“La cataratta è un fenomeno fisiologico“, spiega il Dott. Francesco Fasce, responsabile dell’unità funzionale di chirurgia della cataratta dell’ospedale San Raffaele di Milano, “si tratta di un’opacizzazione della lente naturale contenuta nei nostri occhi, quello che si chiama cristallino, una sostanza gelatinosa che riempie il bulbo oculare, collocata tra l’iride e il corpo vitreo“. Questo fenomeno è legato per lo più all’invecchiamento e colpisce indistintamente uomini e donne: ne soffrono addirittura 3 persone su 4 intorno ai 70 anni. “Ma non è il caso di allarmarsi perché è del tutto naturale“, sottolinea l’esperto.
Cos’è la cataratta?
La cataratta altro non è che l’opacizzazione del cristallino naturale che si trova all’interno dell’occhio e che si forma a causa dell’accumulo eccessivo di proteine che avviene con l’avanzare dell’età. Il processo in sè non è pericoloso, se è questo che state pensando, ma, purtroppo, “fa sì che il cristallino opacizzato riduca la quantità di luce che passa all’interno degli occhi e la visione diventi leggermente offuscata, quasi ci trovassimo sempre di fronte a una coltre di nebbia“, chiarisce il dottor Fasce.
Non esiste naturalmente un solo tipo di cataratta ma ciò che vi occorre sapere è che tutti i casi sono dovuti a cambiamenti e modifiche nella composizione chimica del cristallino che ne riducono la trasparenza. Anche le cause di queste alterazioni possono essere svariate, ma solitamente l’invecchiamento è quello che incide maggiormente mentre, in alcuni casi sporadici, la cataratta coincide con traumi oculari, malattie sistemiche come il diabete e infine anche difetti ereditari oppure congeniti.
Cataratta: i sintomi iniziali
“I sintomi che solitamente ci riferiscono i pazienti sono: visione offuscata oppure visione doppia, ipersensibilità alla luce e abbagliamento, percezione dei colori meno vivida oppure la necessità di cambi frequenti nella prescrizione degli occhiali. Quando si inizia a soffrire di questo fenomeno (che però, lo ribadiamo, è fisiologico), l’opacizzazione del cristallino riduce la quantità di luce che filtra costringendoci a una visione o versione annebbiata del mondo“, sottolinea il medico.
All’inizio, può essere che i sintomi siano difficili da percepire, ecco perché, se si notano anche piccoli cambiamenti come vista sfuocata, disturbi in penombra o al buio o, al contrario, fastidio a causa dell’eccessiva luce e colori differenti dal solito, è meglio rivolgersi subito a un oculista esperto che possa dare una prima diagnosi.
Quando è necessario operare
“La cataratta va operata innanzitutto quando è matura“, come dice il dottore Fasce, e cioè quando provoca un “deficit visivo rilevante in rapporto alla esigenze di ognuno di noi e alla propria qualità della vita. Allo stato attuale l’unico trattamento resta l’asportazione chirurgica“.
L’intervento con il laser
“Oggi, oltre che mediante il bisturi e gli ultrasuoni con cui abitualmente il chirurgo attraverso piccole incisioni rimuove il cristallino opacizzato – è un’operazione che richiede poco più di 20 minuti e si esegue in anestesia topica e in regime ambulatoriale – ci si può avvalere anche della procedura laser assistita“, spiega il responsabile dell’unità funzionale di chirurgia della cataratta dell’ospedale San Raffaele di Milano. “Si utilizza un laser a femtosecondi che sfrutta la potenza degli impulsi della luce infrarossa per eliminare i tessuti senza stressare troppo l’occhio. Non solo questo tipo di laser è utile durante l’intervento perché ammorbidendo la cataratta e sgretolandola in piccole parti ne consente un’estrazione in modo più delicato, ma permette anche al chirurgo il perfetto posizionamento della lente intraoculare che viene scelta in base alle necessità funzionali di ogni singolo paziente ed alle condizioni cliniche esistenti“.
Cataratta e complicazioni
“Di per sé si tratta di un intervento molto semplice – si pratica una piccola incisione sulla cornea e attraverso una sonda si rompe e si rimuove la cataratta; poi si posiziona una nuova lente intraoculare al posto del cristallino opacizzato – l’incisione è minuscola, parliamo di due millimetri, e talvolta non sono necessari nemmeno i punti di sutura, molte volte nemmeno il patch per proteggere l’occhio dopo l’intervento“, conclude il dottor Francesco Fasce.
Le complicanze riguardano solitamente la superficie oculare che può apparire secca e asciutta: basta però seguire le indicazioni dell’esperto (che variano da persona a persona). È infatti del tutto normale avvertire prurito, le palpebre pesanti, arrossamento, lacrimazione o, come detto, secchezza. Meglio non guidare, sfregarsi l’occhio operato e naturalmente evitare di truccarsi. Già dal primo giorno la visione riacquista rapidamente la sua sensibilità, ma raggiunge la stabilità verso l’ottavo.
Lasciamo che i nostri cari si occupino di noi per qualche giorno!