Qual è l’inghippo delle app di incontri
Laura, 48 anni, segretaria, è su Tinder, l’app di dating, da 5 anni, da quando cioè si è separata. È un’utente impegnata, «coscienziosa e diligente», come si definisce lei stessa ridendo: passa anche 2 ore al giorno mandando messaggi, scrollando profili e pianificando appuntamenti con uomini che sembrano promettenti. «All’inizio mi piaceva. Mi faceva sentire di nuovo “in pista”, desiderabile. L’entusiasmo si concretizzava nella sensazione che un messaggio o uno swipe potessero trasformarsi in una possibilità reale, in un amore nuovo» racconta. È proprio su questo che capitalizzano le app di dating: l’idea di un’eventualità. Almeno fino a oggi. Perché adesso, invece, tutto sembra “sgonfiarsi”: quella che doveva essere un’occasione più semplice per incontrare qualcuno si è trasformata in una modalità che richiede pazienza, attenzione, sforzo, costanza, come fosse un lavoro, e che di conseguenza crea sempre più frustrazione ed esaurimento.
Sos burnout da app di incontri
A provare questa sensazione di “fatigue” sono in tanti, più di quanti si possa pensare. Al momento in Italia non abbiamo ancora dati ufficiali, ma quelli americani ci dicono che il trend è in crescita. Da una ricerca di Singles Reports del 2022 si evince che negli Stati Uniti il 78,37% degli adulti tra i 18 e i 54 anni ha sperimentato il “dating burnout”, complice l’utilizzo forsennato delle app di incontri. Ma perché ci danniamo ad affastellare appuntamenti su appuntamenti? «Perché ci fa sentire vivi, importanti. Perché sempre più spesso molti di noi sentono di avere una scadenza, che non è tanto legata all’età – “Oddio sono vecchia” – ma al fatto che gli altri fanno e noi no, che gli altri hanno raggiunto certi traguardi e noi invece siamo indietro. E questo manda in tilt il nostro sistema di bisogni e desideri» spiega Valeria Locati, psicoterapeuta (@unapsicologaincitta).
La ricerca dell’amore non deve diventare un lavoro
Un po’ come la Fomo, la paura di essere tagliati fuori, hai presente? Scorri la bacheca Facebook o Instagram e vedi che la tua amica sta partecipando a una festa che sembra essere fighissima o ha trascorso una bellissima giornata in montagna con il suo compagno. Tutti sembrano avere vite più interessanti della tua, che resti a scrollare il feed sul tuo telefono. Ed è lì che scatta la frustrazione, ma soprattutto quella necessità di dover uscire, incontrare, conoscere. «Che non sarebbe sbagliata se vissuta come desiderio e non come lavoro, fatica perché devo pensare a come vestirmi, a come pormi. Perché tutto deve essere perfetto» continua la psicoterapeuta. «Inviare messaggi a estranei sulle app di dating, esibirsi dando il meglio di sé, aspettare il match o una risposta è demoralizzante, ti svuota» sottolinea Laura.
Perché diventiamo schiavi delle app di incontri
Eppure, nonostante tutto, il tempo, la noia, l’impoverimento, la fatica, la frustrazione, Laura, e come lei moltissime altre persone che usano app di dating, si sente obbligata a continuare ad andare sulle app, guidata da un mix di ottimismo e paura che, se si disconnette, perderà l’occasione di incontrare quello giusto per lei. Ed è proprio per questo che le dating app non stanno scomparendo, anzi registrano un forte incremento dei ricavi. Perché siamo disposti a pagare addirittura un abbonamento extra che ci permette di applicare più filtri, dandoci l’impressione di sprecare meno tempo e di avere più possibilità di incontrare chi rispetta i criteri che siamo convinti di volere: più alto, più biondo, più giovane, più interessante, della Bilancia….
Come uscirne
Un circolo vizioso, insomma, da cui però si può venire fuori per godersi nuovamente il piacere di uscire. «La soluzione, secondo me, non è disconnettersi dalle app di dating: sono uno strumento utile e non, come si pensa, una dimensione meno vera, perché, sì, ci si conosce online ma poi ci si vede, ci si frequenta di persona, come succede in qualsiasi appuntamento» spiega la psicoterapeuta Valeria Locati. «Piuttosto, se ci sentiamo sopraffatti e frustrati dalla ricerca e dai risultati poco gratificanti, dovremmo fare un passo indietro, dandoci del tempo per concentrarci su cosa vogliamo davvero. Quello che chiamo “centratura sul sé”. Che non vuol dire diventare egoriferiti ma riscoprire cosa desideriamo, re-imparare a desiderare ciò che ci fa stare bene e che magari non è lo stesso che fa stare bene gli altri».
Prova gli appuntamenti “ponderati”
Smettere di fare swipe e di mettere cuoricini a raffica può essere davvero una boccata d’aria che ti permetterà di chiarirti le idee. Lo confermano i trend 2024 della app di incontri Bumble. L’idea è quella di rallentare e di preferire “appuntamenti ponderati”, tenendo traccia del loro numero per garantire qualità più che quantità. «Per rallentare è necessario messaggiare e incontrare solo chi ci interessa. E per farlo basta partire dalle domande più semplici: “Chi mi fa stare bene?”, “Chi mi fa venire voglia di passare del tempo con lui?”, “Chi mi fa venire la curiosità di conoscerlo?”» conclude la psicoterapeuta. Proprio come ha fatto Laura, che negli ultimi mesi rallentando – per scaramanzia lo dice sottovoce – forse ha trovato “the one”, come lo chiama lei, la persona giusta.
Conosci Bumble?
Fondata da Whitney Wolfe Herd nel 2014 e arrivata da noi 6 mesi fa, Bumble è già tra le prime 15 app di incontri in Italia. Piace soprattutto alle donne perché è “women-first”. Significa che a fare la prima mossa siamo noi: un ribaltamento di ruoli pensato per mettere le donne a proprio agio e anche per ridurre i rischi di molestie. Non a caso Bumble significa “bombo”, un insetto simile alle api, e, come le api regine all’interno dell’alveare, nella app sono le donne ad avere il potere.