Per oltre il 50% degli italiani la caduta dei capelli rappresenta un problema estremamente grave, tanto che il 36% ha già sperimentato gli effetti negativi del problema, soprattutto da un punto di vista psicologico. È quanto emerge da uno studio sull’impatto dell’alopecia, condotto in Italia, Spagna e Portogallo dal Gruppo Insparya (che ha tra i co-fondatori il calciatore Cristiano Ronaldo). A pesare è soprattutto la percezione del proprio aspetto fisico, nelle relazioni sociali, e questo vale in particolare per le donne. Ma per chi soffre di alopecia arriva una nuova possibilità: la protesi capillare, che si aggiunge al tradizionale trapianto di capelli o alla parrucca.
Gli effetti psicologici della perdita dei capelli
Oltre la metà degli intervistati, a prescindere dal Paese di provenienza, dice di provare malessere psicologico a causa della caduta di capelli, con il Portogallo al 65%, seguito dalla Spagna al 53% e dall’Italia al 52%. Nello specifico, gli italiani affetti da alopecia proverebbero diminuzione dell’autostima (30%), riduzione della fiducia in se stessi (28%), aumento dello stress (33%) e invecchiamento precoce (29%). Per il 43% delle donne, il disagio psicologico causato dall’alopecia è la principale fonte di preoccupazione, rispetto al 26% degli uomini.
Alopecia, quanti ne soffrono
Si stima che in Italia la caduta dei capelli interessi tra i 10 e 20 milioni di persone, dei quali 4 milioni sarebbero donne (con un’incidenza del 13%). I dati si riferiscono soprattutto all’alopecia androgenetica, cioè la progressiva diminuzione della quantità e dello spessore dei capelli, soprattutto su fronte e tempie. Un problema che, come chiarisce il nome, riguarda soprattutto gli uomini (circa il 50% della popolazione maschile over 50), ma che non risparmia le donne (30%). Per contrastare gli effetti della calvizie sono in molti a fare ricorso al trapianto di capelli o alle parrucche. Ma oggi c’è anche la possibilità delle protesi capillari.
Protesi ai capelli e parrucca: le differenze
«Le protesi ai capelli sono sono un’alternativa alla parrucca. Mentre quest’ultima viene applicata a tutto il cuoio capelluto, la protesi interessa solo una porzione della testa. La metodica è simile anche se la parrucca ha un adesivo intorno all’impianto dei capelli, mentre la protesi ha una pellicola solo sulla piccola parte che va a coprire», premette Cosimo Fasulo, specialista in Tricologia e Scienze cosmetologiche.
Come si applicano le protesi ai capelli
«Concretamente si taglia qualche capello tra i propri in buone condizioni e si riapplica nella zona interessata dall’alopecia, con un collante realizzato con un silicone adatto al contatto con la pelle. Oltre a non richiedere il ricorso a una parrucca per tutta la testa, ha il vantaggio di avere un colore uguale a quello dei capelli naturali, perché viene realizzata appunto con questi (propri o generalmente provenienti dall’India). A richiedere le protesi sono soprattutto gli uomini che vogliono coprire la zona apicale della testa, ma anche le donne ne fanno richiesta. Nel loro caso si segue soprattutto la metodologia a clips: vengono inseriti i capelli “mancanti” tra quelli ancora presenti, appunto tramite piccole clips», cioè piccoli ciuffi applicati con “mollette”, quando si vuole coprire solo una parte piccola e molto diradata.
Quando è consigliata la protesi
Come chiarisce Fasulo, ci possono essere casi nei quali la protesi di capelli è un trattamento consigliato per motivi medici: «Per esempio, nel momento in cui c’è un’ustione molto ampia e non riparabile con altri metodi, si tratta della soluzione più indicata. Il più delle volte, però, la richiesta di protesi capillare viene da persone che hanno solo il desiderio di rinfoltire i capelli. Spesso capita che si tratti di pazienti non soddisfatti da un precedente intervento di trapianto: per quanto fatto bene, infatti, non si ottiene mai una densità tale da non notare comunque un certo diradamento. Con la protesi, invece, si ottiene un infoltimento maggiore», dice il tricologo.
Trapianto e protesi a confronti: pro e contro
Come tutti i trattamenti, anche la protesti ha qualche limite, pur con molti vantaggi: «Riguardano soprattutto la gestione post intervento. Mentre il trapianto permette una soluzione definitiva, perché si tratta di impiantare capelli propri del paziente, con la protesi è necessaria qualche attenzione in più dopo la procedura, che riguarda soprattutto il suo mantenimento. Con il trapianto, infatti, dopo la fase di degenza e un po’ di attenzione iniziale, non c’è bisogno di altro trattamento post trasferimento. Nel caso della protesi, invece, siccome i capelli residui continuano a crescere, potrebbe esserci qualche fastidio a contatto con il collante, che è pur sempre un materiale esterno, per quanto compatibile con la pelle. Per questo, mensilmente occorre recarsi nel centro di trattamento per la pulizia del cuoio capelluto e in certi casi riapplicare la protesi», avverte Fasulo.
A chi rivolgersi e quanto costa la protesi
Le protesi sono in vendita online (dai 200 euro in su) o sono applicate da centri specializzati, a un costo variabile. In Toscana, però, possono anche essere riconosciute come “dispositivo medico” e, se autorizzate dalla Asl, sono rimborsate. «Questa Regione riconosce le protesi come presidio medico-chirurgico per coloro che sono affetti da alopecia areata e hanno quindi una diagnosi conclamata. Rappresenta, però, l’unica amministrazione che offre questa possibilità e a fronte di una diagnosi di alopecia areata, cioè quella patologia che porta a una perdita di capelli o a chiazze in diversi punti del cuoio capelluto (si chiama appunto alopecia a chiazze) o totale se riguarda tutta la testa», sottolinea l’esperto.
Le altre soluzioni alla caduta dei capelli
«Nel caso dell’alopecia areata, che è una patologia molto frequente, va premesso che si tratta di una reazione autoimmunitaria: è dovuta a uno stato infiammatorio a livello del follicolo pilifero, per cui i capelli sono aggrediti e cadono. Quando non ricrescono si è in presenza di alopecia areata, per la quale esistono anche trattamenti a base di cortisone, oppure si può pensare a una fototerapia o alla immuno-sensibilizzazione con l’acido squarico: tutte danno buoni risultati», spiega il tricologo.
Alopecia: quante forme esistono
L’alopecia, però, può essere di diverso tipo. Ad esempio, si parla di alopecia androgenetica quando «si perdono i capelli nella zona anteriore, sensibile agli ormoni androgeni, tipicamente maschili. In questo caso il trapianto può essere la soluzione migliore, perché si impiantano in questa area i capelli prelevati dalla zone occipitale non sensibile all’azione ormonale», spiega Fasulo. «Se, invece, è un’alopecia totale o universale (cioè riguarda rispettivamente tutto il cuoio capelluto o anche tutti i peli, comprese ciglia, sopracciglia e peli sul corpo), allora si può pensare al nuovo farmaco monoclonale, riconosciuto dalla Food and Drug Administration americana (baricitinib), che funziona molto bene, ma è somministrato solo in ambito universitario-ospedaliero e quindi non è un trattamento di uso comune adatto a tutti», conclude Fasulo.