
I suoi detrattori raccontano che si atteggia a divo. Invece Carlo Cracco, 47 anni, punta di diamante del talent televisivo MasterChef Italia e fra i 50 migliori cuochi del Pianeta, è un uomo nient’affatto montato. Bello come un attore (non per caso è stato soprannominato “il Clooney dei fornelli”), è celebrato dalla stampa internazionale, e il suo libro Se vuoi fare il figo usa lo scalogno (Rizzoli) è da due mesi nella classifica dei più venduti. Cracco minimizza: «Diciamo che è un buon periodo, ma non posso dire di essere arrivato». Guai poi a toccare il tasto della sua consacrazione a sex symbol. Il guru della quadratura dell’uovo (dal libro omonimo che ha scritto nel 2004) arrossisce e si nasconde dietro il suo educato sorriso vicentino: «Per carità…».
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Suvvia, Cracco: lei sa di avere successo con le donne.
«Sì, lo so. Il merito però è della mamma. E poi della televisione, che mi ha fatto entrare in tutte le case. Sa che cosa mi dice mia moglie quando mi vuole stuzzicare? “Ti ho preso che eri normale e adesso mi fai il sex symbol!”. Non esageriamo, insomma».
Rosa, la sua seconda moglie, è gelosa?
«Un po’. Ogni tanto si arrabbia, ma è una donna intelligente, sa di essere importante per me».
È anche molto bella.
«Infatti lavoriamo insieme. Così non la perdo d’occhio».
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Ha preso anche lei per la gola?
(Ride) «Come no? In realtà è stata lei a conquistarmi. Anzi, a folgorarmi proprio. Poi ho cercato di corromperla in ogni maniera, gola compresa, perché in amore tutto è lecito e ognuno sfoggia quello che ha. D’altra parte, bisogna dire che come cuoco sono bravino e Rosa, per fortuna, è una a cui piace mangiare».
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A casa chi cucina?
«Io, sempre. Cose semplici, ovviamente, non piatti da Formula Uno: verdure, paste, dolci. Mi piace aprire il frigorifero e improvvisare con quello che trovo. Per me non è soltanto un divertimento: è anche un gesto d’amore nei confronti di Rosa e dei miei figli».
Le bambine hanno la sua stessa passione per i fornelli?
«Sembra di sì: Sveva ha 10 anni, Irene 6, e a entrambe piace pasticciare con me in cucina, soprattutto quando preparo i dolci. Io non
le spingo, ma loro sono curiose e cominciano a capire la differenza fra un piatto preparato bene e uno no, fra una cosa buona e una eccezionale. “Da che cosa?”, chiedo io. E loro: “Eh, tu lo fai molto meglio”…».
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Ora ha anche un piccolo di 5 mesi, Pietro.
«Pietro è un patatone che mi ha fatto letteralmente perdere la testa: gli cambio i pannolini, lo guardo, lo coccolo. La sua nascita ha portato in casa una bella ventata di allegria e di novità. Io amo molto i bambini e le famiglie grandi, dopo di lui ne vorrei almeno un altro».
Si ritiene un buon padre?
(Si fa serio) «C’è una domanda di riserva? La verità è che ho troppo poco tempo e, per forza di cose, non sono molto presente: per essere un buon padre dovrei lavorare la metà. La 2 paternità però è una sensazione impagabile».
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MasterChef le ha cambiato la vita?
«No, è solo un’occasione di lavoro che mi ha dato stimoli nuovi e mi ha fatto conoscere a un pubblico diverso. A cambiarmi la vita, semmai, è stata, nel 2007, la decisione di acquistare il ristorante Peck. Volevo un locale tutto mio».
Bisogna dire che il suo ristorante non è per tutte le tasche. Specie di questi tempi.
«Lo so. Per questo sto accarezzando l’idea di aprire un locale low cost: piatti basici realizzati con ingredienti di altissima qualità. Si può essere inarrivabili anche con uno spaghetto al pomodoro».
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Mario Monti è sempre suo cliente?
«Lo era e lo è. Ma da quando ricopre una carica istituzionale, mangia in sala, tra la gente, anziché nel tavolo in cucina. È un uomo di rara eleganza».
E che cosa ama ordinare?
«Oh, lui non ordina mai, lascia decidere a me. “Mi fido”, dice. La sua unica raccomandazione è che le porzioni siano piccole, altrimenti non saprebbe resistere: è uno a cui il cibo piace molto, un vero gourmet».
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Per concludere, Cracco, ci tolga una curiosità: in cosa consiste “la fighezza dello scalogno”, che dà il titolo al suo ultimo libro?
«È una questione di cultura: chi non si ferma alla cipolla e conosce lo scalogno, che ne è il parente nobile, è una persona informata, non banale. Lo scalogno ha un sapore meno forte, si può mangiare crudo, nelle insalate e perfino con il caviale. Lo sapeva?».