Nella ricerca della felicità e dell’equilibrio, si parla spesso di auto-compassione, che rientra tra le forme di amore per se stessi.
Ognuno di noi sviluppa un sistema di valori in base all’ambiente e agli insegnamenti con cui viene cresciuto, che elabora in maniera profonda come una voce guida interiore. Questa voce interiore non si rivolge solo verso l’esterno, ma anche verso noi stesse.
In molte persone, può succedere che questa auto-critica diventi molto prepotente, con un impatto negativo sull’autostima. Questo, in poche parole, potrebbe portare all’insicurezza e una svalutazione di sé. Contrariamente a quanto spesso viene insegnato, un eccesso di auto-critica non porta a migliorare, ma anzi rende le persone più frustrate e insicure, in una sorta di circolo vizioso.
Per uscire da questo vortice negativo, si potrebbe ricostruire il sistema dei valori di riferimento, che però è un’impresa molto impegnativa, poiché essi sono ormai parte integrante delle persone.
Un’altra strategia coinvolge piuttosto la voce auto-critica: se impariamo a ridimensionarla, recuperiamo autostima e ci riscopriamo. Per riuscirci, possiamo iniziare riducendo l’impatto che ha su di noi cambiando il modo in cui ci vediamo, attraverso l’auto-compassione.
«Se non ami te stesso, non puoi amare gli altri. Non sarai in grado di amare gli altri. Se non hai compassione per te stesso, non sei in grado di sviluppare compassione per gli altri», ha detto il Dalai Lama. Secondo la concezione buddhista, compassione significa offrire pazienza, gentilezza e comprensione non giudicante sia agli altri che a se stessi. Contrariamente a quanto potresti credere, l’auto-compassione non è equivalente all’egoismo.
Un esempio semplice per comprendere l’auto-compassione è confrontarla con le istruzioni fornite dagli assistenti di volo in aereo. In caso di depressurizzazione, dovresti indossare la tua maschera di ossigeno prima di aiutare gli altri a mettere la loro. Allo stesso modo, dobbiamo prenderci cura di noi stesse prima di prenderci cura degli altri.
Secondo la definizione della psicologa Kristin Neff, «L’auto-compassione significa essere gentili, gentili e comprensivi con se stessi; accettare di non essere perfetto; e capire che c’è un potenziale di apprendimento e crescita in ogni errore che fai».
Ecco cinque passaggi essenziali per sviluppare l’auto-compassione e riconnetterti con il tuo io interiore. Ricomincerai a volerti bene e scoprirai di riuscire a vivere meglio, anche con gli altri. La poetessa Rupi Kaur ha detto: «Il modo in cui ami te stesso è il modo in cui insegni agli altri ad amarti».
1. Pratica il perdono
Smetti di punirti per i tuoi errori. Accetta di non essere perfetta e sii gentile con te stessa quando ti trovi di fronte ai tuoi difetti. Ricordati che i tuoi affetti, gli amici e i colleghi ti apprezzano per ciò che sei, sbagli e difetti compresi, e non perché pensano che tu sia perfetta.
Impara a essere consapevole quando fai molto bene qualcosa, è un modo per rafforzare l’autostima. Ma non fare l’errore di credere di essere degna d’amore solo quando fai tutto alla perfezione, o quasi.
Per ricordarti che sei degna d’amore, anche e soprattutto quando le cose non vanno troppo bene, potresti farti un promemoria. Attacca all’agenda, sulla scrivania o nel portafogli un post adesivo che ti ricordi di essere gentile con te stessa.
2. Adotta una prospettiva di crescita
Al centro della ricerca della psicologa statunitense Carol Dweck c’è l’impatto della nostra mentalità sul benessere. Nei suoi studi ha infatti scoperto che il tipo di mentalità che abbiamo condiziona la nostra felicità. Consideri le sfide come ostacoli impossibili o come opportunità per crescere? Se la tua risposta è la prima, per cui consideri le sfide e le difficoltà della vita come qualcosa di molto gravoso, potresti provare a cambiare prospettiva.
Adottare una mentalità di crescita è più utile nella risoluzione stessa delle difficoltà. Per esempio, puoi farlo quando ti accorgi che stai criticando te stessa e che ti stai confrontando negativamente con gli altri. Cerca di trovare ispirazione dai loro successi e individua i tuoi punti di forza, anziché sentirti inferiore o invidiosa.
3. Pratica la gratitudine
Nella pratica dell’auto-compassione, la gratitudine è un elemento molto potente. È a sua volta una pratica che ti permette di sfruttare la tua voce interiore più gentile e distogliere l’attenzione dai tuoi difetti, spostandola verso l’esterno e verso il mondo, con tutta la sua bellezza.
4. Trova il giusto livello di generosità
Secondo il prof. Raj Raghunathan, ci sono tre diversi stili di reciprocità: quello del donatore (“giver”), del ricevente (“taker”) e quello che dà e prende (“matcher”). I donatori sono le persone più generose: ricordati che la generosità è un ottimo modo per imparare a utilizzare la compassione. Tuttavia, dovresti stare attenta, affinché la generosità lavori davvero a favore del tuo benessere. Quando agisci generosamente, assicurati di essere consapevole dei tuoi bisogni prima di progredire.
Scegli consapevolmente il destinatario della tua generosità, le risorse che hai a disposizione e il tuo livello di energia in base a ciò che sosterrà il tuo benessere. Goditi la sensazione di benessere quando sei generosa, osservando la differenza che puoi fare. Non dimenticare però di fare altrettanto a te stessa. Fare del bene agli altri ci rende felici, ma solo se non riduce i nostri livelli di benessere.
5. Sii consapevole
Ci sono vari studi che dimostrano come la consapevolezza abbia un impatto positivo sull’auto-compassione, poiché tende a ridurre il giudizio critico verso di sé. Sforzati di essere consapevole per ciò che sta accadendo in questo momento, senza giudizi né etichette. Anche questo rientra con la capacità di perdonarti.
Consenti a ciò che pensi o senti di avere il suo momento; non dargli il microfono e non nasconderlo nell’angolo. Lascia che venga e poi, senza attaccamento, lascialo andare. «Non ha senso punire il tuo futuro per gli errori del tuo passato. Perdona te stesso, cresci da esso e poi lascialo andare» (Melanie Koulouris).