L’importanza di costruire fiducia
Che cosa ti impedisce di avere fiducia? È una domanda sottovalutata, ma in realtà si tratta di un passaggio obbligato: quello che ti servirà per sbirciare fra le paure più recondite… e andare oltre. Ci sono almeno due modi per considerare la fiducia. Uno è quello che proviamo verso le cose e le nostre aspettative, l’altro riguarda l’atteggiamento con cui affrontiamo la vita: il nostro essere fiduciosi, a prescindere. Ma come si fa a nutrire la fiducia?
Tendiamo a vedere i problemi come ostacoli alla nostra felicità che vengono dall’esterno, a tradimento. Siamo spesso più concentrati sul “fuori” anziché su come stiamo “dentro”. Se iniziassimo a considerare un altro punto di vista? Prova a pensare che cosa sei disposta ad accettare e quali possibilità la tua mente esclude a priori. In questo territorio sfumato e ambivalente, a metà strada fra realtà e possibile, o impossibile, si radica la nostra fiducia: per nutrirla abbiamo bisogno di esercizio.
Inizia a fidarti del tuo corpo
“Abbiamo paura che se smettessimo di controllarci, saremmo travolti dalla nostra imperfezione. Non ci diamo modo di investigare se queste paure siano necessarie. E il mondo interno e quello esterno diventano congelati e statici. È davvero obbligatoria la lotta?”
Olga Chiaia
Olga Chiaia, psicoterapeuta e autrice, nei suoi “esperimenti per imparare a fidarti” (“Lezioni di fiducia per diffidenti”, Feltrinelli) ci invita a pensare all’esperienza di un tuffo in mare. Quando ci abbandoniamo all’acqua, la massa ci sostiene e culla. Il movimento delle onde sospinge il nostro corpo. Chi ha paura dell’acqua consuma grandi quantità di energia e ossigeno annaspando e agitandosi. Per l’ansia e lo sforzo manca il respiro, i muscoli sono contratti, le gambe affondano. Eppure rimanere a galla è soprattutto una fatica mentale: ci si percepisce “così pesanti che è IMPOSSIBILE galleggiare”, ma questo è solo uno dei messaggi ingannevoli di cui la mente sa convincerci.
Adesso fermati un attimo e pensa al tuo corpo. Persino quando attraversi un momento difficile, o un attimo di panico, il cuore continua a battere. Affannato o quasi impercettibile, il respiro ti attraversa. Sempre, accade continuamente. Anche se smetti di farci caso. Un po’ come quando inciampiamo in qualcosa: di fronte a un cambiamento improvviso si attiva qualcosa in noi in grado di accomodare la situazione ed è un meccanismo di cui non ci rendiamo conto a livello consapevole. Sfugge al nostro controllo… eppure funziona. Forse dovremmo imparare a fidarci di più del nostro corpo?
Paura: ostacolo alla fiducia
“Dobbiamo imparare a camminare cadendo. Guardate i bambini: non ne ho mai visto uno che fosse immediatamente capace di camminare“
Ajahn Sumedho, monaco
Qual è la differenza fra la persona che siamo adesso e il bambino che siamo stati? Il fattore paura è uno dei tasselli mancanti: all’inizio dell’esistenza non c’era diffidenza, né aspettativa o giudizio. Camminare è una delle prime esperienze di crescita e indipendenza che facciamo nella vita. Se dovessimo pensare a tutti i pericoli possibili che ci circondano non faremmo nemmeno un passo. Invece, prima gattonando e poi aggrappandoci a qualsiasi cosa, riusciamo a sollevarci, cadiamo, prendiamo la misura della nostra incertezza. Proviamo e riproviamo fino a quando avremo imparato a stare in piedi da soli e sostenere noi stessi, in bilico sfidando la gravità.
Dentro ognuno di noi scorre una spaventosa vitalità che anche nei periodi più neri ci sorregge. Persino quando non riusciamo a avvertire la nostra forza continuiamo a resistere: mille volte siamo sopravvissuti a noi stessi. Ma nel corso degli anni abbiamo anche provato l’amarezza del dolore, tristezza, delusione, abbandono, lutti. Ognuna di queste ferite ha tracciato un segno nel corpo e nell’anima. Cicatrici visibili e invisibili scalfiscono ogni volta un po’ di più la nostra fiducia, che lentamente si va esaurendo. Fino a quando, qualche volta accade, arrivano momenti in cui sembra finita per sempre, come un bacino d’acqua che ha atteso la pioggia per troppo tempo ed ora è secco.
Guarire la fiducia
Scrivi su un foglio, o un piccolo quaderno, tutte le volte in cui la tua fiducia è crollata. Tienilo con te per una settimana. Mano a mano che passano i giorni arriveranno nuovi ricordi, dall’età che hai oggi andando indietro fino all’adolescenza e l’infanzia. Basterà scrivere anche solo una parola, che ti aiuti a identificare la situazione. Aggiungi l’emozione provata in quella occasione. Senti tutta la delusione, la tristezza e la rabbia di allora, fermati lì. Prova a ricordare. Andando indietro con la mente potresti fare delle scoperte interessanti. Emergeranno ricordi di un passato che sembrava lontano e all’improvviso è qui. Il sapore amaro lo riconosci subito: è quello delle prime delusioni.
Sei il tuo presente
Insieme alle prime delusioni e i ricordi che credevi di aver dimenticato potrebbe riemergere, esatto come allora, il momento in cui hai smesso di avere fiducia, in te e negli altri. Che sia in amore o nel lavoro adesso è più chiaro dove si è bloccata la spinta all’azione. Frustrazione, paura e diffidenza ci tengono lontani dal provare di nuovo fiducia e questo segna una differenza importante fra l’adulto e il bambino: il passato ci ha insegnato a diffidare, avere paura, scuotere la testa. Ma il futuro, con le sue aspettative, può diventare altrettanto pesante da sostenere.
Quando viviamo sotto il peso dell’aspettativa le idee si trasformano nella necessità del successo o l’incubo del fallimento. Accade tutte le volte in cui ci sentiamo messi sotto pressione: anziché godersi l’attimo la mente va al passato o al futuro. Esercitarsi a smettere di avere aspettative è una rivoluzione e automaticamente libera dall’idea di averle anche sulla propria vita.
Da una parte le esperienze del passato, dall’altra il pensiero del futuro. Vivere nel momento è un esercizio a stare con quello che c’è. Non sei il tuo passato, non sei il tuo futuro: salutali, lasciali andare. Trasformare i nostri giorni con la trappola di un’immaginazione che galoppa troppo è molto pericoloso perché rischia di far perdere di vista la realtà.
Cambiare il mondo ogni giorno
“Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso“
Khalil Gibran
La fiducia si costruisce o si coltiva? Attenzione, sembra un gioco diparole invece il vocabolario che scegliamo di utilizzare rivela sempre qualcosa di fondamentale su come la pensiamo. L’immagine nel verbo “costruire” porta con sé il lavoro delle mani, la nostra capacità di indipendenza e lavoro, organizzazione. Al contrario, “coltivare” evoca un lato misterioso e incontrollabile, qualcosa che resta nell’ombra, inconoscibile. È il gesto antico di chi affida un seme alla terra e sa che non può fare altro che arrendersi al tempo e alla vita. L’attesa è tempo dedicato alla fiducia, da immaginare e curare come la pianta di un giardino d’inverno.
Nell’esercizio della fiducia abitano, fianco a fianco, entrambi gli aspetti: c’è il costruire, l’impegno e l’azione personale; al tempo stesso esiste anche il lasciarsi andare che è capacità di fidarsi e affidarsi, tempo da dedicare al non fare, abbandono a ciò che è più grande di noi perché va oltre i limiti della nostra azione. Scopriremo, forse, che fiducia non è un risultato ma un’attitudine: non è qualcosa che cerco, ma qualcosa con cui posso vivere. Apertura. Rilassamento fisico e mentale. Flessibilità. Uno stile di vita con cui affrontare il quotidiano.
Dal corpo alla mente
Se le nostre consapevolezze a livello psicologico hanno il potere di influire sul corpo… è vero anche il contrario! La fiducia nasce nella distensione, una condizione che è prima di tutto riposo muscolare e dei nervi.Parti dal corpo e arriverai alla mente. Quali sono i gesti capaci di rilassarti? Trovali, ti saranno utili. Le attività che impegnano il corpo modulando la nostra attenzione diventano uno strumento per andare alla scoperta di noi stessi.
Sport, lavorare a maglia, meditare sono semplicemente modi diversi per entrare in quello che lo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi ha chiamato esperienza di flusso, “flow”, condizione ottimale in cui ci troviamo profondamente immersi in qualcosa e avvertiamo un intenso benessere; siamo concentrati, grati e positivi, attivi ma senza stress, al di là del peso delle aspettative e della paura. Lontani dal passato e senza futuro, allora possiamo finalmente aprire le braccia e ballare, miracolosamente in bilico e vivi. E con un turbinio del cuore che batte, sentire che siamo già nel flusso dell’esistenza. Proprio adesso.