Cosa ha ispirato il romanzo?
«L’idea che un incontro, seppur fuggevole, possa sconvolgerti l’esistenza. La storia impossibile, ma reale, di due sconosciuti che si gettano nelle braccia l’uno dell’altra, in una baita di montagna, a Cortina, nella notte di Capodanno. Lei, Santina, la ragazza, fa l’amore mettendo in gioco tutta se stessa. Perché vuole cambiare tutto».
Davvero un incontro può cambiare una vita?
«Sì. E credo che nel cuore delle donne di ogni età ci sia la disponibilità a buttarsi a capofitto in un’avventura importante. La sua domanda è molto maschile, sa? Esprime il punto di vista di chi guarda gli avvenimenti con distacco, li soppesa, li valuta. Una donna invece prende il rischio di un’avventura dal finale incerto. A costo di illudersi. Per questo i maschi “scopano” mentre le donne “fanno l’amore”».
A lei è capitato un incontro così?
«Sì, ho avuto questa fortuna. Ma non mi chieda se è stato un incontro amoroso. Sono una donna un po’ ottocentesca che tiene per sé la propria vita privata. A chi può interessare? E poi è mia». Perché nella scena di sesso del romanzo, tra baci e tenerezze, c’è anche sadomasochismo? «L’amore oggi è scontro. Arriviamo da 25 anni in cui nel rapporto tra i sessi è accaduto di tutto. Gli uomini sono stati respinti, le donne hanno cercato di riconquistarli con la femminilità, loro hanno voluto dimostrare di essere più forti. Non stupisce che nell’amore ci sia lotta. Ma il bacio tra i miei protagonisti è di una tenerezza travolgente».
Nei suoi romanzi le persone normali sono felici, i ricchi disperati. È il mito del poveri ma belli?
«Non è un mito, è la realtà. Se nella vita hai poco, apprezzi molto di più quel che hai intorno».
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