L'abito lo scelgo low cost

In quest’ottica si può così decidere se acquistare abiti nelle boutique e nei negozi più esclusivi per poi rivenderli e con il denaro guadagnato comprarne degli altri, oppure se puntare su punti vendita low cost che raccolgono abiti e scarpe usati ricompensando chi li porta con buoni sconto.

 

È strano come tra Nord e Sud Italia non ci siano differenze in questo senso: tutti si recano ad acquistare abiti e accessori second hand. Ma mentre nel Sud del Paese questa tendenza si appella seconda mano, al Nord piace più parlare di moda vintage. Diversa poi la prospettiva con cui il riuso dei vestiti è vissuto in Occidente: l’interesse per pantaloni scoloriti, gonne plissettate, ampi tailleur e maglioni ricamati  ha, il più delle volte, a che fare con questioni fashion e sono moltissimi gli amanti di pezzi vintage disposti a spendere una fortuna pur di accaparrarsi l’ultima pelliccia di visone degli anni Sessanta o le prime Mary Jane firmate Manolo Blanick. E pensare che gli africani chiamano gli abiti usati “i vestiti dei bianchi morti”: ritengono infatti che sia impossibile che qualcuno si sbarazzi di indumenti ancora in buone condizioni se non appartenuti a una persona deceduta.

Guida all'usato sicuro

Parliamo quindi di  riutilizzo oppure di low cost? Ecco qualche consiglio pratico per destreggiarsi nella giungla dei mercatini: innanzitutto è preferibile l’acquisto di un prodotto di seconda mano rispetto a uno nuovo anche se a prezzi stracciati. E questo perché si risparmiano risorse e si evitano così costi per lo smaltimento di quello scartato.

In secondo luogo, l’usato “amico dell’ambiente” è a chilometro zero perché il mercato dell’usato si approvvigiona localmente attraverso privati che mettono in vendita capi che non utilizzano più.

Un’altra informazione che potrebbe essere utile riguarda la qualità dei capi: un indumento usato è superiore a uno nuovo low cost, realizzato il più delle volte nell’ottica dell’usa e getta.

Ultimo, ma non certo meno importante, l’abito usato o vintage che dir si voglia, è molto più salubre perché tutti i lavaggi precedenti hanno rimosso eventuali residui chimici. Il nuovo, per di più low cost, non dà le stesse garanzie.

Riparare è un must

Riparare è diventato un must e in città le piccole mercerie che pian piano stavano sparendo, ora stanno tornando prepotentemente alla ribalta: di pari passo con l’affermazione dell’abbigliamento usato, cresce il ricorso ai servizi di sartoria e rammendo: la tendenza è quella di recuperare o custumizzare piuttosto che buttare. Un cambio di mentalità che riguarda vestiti, scarpe e accessori.

Usato anche online

Quando parliamo di mercatini dell’usato, di negozi vintage o di punti vendita second hand, non dobbiamo pensare solo a spazi fisici, ma anche a Internet: l’abbigliamento usato sta infatti conquistando tantissimi spazi virtuali e permettendo così a chiunque, stando davanti al proprio pc di guardare tutte le vetrine di abiti e accessori. E gli internauti possono scegliere non solo tra un sito e l’altro e scegliere i pezzi più adatti, ma anche preferire quello del venditore più vicino.

Insomma un nuovo mondo a cui accedere per soddisfare, a prezzi più contenuti, le nostre passioni.