Una delle prime cause organiche dell’affanno è la dispnea respiratoria (cattiva respirazione) che può essere causata da un restringimento bronchiale (stenosi), da sostanze irritanti o da patologie quali l’enfisema o la bronchite cronica.
Escluso un malfunzionamento strutturale, però, l’affanno molto spesso è determinato dall’ansia e dall’angoscia, che generano una sensazione di respiro accelerato (in gergo medico, tachipnea).
Mantenere il ritmo respiratorio equivale da un punto di vista psicologico a godere di una relativa serenità, senza alterare il ritmo cardiaco e senza soffrire di attacchi di panico. Questi ultimi si possono manifestare in molti modi: si pensi ad esempio alla fobia sociale che spesso colpisce coloro che devono esibirsi in pubblico (attori, cantanti, docenti, manager durante le riunioni aziendali, politici) e che si manifesta sotto forma di una forte difficoltà respiratoria, impedendo a chi ne è colpito di instaurare una relazione con il pubblico.
Il soggetto, in preda all’attacco di panico, viene colto da un giramento di testa, sensazione di mancanza d’aria, vertigine. Sente diminuire la propria voce a causa della difficoltà respiratoria, che lo porta ad entrare in uno stato di affanno.
L’affanno è quindi una forte pressione ansiogena sull’organismo, che determina uno stato di impotenza: in altri termini, quando si è in stato di affanno, non si riesce più a padroneggiare la situazione che ha generato l’ansia. La sensazione acuta di affanno assomiglia a un’angoscia di morte.
Le persone che sono colte da affanno sono sofferenti per pochi minuti. Le mani sudano in modo freddo, le gambe sembrano perdere la loro capacità di reggere il corpo e insieme al senso di vertigine inducono un senso di svenimento. Per fortuna, bastano alcuni elementi distraenti e gratificanti per togliere questo stato di malessere in breve tempo.
Alcuni farmaci come benzodiazepine o inibitori della serotonina (depressivi) sono di grande aiuto, ma è la psicoterapia che potrebbe aiutare a risolvere efficacemente lo stato di angoscia che improvvisamente si impadronisce della mente e dell’organismo di chi entra in uno stato di affanno.