Il disordine… non è tutto uguale! Sì, c’è disordine e disordine. La tendenza a essere disordinati viene spesso accostata a una mente geniale. Fra i grandi disordinati della storia troviamo lo scrittore Mark Twain e grandi scienziati come Albert Einstein, al quale non per caso viene attribuito la celebre citazione: “Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa, allora, è segno una scrivania vuota?”. Al tempo stesso, situazioni in cui il disordine prende il sopravvento e il caos diventa una costante di vita possono diventare la spia di un disagio a livello psicologico. Tu a quale (dis)ordine apparteni?
“In ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto“
Carl Gustav Jung
Che cos’è il disordine?
I racconti sacri di molti popoli della Terra usano parole simili per raccontare l’origine del mondo: all’inizio era il Caos. Al territorio del caos appartiene tutto ciò che non è ancora addomesticato, materia oscura e informe. Si tratta di uno spazio e un tempo antecedenti all’ordine a cui dà inizio l’opera della creazione. Letteralmente, ordine è “movimento”, dalla lingua greca, andare, e nel suo procedere, azione che dà le regole. Nella mente dei popoli antichi cosmo è il concetto di un universo ordinato, in cui è stata data una forma al caos. Ordine, sinonimo di eleganza, compiutezza, armonia. Il disordine, invece, diventa scompiglio, dis/armonia, devianza rispetto alla regola.
Se l’ordine è avere, o trovare, il proprio posto nel mondo, disordine è il non (ri)trovarsi. Di qui anche l’idea di confusione e straniamento che porta con sé questa parola. Eppure, nel flusso inarrestabile del perdersi c’è così tanto da incontrare! L’onda travolgente del caos fa perdere l’orientamento e ogni riferimento, ma sa condurci attraverso percorsi nuovi e ci dà occasione per sperimentare, fino alla sorgente del nostre capacità creative, là dove ogni senso prende forma. Secondo un’indagine del 2013 condotta presso l’Università del Minnesota e pubblicata sulla rivista “Psychological Science” l’ambiente in cui viviamo influisce sui nostri comportamenti. Mentre un ambiente di lavoro organizzato e strutturato favorirebbe azioni orientate al benessere e alle regole, in un luogo caotico sembra diminuire la stabilità e aumentare la creatività.
Nell’esperimento del test citato i soggetti con un ufficio più ordinato mostravano di scegliere spuntini più sani e fare donazioni più generose (in quel caso verso un ente benefico) ma essere meno creativi quando si trattava di immaginare tutti gli usi possibili di una pallina da tennis, a differenza di chi lavorava in un ambiente più caotico, il quale si distingueva dagli “ordinati” per donazioni più contenute, snack meno sani e più idee quando si trattava di ideare soluzioni. Si potrebbe dedurre che le persone più ”ordinate” nell’ambiente in cui vivono lo sono anche con il corpo? Se fare ordine ha anche a fare con il dare e darsi delle regole, forse disordinato è chi sa pensare fuori dagli schemi: evadere dalla norma e usare quello che è stato chiamato pensiero laterale.
Imparare a pensare fuori dagli schemi
Il pensiero laterale o pensiero divergente è istintivo, dinamico, fluido; soprattutto, agisce a un livello inconscio, un territorio situato più in profondità rispetto alla superficie di ciò che controlliamo. Elaborato dallo psicologo statunitense Joy Paul Guilford, può essere aiutato ed esercitato. Uno dei modi per potenziare il pensiero divergente passa attraverso l’immaginazione: sognare a occhi aperti aiuta a riraccontarci le nostre storie, permette di ricombinare le informazioni e metabolizzarle. Viaggiando con la mente incontriamo nuovi orizzonti. All’improvviso appaiono sentieri differenti rispetto alla strada principale, percorsi non lineari: soluzioni che non sapevamo di poter pensare.
In lingua inglese esistono diversi termini per dire “disordinato”. Una è “disorganized”, che rende bene il concetto di ciò che porta scompiglio nell’ordine del cosmo e non trova posto. Un altro modo è “messy”, una parola bellissima che può essere tradotta come “essere in uno stato di confusione”, ma in realtà significa molto di più. Nel latino tardo del 1300 “mess” è un termine usato in ambito culinario. Identifica una porzione di cibo liquido o “pulpy”, morbido, quale, per esempio, zuppe, latte, verdure bollite, porridge. Dentro c’è l’idea dell’eterogeneità, il miscuglio, ma anche della circolazione degli elementi, comunicazione. Come il pensiero divergente, scopriamo dentro a “messy” l’atteggiamento di sa esercitare una molteplicità di punti di vista e un modo diverso per affrontare le cose, capace di lasciarsi andare e farsi contagiare.
Il ruolo della mente inconscia
È stato calcolato che prendiamo una media di 35000 decisioni ogni giorno. Se fosse effettivamente così si tratterebbe di una scelta ogni 1,5 secondi circa, considerando il numero totale di secondi in una giornata, 86400. Secondo alcuni questo calcolo, divulgato da un noto motore di ricerca, non è supportato da evidenze scientifiche. Probabilmente nessuno di noi conosce con esattezza il numero delle scelte a cui ci affacciamo. Ma possiamo riflettere sulla definizione che diamo di “scelta”. Il processo decisionale è continuo e inarrestabile: le scelte, infatti, non accadono solo davanti ai grandi bivi dell’esistenza. Prendiamo decisioni ogni istante, continuamente, e quel che è più stupefacente è che della maggior parte non ce ne rendiamo conto. Anzi, per ironia della sorte a volte sono le piccole azioni invisibili, con la loro catena di azioni e reazioni, a condurci ai grandi incroci della vita. Il classico effetto farfalla: piccole variazioni nelle condizioni iniziali, all’interno di un sistema, danno origine a grandi variazioni. Da un’onda uno tsunami… e la maggior parte delle volte si tratta di onde di cui siamo inconsapevoli.
Accade anche nella vita. Ci imbattiamo in tempeste che, non lo avevamo previsto né visto, erano già lì, contenute in una piccola cosa trascurata. Accade perché, come dicevamo, non siamo consapevoli dei nostri processi interni. Non si tratta di un fattore legato alla distrazione. Il fatto è che se ogni decisione fosse a un livello conscio, probabilmente finiremmo per impazzire. Il nostro sofisticatissimo cervello per millenni si è esercitato a sopravvivere. Per farlo, ogni istante, il nostro sistema “prende decisioni” al posto nostro. Un po’ come quando inciampiamo e ritroviamo l’equilibrio senza cadere, ma quasi ce ne rendendiamo conto solo dopo che è successo. Attraverso la pelle, gli occhi, le orecchie e ogni recettore sensoriale vengono raccolte informazioni: il nostro è un corpo che “sa”. A salire in superficie sono le punte di un iceberg sommerso: alcune decisioni importanti e “dubbie”, su cui riflettere, a fronte di innummerevoli azioni decise nello spazio di decine di secondi, dal modo di attraversare una strada al panino scelto guardando la vetrina di un bar o la postura assunta durante una passeggiata (a meno che non si inizi a farci caso!).
Lascia parlare il disordine per te
Il coach Robin Sharma nel suo libro “Il club delle cinque del mattino” (TRE60 Editore) raccomanda una semplice ispirazione da copiare dai grandi leader. Se vuoi cambiare la tua vita inizia a eliminare le scelte più superflue, come i vestiti da indossare: prendere decisioni risucchia energia. Ridurre il numero di decisioni che prendiamo quotidianamente costringe a concentrarci solo su alcune, le più vitali e importanti per noi. Ogni secondo la mente è attraversata da informazioni, dati, memorie, desideri. Navighiamo in questo oceano senza rendercene conto perché modifichiamo continuamente l’oggetto dei nostri desideri: i nostri sogni vengono ridiscussi e modificati in base alle necessità del momento. Se da bambini si ha chiaro in mente ciò che si vuole, una volte diventate adulte solo poche persone continuano a ricordare i loro desideri e bisogni autentici con questa lampante chiarezza. Barattiamo i sogni originari con il bisogno di normalità, con le rate del mutuo e della macchina, o con l’idea di ciò che, secondo noi, sia possibile o impossibile.
La mente inconscia, “unconscious mind”, è una riserva di sensazioni, pensieri, bisogni, memorie, un territorio in ombra fuori dal cono di luce proiettato dall’attenzione consapevole. Freud parlava dell’Unbewusstes, il regno dell’inconscio, una dimensione nascosta di cui già si discuteva nell’antica Grecia. Per tornare al test iniziale, in cui veniva chiesto di immaginare tutti gli usi possibili di una pallina da tennis, forse non stupisce che una scrivania disordinata possa suggerire nuove connessioni. Chi sa abitare il disordine offre alla mente stimoli, immagini, oggetti da (ri)combinare insieme, con cui elaborare nuovi significati. È la radice profonda di “mess”, come abbiamo visto: miscuglio di cose diverse. Inizia a immergerti in questa eterogeneità, provaci: guardala come a una ricchezza. Il senso di meraviglia e stupore della nostra esistenza viene anche da questa capacità di farci cogliere alla sprovvista, mantenerci aperti al nuovo e flessibili. Sarà la soluzione a bussare alla porta. La mente inconscia lavora per noi e offre i suoi nuovi germogli. Esercitando “l’attitudine al disordine” saprai vederli e coglierli, farne un bouquet e intrecciarli, trasformarli in ghirlande, trapiantarli e creare un giardino di idee sempre più ricco.
Pro e contro del disordine in 5 punti
Come esercitare il lato più creativo del disordine senza cadere nel vortice distruttivo del caos? Ecco alcune idee e raccomandazioni.
1. Che cosa racconta la tua postazione di lavoro?
Per un cuoco è essenziale che la cucina sia rigorosa e ben organizzata, ne va dell’igiene e dei tempi di consegna, a volte rapidissimi. Viceversa, se il tuo lavoro lo consente, lascia che la tua scrivania abbia una sana percentuale di disordine. Ritagli, fotografie di famiglia, oggetti: non sai da dove potrebbe arrivare la prossima ispirazione
MA
Periodicamente, cambia l’ordine. Un’ottima occasione può essere quella delle pulizie: non solo ti permetterà di eliminare vecchi documenti ormai inutili e mantenere l’igiene, ma aiuterà la mente a evidenziare nuovi stimoli e associazioni mentali.
2. Da cosa dipende essere disordinati?
Spesso, aimè, dall’educazione e dallo stile di vita imparato da bambini. Adulti abituati a mettere a posto al posto dei piccoli o genitori maniaci dell’ordine possono essere ugualmente deleteri, perché allontanano i bambini dal senso di responsabilità. La
vecchia regola che ci sia “un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto” aiuta l’organizzazione di casa e la vita in comune: può essere imparata a qualsiasi età, insegnata con successo a figli e nipoti. Dopo tutto, il partner e la nostra famiglia non è detto debbano soportare il nostro disordine cronico
MA
Se l’ordine diventa una fissazione prova a rovesciare la prospettiva e fai l’esercizio opposto: prova a lasciarti andare e accogliere un po’ di caos, in casa e nella tua vita. Una dimora ordinata e pulita è bella perché, come ci suggerisce la lezione degli antichi, è armonica. È normale che pavimenti e cucine si sporchino velocemente, soprattutto quando in casa ci sono bambini e adolescenti, ma pensa a quanta ispirazione si respira in un salotto allegramente in disordine e pieno di giochi. Meno perfezionismo, più armonia: questa è l’intuizione da seguire per diventare persone più ordinate senza stress.
3. Chi è disordinato è più intelligente?
No, non esistono test in grado di dimostrare una volta per tutte la nostra intelligenza, anche perché, come spiega lo psicologo e docente Howard Gardner nelle sue ricerche sulle intelligenze multiple, non abbiamo un unico tipo di intelligenza. Probabilmente, invece, i disordinati sono più flessibili mentalmente ed è anche per questo che risultano più creativi. Uno studio condotto presso l’Università di Groeningen ha evidenziato che il soggetto più disordinato tende a reagire alle novità con meno ansia, è più pronto e flessibile al cambiamento.
MA
Attenzione, quando la capacità di cambiare diventa incapacità di fermarsi. Puntare l’attenzione e fissare i propri obiettivi ha bisogno di una componente fondamentale: il tempo. Secondo le ricerche oggi la quantità di attenzione che siamo disponibili a dare si riduce drasticamente, anno dopo anno. Siamo sempre meno concentrati, complici forse i ritmi stressanti della vita, il continuo mordi e fuggi delle notizie, il modo in cui fruiamo di internet e della tecnologia. Ogni tanto è bene fare un check up… alle proprie emozioni. Di che cosa ho bisogno veramente? Quali sono i miei sogni? Sapersi fermare e darsi tempo è un atto di coraggio e lealtà verso se stessi. Altrimenti il rischio è di cercare di afferrare ogni stimolo possibile senza, in definitiva, stringere e godersi nulla.
4. Tutta la tua vita, dalla casa all’auto e l’ufficio, trabocca di stimoli.
Qualcuno lo chiama disordine, per te ogni oggetto è una storia che hai incontrato, uno stimolo, l’invenzione per un nuovo hobby. Ti riconosci in questa descrizione? Ottimo, fino a quando tutto questo sa darti ispirazioni positive. Adesso prova a fare un passo indietro. Se l’auto è piena di oggetti e casa tua invasa da cartoni di roba dove a stento riesci a trovare un posto dove sederti, forse hai un problema con la tendenza a accumulare. Lo spazio in cui ti muovi deve essere un ambiente vivibile. Le case in cui viviamo a volte impongono un limite, per questo disfarsi di vestiti e oggetti a volte diventa realmente una necessità. Non solo, quando il disordine diventa un caos che non ti fa respirare può accadere di trovarsi in presenza di un disagio più grande, spia di stati depressivi.
MA
Salvare e custodire vecchi oggetti, per esempio da restaurare, può costituire un hobby bellissimo, eccitante quanto scovare vecchi pezzi vintage e vestiti fra negozi e mercatini. Tuttavia, quando le spese mensili salgono e lo spazio di casa si riduce perché continuiamo a “riempire” e “riempirci” è il momento di riflettere. Che cosa rappresenta per te il bisogno di tappare ogni buco? Dietro può esserci una voragine emotiva e parlarne con le persone giuste può diventare il sostegno necessario per intrapredere un percorso di cambiamento.
5. Ordine sì, ma attenzione controllo
Quando il controllo diventa una costante di vita l’ansia può denotare un disturbo di tipo ossessivo maniaco-compulsivo. In casi come questi, anche non diagnosticati, può emergere una difficoltà più o meno marcata quando si tratta di affrontare situazioni nuove, cambiamenti di lavoro e di vita, perché vengono toccate strutture mentali e convinzioni più profonde. Cambiare fa paura come una strada da percorrere al buio: non possiamo pre-vedere, ci costringe ad andare incontro agli ostacoli e stare nell’adesso. Questa è una delle maggiori difficoltà, vivere nel momento. Stare nel presente significa doversi esercitare a prendere la temperatura emotiva attimo per attimo, senza idee preconfezionate, vivere nel flusso.
MA
Esercitati, con dolcezza, alla flessibilità. Senza forzare la mano, mettiti in situazione nuove e fallo ogni giorno. Truccarsi con la mano che di solito non utilizzi, scegliere un colore nuovo o un abito che di solito non oseresti: sperimenta, con il corpo e le abitudini di vita. Prova percorsi diversi. Porta scompiglio nell’ordine stabilito. Il disordine ti destabilizzerà e forse spaventerà, ma lentamente imparerai che lasciarsi andare è possibile e, tutto sommato, vivere (al)la giornata aumenta la quantità di risate, spensieratezza e avventura della nostra vita.