Lo scoccare dei cinquant’anni segna senza ombra di dubbio un traguardo che, in molte persone, può generare più ansia che altro.
Si tratta infatti della chiave di volta, del raggiungimento di quel fatidico “mezzo secolo” che mette tutti un po’ con le spalle al muro. Ma i 50 segnano anche il momento in cui dedicarsi ai sogni lasciati nel cassetto e risvegliare le proprie passioni , perché quest’età non segna affatto l’inizio della china inesorabile verso la vecchiaia, bensì di una consapevolezza maggiore, frutto dell’esperienza maturata alle spalle, con cui cominciare una nuova fase della vita .
Non curarsi di ciò che non merita considerazione
Corollario del punto precedente, a cinquant’anni ci si auto-impone un sano egoismo che, spesso, andrebbe applicato a ogni età. È però forse solo ora che ci si rende conto del tempo perso in passato dietro a cose, situazioni e persone il cui unico (de)merito è stato solo quello di ingrossare il proprio fegato a suon di delusioni. Quindi, perché perseverare? Mai momento fu più adatto di questo per disfarsi di tutto ciò che non è degno di considerazione, in un estremo atto di menefreghismo e ribellione che ha il sapore inconfondibile della libertà.
Piacere a se stesse
È innegabile: a cinquant’anni il corpo, i tratti del viso e la propria emotività cambiano irreversibilmente. E – molto più per le donne che per gli uomini – diventa necessario e doveroso guardarsi allo specchio e continuare a piacersi, senza mai lasciarsi andare e concedendosi di tanto in tanto dei piccoli, grandi regali per soddisfare fisico e anima. È un’età in cui si riscopre il gusto di viziarsi, e farlo non è mai stato così appagante.
Sviluppare un (sano) egoismo
A cinquant’anni si è ciò che si è, si dà ciò che si può e si prende ciò che si vuole: il tempo per le false cortesie, per le eccessive remore e per gli ingiustificati scrupoli è definitivamente terminato. La trasparenza e la schiettezza con cui si affronta il mondo esterno spesso lasciano le altre persone vagamente allibite, ma è uno straniamento che dura poco, e – soprattutto – vi metterà nella condizione di operare una sana e doverose scrematura. Il famoso “chi mi ama, mi segua” non è mai stato così vero come a quest’età.
Rifiutare le convenzioni
È solo a cinquant’anni e grazie alle esperienze pregresse che si riesce a dare un calcio liberatorio agli schemi mentali, ai preconcetti e alle convenzioni che fino ad allora sono andate fin troppo strette. A quest’età si fa in un certo senso definitivamente pace con se stessi, rifiutando tutte quelle cose e situazioni alle quali si è aderito soltanto per compiacere gli altri e per timore di non essere accettati o ben voluti. “Prendere o lasciare” diventa quindi un imperativo categorico, oltre a una sorta di grido di battaglia che – potendo tornare indietro – si sarebbe fatto proprio molto prima.
La libertà di decidere del proprio tempo
Non sono certo i cinquant’anni il momento per scendere a compromessi, rimandando a domani ciò che può essere fatto o vissuto oggi. Finalmente si è in grado di godere di una “pienezza” che si riesce a percepire nella sua totalità: i figli sono ormai grandi, e si può dedicare al partner, alle proprie passioni, e ai piaceri fino ad allora sacrificati il tempo che meritano, senza doversi per forza di cose giustificare o – peggio – vergognare.
La possibilità di realizzare i propri sogni
Il lato positivo – e forse più sottovalutato – dei cinquant’anni è proprio la possibilità di realizzare ciò che si sognava a venti, trenta e quaranta senza alcuna remora. Se non si ha ancora assecondato un’attitudine, un desiderio o un’inclinazione da tempo covati, ma repressi per necessità, è ora di lasciare che queste aspirazioni a lungo represse prendano il volo. Perché a quest’età l’infelicità e la frustrazione sono da considerare alla stregua di peccati che non è più concesso commettere.