Lella Costa Come una specie di sorriso

E sì, la scoperta che una battuta può farti vincere una battaglia di orgoglio è arrivata tardi, per una delle nostre attrici comiche più brave. Ma da quando l’ha capito ne ha fatto la sua filosofia. Avete mai visto uno spettacolo di Lella Costa? Vi sbellicate dalle risa. Però… però, uscite pensando. «Essere ironici non significa essere faciloni, tutt’altro» sostiene. Per dimostrarlo ha appena scritto un libro, ma il nostro consiglio è: andate anche a vederla in teatro.

Lella Costa in teatro

«L’ironia è un modo intelligente di essere seri». Lo sostiene Lella Costa, attrice e autrice del delizioso Come una specie di sorriso (Piemme Ora), in questi giorni in libreria. Lei, che da sempre racconta di donne, diritti civili, teatro, poesia e musica con parole leggere, per la prima volta si cimenta con una sorta di saggio su un argomento che frequenta da sempre con grande felicità: l’ironia, appunto. «Su richiesta» precisa rapida «dopo una lectio a un convegno»; quasi a voler chiedere ai lettori una qualche indulgenza. Mentre il libro, in realtà, si legge d’un fiato: è piacevole e intelligente.

L’ironia, dice lei. Mica facile, visti i tempi in cui navighiamo. «Guardi che essere ironici non significa affatto essere ottimisti o faciloni. Si tratta, semmai, di cambiare il modo di vedere la vita, di valutare le situazioni spostando lo sguardo dal proprio ombelico. Aiuta, mi creda. Anche di questi tempi. L’ironia è una cosa seria».

Lella Costa: uno sguardo sghembo sulla vita

Ed è cosa che si può imparare o è un’attitudine innata? «Si può raccontare, ed è quello che faccio io con questo piccolo libro. Ma non si può insegnare, così come non si può insegnare la comicità. Si può solo sceglierla, se e quando si vuole. Inoltre, io credo molto al benefico contagio».

Ha contagiato le sue figlie? «Non saprei dire se le ho contagiate o no, però, l’ironia è un’aria che hanno respirato fin da piccole e mi pare che oggi maneggino molto bene la materia: dalla più grande, che ha 29 anni, all’ultima, che ne ha 15, sono tutte e tre molto spiritose, acute, perfino viperine, se serve. E, proprio grazie a questo loro sguardo un po’ sghembo sulla vita, meno egoriferite di tante persone».

Lella Costa: donna e attrice

Suo marito come sopravvive? «Benissimo! È un uomo intelligente e con “le spalle larghe”. Ed è un padre meraviglioso perché gli piace farlo: le figlie lo adorano, lo coccolano, mentre il cane, che è la quarta figlia, lo considera addittura un dio. Anche se lui ne approfitta, facendole fare delle cose, anche un po’ “nazi” secondo me, che con le figlie non è mai riuscito».

E lei, che bambina è stata? «Timidissima fino ai sei anni. Poi, mi dicono, ho recuperato alla grande. Contagiata, probabilmente, da nonne e zie che, sempre in secondo piano rispetto a padri e mariti, li demolivano tra loro con un sorriso facendo allusioni perfide e sottilissime».

Il sorriso di Lella Costa

Vizio di famiglia: anche lei ha demolito un fidanzato con una battuta… «Più che un fidanzato vero e proprio, un flirt interinale, diremmo oggi… Brillante, ma del tutto privo del concetto di puntualità. Così, una sera che ha suonato al citofono con oltre quattro ore di ritardo, mi è venuto spontaneo rispondergli: “Oddio, scusa, non sono ancora pronta: mi dai cinque minuti?”. Ricordo la gioia fisica, quasi infantile che ho provato in quel momento e, insieme, lo smisurato senso di orgoglio. Del quale ho capito la ragione molti anni dopo, incontrando queste parole di Romain Gary: “L’ironia è una dichiarazione di dignità. È l’affermazione della superiorità dell’essere umano su quello che gli capita”».

Volendo, noi donne siamo molto più ironiche degli uomini.«Sì, perché siamo state costrette per secoli ad avere uno sguardo sul mondo più che sul nostro ombelico, è stata una forma di sopravvivenza. E siamo più avvezze degli uomini alla pratica di guardarci allo specchio; più attente alle relazioni e al modo di porci con gli altri. Guardarsi con un certo distacco e con un po’ di senso dell’umorismo funziona sempre. Anche come antidoto, per spuntare le armi degli altri».

Lella Costa: le armi delle donne

Già. Però è più facile se non si è fisicamente superdotate. Penso a Franca Valeri, a Luciana Littizzetto, a Geppi Cucciari, a Sconsolata… «Non è del tutto così. Nel libro c’è una citazione di Sharon Stone che è fulminante: “Forse le donne fingono gli orgasmi ma gli uomini fingono intere relazioni”. Credo che tutte le donne intelligenti, anche quando hanno avuto delle sicurezze in dono dalla natura, si siano rese conto che l’ironia è un’arma in più».

Lella Costa e i politici

E i politici, secondo lei, se ne sono resi conto? «Figuriamoci, sono assolutamente refrattari! Tutti. Anzi, parafrasando un certo Andreotti (una citazione, non un omaggio), direi che l’ironia logora chi non ce l’ha. Lui, che ha fatto cose tremende ma quella cosa lì la possiede, è stato infatti divinizzato. Certo, insieme ad alcune qualità morali, un po’ di Lellaautentica ironia farebbe bene a tutti».

Lella Costa: l'ironia come salvezza

Non salva nemmeno il Professore? Più di una volta, Monti ha sfoderato un umorismo molto british… «Il guaio è che qualunque cosa dica, lo fa con lo stesso tono di voce. Poi, per carità, essendo un tono educatamente pacato, i primi due mesi non ci sembrava vero, era veramente un sollievo fonetico… Purtroppo il tono non basta e la sostanza non è stata a livello delle aspettative. Per dire, quei provvedimenti lì sulle pensioni li avrei presi anch’io, c’era bisogno di buonsenso, mica della laurea in Bocconi.In più, è un Paese curioso quello in cui un rappresentante degli industriali del calibro di Della Valle si dichiara pronto a pagare la patrimoniale e i Professori gli rispondono: “Ma no, si figuri!”.È un Paese che procede a rovescio, falcidiando i più deboli».

Lella Costa e lo spettacolo

E premiando un comico… «… già. Per di più, uno che continua a usare un linguaggio che ci ha fatto orrore per vent’anni. Invoco, appunto, un po’ di ironia. E più vigilanza».

Lella Costa e la televisione

Non fare tivù è una scelta sua o degli altri?«Direi che è una scelta degli altri ma comprensibile: io non sono facilmente collocabile, con me funziona meglio l’ospitata una tantum. Certo, se mi chiamassero a condurre un programma sui classici o sulla poesia, ne sarei molto contenta. Anche in tarda serata».