Sullo sfondo c’è uno spicchio della notte di Hong Kong, luci colorate come al luna park. Davanti, la bella faccia di Chris Martin, la pelle dorata dall’abbronzatura e il berretto d’ordinanza, che fa pendant con gli occhi chiari. Il leader dei Coldplay, in Asia per il Music of The Spheres World Tour, si rivolge ai 29 milioni di followers della pagina ufficiale della band con un breve, prezioso, video. «Ho notato che ultimamente alcune persone stanno lottando un po’ contro la depressione, me compreso, così volevo parlarvi di alcune cose che mi stanno aiutando durante i concerti e nella vita in generale, nella speranza che possano servire anche a voi», spiega il musicista britannico.
La ricetta anti-infelicità di Chris Martin
Nella sua ricetta anti-infelicità, ci sono la scrittura libera («scrivi per dodici minuti tutto quello che ti passa per la testa e poi brucia o butta via il foglio»), la meditazione trascendentale e la propriocezione («un tipo di movimento corporeo che aiuta a riequilibrare il cervello»), il libro The Oxygen Advantage («ottimo per la respirazione»), il film Sing Sing, l’album di Jon Hopkins Music For Psychedelic Therapy e le musiche di Chloe Qisha («che mi rende molto felice»). Martin aveva già affrontato il tema della salute mentale, raccontando di aver sofferto di depressione a lungo, dopo la separazione da Gwyneth Paltrow nel 2014. «Non pare, quindi, essere il suo caso, ma capita spesso che si abusi del termine “depressione”, utilizzandolo come fosse un sinonimo di “tristezza”», spiega la dottoressa Ilaria Consolo, psicoterapeuta e vicepresidente dell’Istituto italiano di sessuologia clinica di Roma.
Tristezza e depressione non sono sinonimi
La tristezza è un’emozione, la depressione è una malattia: una differenza sostanziale. «La tristezza fa parte della vita di ognuno di noi», chiarisce la dottoressa Consolo. «Può essere intensa e duratura, ma ha un andamento fluttuante e, in genere, cause scatenanti che si possono individuare. Di solito, quando si è tristi si continua a vivere, si affrontano le giornate, si resta funzionali. E, nonostante tutto, è possibile trovare momenti di conforto e di sollievo. La depressione, invece, è una sofferenza profonda, che occupa completamente il nostro spazio interno e ruba ogni capacità di provare gioia e piacere. Tutto diventa difficile, ci si sente spossati, apatici, svuotati, anche mangiare o dormire si trasforma in un’impresa. È come se si fosse intrappolati in un lungo tunnel nero. Per trovare la via d’uscita, consultare uno specialista è necessario».
Cosa fare quando si è tristi? Gli ingredienti della ricetta anti-infelicità
Nella nostra società performante, che ci vorrebbe sempre attivi, sorridenti ed efficienti, la tristezza è spesso fraintesa, vista come un’anomalia da eliminare in fretta. «Invece, a differenza della depressione che paralizza, è un’emozione che merita ascolto perché può aiutarci a cambiare in meglio», prosegue la psicoterapeuta. «Ci segnala che qualcosa dentro di noi ha bisogno di attenzione. Ci invita a fermarci, a rivedere le nostre priorità, a ritrovare l’equilibrio. Non va ignorata né respinta in blocco: va attraversata con pazienza, ma può certamente essere alleviata». Ben venga, allora, ogni ricetta anti-infelicità, soprattutto se, come suggerisce il leader dei Coldplay, ci dà una mano a riconnetterci con il nostro mondo interiore, attraverso la musica, la scrittura, l’arte in genere, così come il tempo trascorso in compagnia di chi ci fa stare bene. «Possono bastare dieci minuti al giorno da dedicare a un’attività che ci piace. Leggere, cucinare, chiacchierare con un’amica, camminare: non servono grandi gesti e ognuno deve trovare la propria strategia, tenendo a mente che il benessere fisico e quello emotivo sono interconnessi».
Cura il tuo corpo, e occhio ai social
«Mangiare bene, dormire il giusto, stare alla larga dagli eccessi: prenderci cura del nostro corpo, o almeno evitare di trascurarci, contribuisce sicuramente a contenere la tristezza», dice la dottoressa Consolo. «È d’aiuto anche trovare un buon equilibrio tra i momenti di confronto con gli altri – fondamentali per dare voce ai nostri bisogni e mettere ordine tra i nostri pensieri – e quelli di solitudine, silenzio e raccoglimento. A questo proposito, specie nelle fasi caratterizzate da una flessione dell’umore, suggerisco di non esagerare con i social: alimentano il senso di inadeguatezza esponendoci a continue immagini di felicità e successo, spesso artefatte».