In Italia ogni anno si registrano oltre 37mila nuovi casi di tumore alla prostata, eppure gli uomini sono ancora restii a sottoporsi a controlli, soprattutto da giovani. Nonostante questo sia l’organo più colpito da tumore nella popolazione maschile, con il 18,5% di tutte le neoplasie, spesso piccoli segnali precoci sono ignorati. Un intervento tempestivo può evitare anche fastidi quotidiani che sono spia di infezioni o infiammazioni. Per questo è importante sottoporsi a una prima visita già da adolescenti, un po’ come avviene nelle ragazze con il primo controllo ginecologico.
Niente controlli alla prostata per i giovani
Nonostante l’incidenza elevata, l’esito infausto del tumore alla prostata può essere piuttosto basso se si interviene in tempo. Il problema è che i giovani sottovalutano i rischi ed evitano i controlli, se non in età avanzata o in presenza di problematiche già più importanti. «Il vero problema al giorno d’oggi tra le nuove generazioni è la disinformazione: i giovani nel pieno delle loro vite non pensano che esistano patologie che possano colpire anche questa fascia d’età, tra i 20 e i 45 anni, (o meglio hanno delle informazioni scorrette, apprese dal web e dagli amici) e ritengono la prevenzione qualcosa da adulti o da “vecchi”», spiega l’urologo Vincenzo Mirone, professore straordinario di urologia Università Pegaso Napoli e presidente della Fondazione Prevenzione Ricerca Oncologia-PRO.
I segnali ignorati dai giovani
«Quando arrivano fastidi come il bruciore all’uretra, eiaculazione precoce, il senso di peso endorettale (spesso si tratta di ragazzi che studiano, quindi stanno molto seduti), bisogna capire se c’è una prostatite in corso e se il problema sia di natura infiammatoria o infettiva», spiega ancora Mirone, che con Fondazione PRO, organizzazione senza scopo di lucro che promuove la prevenzione nella popolazione maschile, sottolinea: «Quello che serve è una vera e propria educazione sentimentale; promuovere la cultura della prevenzione tra i giovani, instaurare un rapporto di comunicazione tra genitori-figli (specie padre-figlio) che deve superare la vergogna e l’imbarazzo nell’affrontare determinati argomenti come l’educazione sessuale».
Non si impara da internet e dai social
«La famiglia ha un ruolo fondamentale, soprattutto il dialogo. I ragazzi non possono imparare o meglio “disimparare” da internet o dalle esperienze degli amici», aggiunge l’urologo. I dati confermano, invece, che i ragazzi sanno poco e seguono stili di vita scorretti. Dal progetto La maleducazione Sentimentale, condotto con oltre 1000 ragazzi/e napoletani tra i 16 e i 19 anni degli istituti tecnici, è emerso che solo 1 ragazzo su 5 si è sottoposto a una visita dall’urologo, il 65% non ha mai parlato di sessualità con i propri genitori e 8 su 10 visitano siti pornografici. A preoccupare, inoltre, è il fatto che il 25% delle ragazze e il 18% dei ragazzi fumano abitualmente sigarette, il 25% dei maschi e il 10% delle femmine ha fatto uso di droghe leggere e una giovane su tre e un ragazzo su due assumono regolarmente superalcolici. Inoltre, uno su quattro ha rapporti sessuali non protetti.
Il tabù di apparire “sesso debole”
«Il maschio non fa prevenzione per paura ed imbarazzo di scoprirsi “sesso debole” soprattutto quando il problema tocca la sfera sessuale. I controlli periodici sono per molti ancora un tabù ed esiste un divario forte tra i sessi: per ogni maschio che fa prevenzione, già 30 donne la fanno regolarmente. Secondo le stime solo il 10%-20% degli uomini si sottopone ad una visita urologica di prevenzione e 9 su 10 ricorrono ad un controllo solo in caso di gravi patologie, spesso solo dopo aver consultato l’amico, il vicino di casa o peggio ancora il Dr Google – sottolinea Mirone – Molto spesso sono le donne a spingere l’uomo a farsi controllare. A questa poca attitudine alla prevenzione si aggiunge la scarsa attenzione nel programmare opportune campagne di screening».
Prostata e giovani: non solo tumori
Uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata è l’età. La probabilità di andare incontro a una neoplasia, infatti, è ridotta negli under 40, mentre cresce sensibilmente dopo i 50 anni e, ancor di più, dopo i 65, quando sono diagnosticati circa due tumori su tre alla prostata. Ma i disturbi possono essere anche di altra natura e possono comparire anche molto prima. «Le altre principali patologie della prostata sono la prostatite e l’ipertrofia prostatica. Le prime sono patologie tipiche dei giovani maschi e possono essere dovute a infezioni batteriche o a cause di natura infiammatoria. L’ipertrofia prostatica, invece, causa difficoltà a urinare, ed è molto comune: ne soffrono circa 6 milioni di italiani e può avere un forte impatto sulla qualità di vita di chi nel è colpito e delle loro partner», spiega l’esperto.
A che età e con frequenza effettuare le visite
«Gli uomini dovrebbero iniziare a controllare la prostata a partire dai 50 anni di età, soglia che si abbassa a 45 anni nei casi in cui si ha un familiare con un tumore della prostata o della mammella – chiarisce l’urologo – Almeno una volta l’anno quindi gli uomini dovrebbero fare il dosaggio del PSA e del testosterone, una visita urologica e una ecografia prostatica. Tuttavia sarebbe buona pratica che i giovani maschi a partire dalla pubertà facessero controlli periodici dall’urologo/andrologo come fanno le loro coetanee dal ginecologo. Sono anche consigliati alcuni esami specifici».
Gli esami a cui sottoporsi
«I ragazzi dovrebbero fare un esame del liquido seminale per valutare lo stato di fertilità ed imparare l’autopalpazione testicolare per identificare anomalie per una precoce diagnosi del tumore». Proprio come le donne, quindi, dovrebbero imparare a “conoscersi”. Il principale problema di salute a carico della prostata, in giovane età, è infatti legato alla possibilità di infezioni: «Molti batteri possono passare dal retto alla prostata e portare infezioni, perciò serve una buona funzionalità dell’intestino, evitando, ad esempio, stipsi e diarrea. Inoltre, è necessaria molta attenzione nei rapporti sessuali, con l’uso del profilattico. È importante che la prevenzione parta presto, perché una prostatite non curata può diventare cronica», aggiunge l’urologo.
I campanelli d’allarme da non sottovalutare
«Gli stili di vita attuali, l’obesità, la sedentarietà, il fumo, l’utilizzo di droghe leggere, l’alcool ed il “web” rappresentano tutti fattori di rischio ai quali bisogna fare attenzione – raccomanda Mirone – Dal punto di vista prettamente urologico non andrebbero sottovalutati eventuali cambiamenti nella minzione, colore ed odore delle urine, presenza di sangue nelle urine o nel liquido seminale, secrezioni anomale, fastidi testicolari, anomalie dei testicoli e dei genitali, dolori e/o fastidi durante i rapporti. Importante però sono i corretti stili di vita e la giusta informazione circa le patologie e la corretta diagnosi precoce».