleni

Giorgio De Maria, in “Le nostre Erbe e Piante Medicinali”, riporta inoltre che Mattioli, in merito alla Smilax aspera, indicava gli acini e le fronde come un antidoto contro i veleni. Egli sosteneva che, ridotte in polvere, vanno somministrate a scopo preventivo persino ai bambini. Ma non so quanta attendibilità ci possa essere in queste asserzioni bizzarre, scritte in un’italiano arcaico…

5/6 – Sono un colorante naturale

Come già si può intuire dalla bellezza delle sue tinte cariche, il frutto della cosiddetta “stracciabraghe”, come del resto le sue foglie, possono essere utilizzate in tintoria. Il risultato sarà quello di una colorazione intensa, brillante, lucida e soprattutto completamente naturale.

6/6 – Decorazione

Il fascino che caratterizza la salsapariglia nel suo complesso fà si che trovi largo impiego a scopi ornamentali. Mi riferisco soprattutto alla Smilax ornata (o regelii), proveniente in origine dal sud America e importata in Europa dagli spagnoli nel sedicesimo secolo.