Ti piace il cinema? Unisciti al gruppo delle recensioni cinematografiche!

Antonio Albanese

Bastano tre slogan per capire di chi si tratta: “Prima voti. Poi rifletti”, “Un impegno concreto: cchiù pilu pe’ tutti  “Fraternité!  Egalité! Semiliberté!”. Sì, è lui: Cetto La Qualunque, grottesca maschera politica ideata da Antonio Albanese, che da personaggio di teatro e tv è diventato una star del cinema.

Il film Qualunquemente, ora nelle sale per la regia di Giulio Manfredonia, racconta infatti la vita privata e pubblica di quest’uomo ignorante, sbruffone, pacchiano, maschilista, cinico, menefreghista…

Antonio Albanese in "Qualunquemente"

Tornato da una lunga latitanza all’estero, insieme a un’amante di colore e a una bambina, Cetto viene informato che un’ondata di insana legalità sta invadendo la sua cittadina. E così decide di “salire in politica”, forte di un programma esilarante e terrificante al tempo stesso (chi volesse approfondirlo lo trova sul sito www.partitodupilu.it). Ma se conosci Cetto e lo eviti, Antonio Albanese se lo conosci lo ami: è educato, colto, minimal, rispetta le donne e, ci si può mettere la mano sul fuoco, non ha mai rubato un centesimo. Di Cetto gli è rimasto attaccato un unico vezzo: l’uso di strampalati avverbi che finiscono in “mente”.

Nella foto, Cetto La Qualunque, politico corrotto e maschilista, ora protagonista del film Qualunquemente, al cinema dal 21 gennaio.

Antonio Albanese:  Alex Drastico

Mi perdoni se faccio al candidato sindaco La Qualunque una critica di forma, e non di sostanza. Ma ha dei vestiti e dei capelli davvero improponibili!
«Dei capelli non parliamo, no (ride). Ho portato quella parrucca per tutta la durata delle riprese con 42 gradi! Mi sembrava di avere in testa una nutria… Il tocco, pardon trionfo, di viola sui vestiti è stato invece un colpo di genio del costumista».

Antonio Albanese: Frengo e Stop

 

Travestimenti a parte, Cetto assomiglia a tanti dei politici che di recente abbiamo visto in azione. È lui che copia loro oppure sono loro a ispirarsi a lui?
«Cetto viene da molto lontano, da anni di lavoro. Però le coincidenze tra realtà e finzione possono sempre capitare».

 

Come è nato allora Cetto?
«Sono ossessionato dalla volgarità, dalla cattiveria, dall’egoismo. E comunquemente anni fa ho assistito a un comizio di un oscuro politico locale. Il pubblico era freddo, indifferente. Lui si affannava a dire qualcosa per scuotere la gente, ma non sapeva bene cosa inventare. A un certo punto, l’illuminazione: “Se mi votate, vi porto anche ’u pilu!”. Davanti a quell’urlo i presenti hanno iniziato ad applaudire e a darsi di gomito. Facendo tornare la speranza a un uomo disperato».

Antonio Albanese: il sommelier

Sesso e politica: un binomio ricorrente ai nostri tempi.
«Accostare le due cose è una pratica spessamente diffusa in questo Paese…».

 

Come commenterebbe Cetto la notizia che il 49 per cento della ricchezza nazionale è in mano al 10 per cento della popolazione?
«Bisogna essere sempremente furbi. Non siamo tutti uguali: se sei debole, è senzadubbiamente giusto che tu sia povero».

 

Il film inizia con il ritorno di Cetto dopo quattro anni di latitanza all’estero. Cosa aveva combinato?
«Non è importante. Sono importanti le sue caratteristiche umane. Si presenta in paese con l’amante, che chiama Cosa perché non ne ricorda il nome, e ne impone la presenza alla moglie. Trattando entrambe come esseri inferiori. In questi ultimi anni ho osservato con orrore che in tanti ambienti le donne vengono considerate al pari di oggetti, disprezzate: una deriva avvilente che purtroppamente non si riesce a fermare».

Antonio Albanese: il ministro della paura

Cetto si comporta in malo modo anche nei confronti del figlio maschio, Melo.
«Non sopporta che metta il casco in moto o che rispetti il codice della strada: pensa che sia un grave indizio di omosessualità. E anche il mancato vizio del fumo o il fatto che si innamori di ragazze perbene li considera sintomi di qualche deviazione. Appena tornato, infatti, Cetto dice: “Adesso ci sono io a raddrizzarlo”».

 

Invece lei, Antonio Albanese, si indigna.
(Sorride) «Ma no, riesco a contenermi. Anche perché dopo avere portato in scena i miei personaggi, mi sento molto più leggero, come liberato da un peso».

Antonio Albanese: Epifanio

Oltre a Cetto La Qualunque, lei ha creato una lunga serie di maschi grotteschi: l’ingegner Ivo Perego, il giardiniere Pier Piero, l’ultras Frengo, il bullo Alex Drastico. Chi sarà il prossimo?
«Mi piacerebbe lavorare sulla figura di un esperto di religioni. È prematuro però parlarne».

 

Antonio Albanese con l'attuale compagna Maria

A casa, invece, ne parla?
«No, quasi mai, il lavoro resta fuori dalla porta».

 

Lei è di origini siciliane, pur essendo nato e cresciuto al Nord. Si sente una specie di nastro adesivo dell’Italia?
«Mio padre è dovuto emigrare per lavorare, ma ha sempre mantenuto un legame fortissimo con la sua terra. Io sono nato a Lecco e cresciuto a Olginate. Tutte le estati, però, andavamo in vacanza al Sud. E con le mie tournée teatrali ho girato l’Italia in lungo e in largo. Sarò banale, eppure amo moltissimo il mio Paese. Quando mi dicono “Vai lì, vai là”, decantandomi mete esotiche, io rispondo elencando Ravenna, Ravello, Noto. Al mondo non c’è posto più bello dell’Italia».

Antonio Albanese insieme all'ex moglie Cristina

Dal suo film non si direbbe.
«Qualunquemente è un omaggio all’Italia. Come in tutte le grandi storie d’amore, bisogna raccontarsi onestamente e senza ipocrisia le difficoltà che si stanno attraversando. Se no, in che modo si aggiustano le cose?».

 

Davvero lei è ottimista sulla nostra sorte?
«Senzadubbiamente. Se non lo fossi, sarei già nascosto dietro un calorifero».