Chiedere scusa: perché è importante, come e quando farlo
Chiedere scusa scatena una reazione a livello neurologico in grado di modificare la percezione dell’altro e sollecitare l’impiego di nuovi schemi. Un team di ricerca appartenente alla Columbia University ha dimostrato che esiste un rapporto causa-effetto fra l’atto di chiedere scusa e il perdono. Quando qualcuno ci chiede scusa nel cervello si attiva l’area collegata all’empatia, ecco perché ci si sente subito meglio, più sollevati e si acquista una sensazione di incredibile leggerezza mentale.
Chiedere scusa è terapeutico
Ammettere i propri errori è terapeutico perché migliora le relazioni, con gli altri e con noi stessi. L’autrice canadese Lynn Johnston spiega così questa capacità: «Chiedere scusa è la supercolla della vita. È in grado di riparare qualsiasi cosa», perché getta un ponte fra noi e chi abbiamo di fronte, aiuta a superare le diversità, rafforza i legami. Eppure chiedere scusa non sempre è facile, ecco perché allenando questa abilità scoprirai una risorsa utile in ogni contesto della vita.
Acquisire consapevolezza favorisce il cambiamento
Come è possibile favorire il cambiamento? La prima cosa da fare per realizzare uno stile di vita differente è allenarsi a guardare le cose come un osservatore esterno. Individua i tuoi bisogni, guarda con onestà i tranelli in cui ogni volta finisci per capitare e impara ad ammettere i tuoi errori, non solo con gli altri, ma prima di tutto con te.
Quando abbiamo il coraggio di affrontare il mondo con onestà e consapevolezza, la giornata acquista un potere nuovo, perché iniziamo a prendere la responsabilità di noi stessi. E allora chiedere scusa diventa un ponte fra noi e l’altro, in grado di unire e aiutare la visione comune.
Ammettere i propri errori è una lezione di vita
Secondo un’indagine apparsa sul New York Times oggi siamo vittime di una difficoltà crescente nell’ammettere i propri sbagli. Il motivo? Non abbiamo interesse a vedere gli errori e utilizzarli come una lezione di vita. Al contrario, riconoscere gli sbagli consente di correggere il tiro, è una spinta all’automiglioramento e rende più consapevoli.
Tutti commettiamo errori, la vera forza interiore è nella capacità di riconoscerli, prendere atto dei nostri atteggiamenti e fare in modo che la stessa situazione non si ripeta. L‘orgoglio è la trappola più insidiosa. Quando senti che il coinvolgimento è intenso, fai una pausa: respira, allontanati per un attimo dal centro della scena e se necessario prenditi qualche minuto di tempo prima di pronunciare frasi spiacevoli.
Chiedere scusa è spesso visto come un atto di debolezza e resa, ma in realtà accade molto più di frequente di finire schiavi di un atteggiamento eccessivamente orgoglioso e poco umile. In questo caso il dolore raddoppia e le ferite diventano più laceranti, coperte da un’arroganza che fa male a noi prima di tutto.
Chiedere scusa è un insegnamento
Nel momento in cui siamo pronti a diventare osservatori di noi stessi, gli sbagli diventano un insegnamento per la vita, una ricchezza.
Pensi di aver ragione? Non è importante chi fa il primo passo. Smetti di considerare il tuo tentativo di avvicinarti all’altro come un segno di debolezza, perché quando c’è la volontà di comprendere veramente, si va oltre il dettaglio per accedere a un territorio nuovo: uno spazio da costruire fra noi e gli altri, con empatia e rispetto.
Se una discussione prende toni particolarmente accesi significa che ci sentiamo molto coinvolti. Per un essere umano non c’è niente di più importante che difendere le proprie idee perché è grazie ad esse se siamo riusciti a sopravvivere e farci un’idea del mondo.
Il punto di svolta? Arriva quando iniziamo a capire che la visione dell’altro non toglie nulla alla nostra. Per un attimo prova a indossare i panni di chi ti sta di fronte e vedere il mondo come lui lo percepisce, invece di combattere la sua prospettiva. Chiedere scusa è una mano tesa, il coraggio di scoprire un punto comune fra tutto ciò che ci divide e imparare a esercitare la capacità di andare oltre. Oltre le differenze, oltre il mio e il tuo, oltre l’orgoglio che fa urlare: «È colpa tua!».
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