MI ORIENTO TRA I NEGOZI
Se negli anni Trenta l’oro si dava alla patria, oggi serve per le esigenze della famiglia. La crisi economica, infatti, ha spinto molti italiani a privarsi di oggetti più o meno preziosi per far fronte a qualche spesa straordinaria, o anche solo per affrontare le esigenze di tutti i giorni. Per capire quanto ormai sia diffuso il fenomeno dei Compro Oro, basta camminare per le strade di una qualsiasi città italiana. I cartelloni pubblicitari non si contano, così come i negozi, spesso piccoli bugigattoli sui quali però troneggia sempre un’insegna, neanche a dirlo, giallo oro. Sono circa 7.000, cioè un terzo delle gioiellerie. Non mancano i nomi esotici, come Gold metal bank, ma il più diffuso resta sempre quello classico che richiama in modo diretto l’attività svolta, declinata alla prima persona singolare. Quasi a voler rappresentare, in tempi di incertezza, un approdo sicuro. A una prima occhiata non ci sono molte differenze tra i vari negozi, tanto che ognuno spende circa 40.000 euro di pubblicità per farsi notare. A cambiare, e di molto, può essere però la valutazione degli oggetti, con differenze anche del 25 per cento. Il pagamento, però, è sempre in contanti. Ecco perché, negli ultimi cinque anni, c’è stata un’impennata della vendita dell’oro usato. Solo nel 2011, la rete dei Compro Oro ha acquistato circa 500 tonnellate di oreficeria usata. Vuol dire che, in media, nelle casse di uno di questi negozi sono passati 350 mila euro, per un giro d’affari di circa 2,1 miliardi di euro. Del resto, il patrimonio aurifero del Bel Paese è di tutto rispetto, se si considera che i 25 milioni di famiglie italiane, negli ultimi 50 anni, hanno acquistato circa 10.000 tonnellate d’oro. Più o meno quanto l’intera riserva aurea della Federal Reserve americana, per un controvalore, alla quotazione attuale di circa 40 euro al grammo, che si avvicina a 225 miliardi di euro. In pratica, una cifra che equivale al 12 per cento del nostro intero debito pubblico.
NON MI BASO SU UNA SOLA VALUTAZIONE
L’esplosione di questo tipo di negozi, spuntati come funghi un po’ dappertutto e aumentati del 22,5 per cento nell’ultimo anno, non si può spiegare solo con la crescita delle quotazioni dell’oro. Né con la corsa a far fruttare qualche vecchio oggetto nascosto nel comò. Certo sarebbe un errore pensare che la gran parte dei Compro Oro sia in mano a ricettatori e truffatori, però la polizia ha scoperto che, in almeno il 14 per cento di questi punti vendita, si svolgono attività illegali. A destare i maggiori sospetti sono i casi di licenze comprate e rivendute nel giro di pochi mesi, giusto il tempo di piazzare della refurtiva. Mentre alcune indagini svolte tra il 2008 e il 2010 hanno riscontrato un aumento dei furti anche del 70 per cento nelle zone dove c’è più di un punto vendita di questo tipo di negozi. E se chi abita nei paraggi non deve di certo sentirsi sotto assedio, è lecito che sorga qualche sospetto. Alcuni Compro Oro, poi, potrebbero svolgere anche l’attività (non autorizzata) di banco dei pegni, dalla quale è facile sconfinare nell’usura. Insomma, senza criminalizzare un intero settore, è sempre bene tenere gli occhi aperti. E, soprattutto, non fermarsi né al primo negozio né alla prima valutazione, magari perché convinti dai modi cortesi del negoziante oppure incalzati dalla fretta di vendere e di avere subito i soldi.