Come si fa a liberarsi dei pensieri negativi? Secondo una stima effettuata dallo psicoterapeuta Russ Harris, autore peraltro del libro di successo intitolato La trappola della felicità, circa l’80% del contenuto di tutto ciò che pensiamo durante l’analisi dell’ambiente circostante e nella ricerca di soluzioni ai problemi che ci si presentano continuamente, tende ad essere pessimistico o negativo: questo dato può aiutarci a comprendere come avere dei pensieri negativi sia del tutto normale.

Generalmente, però, la consapevolezza di ciò che pensiamo suscita una sensazione simile a quando leggiamo su di una rivista scandalistica l’ultimo gossip relativo ad una celebrità: pur immaginando che sicuramente ci sarà qualcosa di veritiero, nel contempo sappiamo che l’articolo sarà stato scritto in modo tale da suscitare curiosità e scalpore, motivo per cui racconterà (con un tono forte ed eccessivo) un fatto estrapolato dal contesto e quindi probabilmente non del tutto fedele alla realtà.

In egual modo, solitamente siamo consapevoli che le nostre elucubrazioni e rimuginamenti risultino esagerati o eccessivi rispetto alla realtà. Ma quando ci convinciamo che i nostri pensieri siano del tutto autentici e veritieri, può nascere un problema.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Mara Cigala Fulgosi, psichiatra presso Istituti Clinici Zucchi, Gruppo ospedaliero San Donato, di sciogliere qualche dubbio. Ecco cosa ci ha risposto.

Quali possono essere le cause all’origine dei pensieri negativi?

A tutti capita di andare incontro a periodi difficili, con problemi affettivi, relazionali o lavorativi, e in questi momenti è facile trovarsi a rimuginare sulle proprie difficoltà. I “pensieri negativi” tipicamente non ci abbandonano nel corso della giornata, ma sono immediatamente presenti, magari fin dal risveglio: non si vede una soluzione ai propri problemi e ci si continua a pensare, gettandosi in una spirale di negatività.

Spesso i pensieri negativi ci condizionano, portando decisioni e comportamenti controproducenti che alimentano un circolo vizioso. Pensiamo, ad esempio, ad un insuccesso lavorativo: la convinzione di non essere in grado di risollevarsi e di trovare nuove opportunità potrebbe portare ad affrontare un colloquio senza convinzione, o addirittura a non cercare una nuova occasione.

Quando i pensieri negativi diventano un sintomo di depressione?

È importante distinguere le comuni preoccupazioni e i pensieri negativi che possono toccare tutti in un momento specifico della propria vita caratterizzato da condizioni ambientali difficili, da una condizione patologica, come quella depressiva. Per poter fare una diagnosi di depressione lo specialista deve riscontrare dei sintomi specifici, che si presentino continuativamente per almeno due settimane.

Oltre ai vissuti depressivi o ai “pensieri negativi”, una persona depressa presenta disturbi del sonno (sia insonnia che ipersonnia), alterazioni dell’appetito, astenia (mancanza di forze), difficoltà di concentrazione, rallentamento psicomotorio o agitazione.

Avere dei pensieri negativi può essere soltanto una reazione a un momento o a un contesto difficili e non equivale ad essere depressi: occorre tuttavia osservare le alterazioni del comportamento abituale di una persona, sorvegliando se improvvisamente sembra incapace di prendere iniziative, incline al ritiro sociale, all’isolamento e alla perdita di piacere per le cose che generalmente prima la interessavano.

Come fare per contrastare i pensieri negativi e liberarsi dalla loro influenza?

Mantenere il proprio stile di vita, uscire, fare un po’ di movimento, cercare di mantenere una visione ottimistica, far passare il periodo negativo e riprendere in mano la propria vita sono tutte cose che possono aiutare chi si trova in un momento di difficoltà.

Nel caso in cui ci si scoprisse invece senza risorse, incapaci di pensare a una via d’uscita, occorre chiedere aiuto ad uno specialista. Una terapia adeguata, tempestiva e precoce consente di tornare a vivere la vita di prima, e può dare un aiuto anche in tempi brevi. È importante quindi non avere remore o vergogna nel rivolgersi ad uno psichiatra o ad uno psicoterapeuta.