Il disturbo post traumatico da stress fu introdotto nel 1980 nel Manuale Diagnostico (DSM III) dell’Associazione psichiatrica americana. Il suo riconoscimento come sindrome specifica fu una risposta medica, sociale e politica al 20% di veterani della guerra del Vietnam che presentavano gravi disturbi psichici e di reinserimento sociale.
La sigla che definisce il disturbo è PTSD (dall’inglese Post-Traumatic Stress Disorder) ed indica un complesso di disturbi psicologici conseguenti ad un evento traumatico, vissuto come stress estremo o eccezionale. I disagi vanno dall’apatia allo spavento, dalla malinconia allo stordimento, che insorgono al solo ricordare il trauma.
La causa principale e scatenante del PSD risiede in un evento ben identificato ed esterno alla persona.
Che cos’è
Quando nella vita irrompono un disastro, una catastrofe o un incidente, non è raro sperimentare la sensazione di non avere più il controllo sul mondo circostante: ci si sente disarmati, infelici, vittime di un mondo ingiusto e cattivo. Si ha la sensazione che qualcosa dentro di sé rischi di spezzarsi e forse di non tornare più come prima.
Se il solo sentire parlare attraverso radio, televisione e internet di eventi tragici ci turba, l’essere coinvolti da un trauma può restare impresso nella mente come un marchio a fuoco.
I più sensibili si sentiranno a lungo assediati da continui ricordi, sensazioni, incubi, che compariranno davanti agli occhi come la proiezione di un film del terrore, disturbando il sonno e la veglia. È la sindrome post traumatica da stress: la persona affetta da questo disturbo può vivere per lunghi anni nel tormento di un passato che sommerge il presente, impedendo di incamminarsi verso il futuro.
Ne parliamo con il Professor Roberto Pani, medico specialista in Psicologia Clinica, docente all’Università di Bologna.
Cause
Tra gli eventi traumatici che possono essere causa del disturbo post traumatico da stress figurano:
– grandi disastri dei mezzi di trasporto (es. incidenti aerei, ferroviari, navali);
– catastrofi naturali (terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche);
– catastrofi ambientali (es. incidenti a centrali nucleari);
– attentati terroristici, crollo di palazzi-
– eventi traumatici che riguardano i singoli individui, come violenza sessuale, aggressione fisica, incidente stradale, scippo, rapina.
Il coinvolgimento in “eventi traumatici estremi” che possono dar luogo al disturbo post traumatico da stress è inteso, secondo i più recenti assunti in psichiatria, in senso allargato. Il disturbo può essere scatenato da tre livelli di partecipazione:
– l’esperienza personale diretta di un evento che può comportare lesioni grave o minacce alla propria integrità fisica;
– l’assistere ad un evento che comporta morte, lesioni o altre minacce all’integrità fisica di altre persone;
– il venire a conoscenza della morte violenta o improvvisa, di grave danno o minaccia di morte relativi a familiari o amici intimi.
Le conseguenze psicologiche del trauma dipendono anche dalla persona che lo subisce.
Disturbi conseguenti a un trauma
La psichiatria moderna ha individuato due forme distinte di disturbi che si susseguono ad un trauma:
– il disturbo acuto da stress, ovvero una manifestazione acuta che insorge entro poco tempo dal trauma e che può risolversi anche da sola entro un mese;
– il disturbo post traumatico da stress cronicizzato, cioè una manifestazione psicopatologica a lungo termine che, raramente si risolve da sola. Può essere una cronicizzazione della forma acuta, oppure al contrario può insorgere improvvisamente anche dopo anni dall’evento traumatico.
Sintomi
Il trauma apre un vero e proprio squarcio nel senso di realtà e nell’equilibrio della persona colpita, che rimane prigioniera del passato. Come si manifesta il disturbo post traumatico da stress? In genere attraverso quattro modalità:
1) Ri-esperienza, cioè il continuo rivivere l’evento traumatico e consiste in un insieme di ricordi e sensazioni così intensi e realistici da dare alla persona la netta sensazione di essere immerso nel momento catastrofico.
2) Evitamento, cioè evitare in modo persistente gli stimoli che evocano il trauma (per esempio, in caso di incidente automobilistico, evitare di guidare la macchina).
3) Ottundimento, cioè l’appiattimento psicologico concretizzato nel desiderio di rifugiarsi in un mondo solitario che escluda il mondo esterno. Si riduce l’interesse e la partecipazione alle attività precedentemente ritenute piacevoli.
4) Eccitabilità, fa riferimento all’ansia generalizzata e all’aumento della sovraeccitabilità di cui la persona non soffriva prima del trauma.
Il disturbo post traumatico da stress, poi, è caratterizzato dal passaggio attraverso fasi alterne in cui la persona cerca di rimuovere l’esperienza traumatica e altre in cui essa riaffiora violentemente, da momenti di assopimento e apatia a reazioni emotive esagerate.
Il traumatizzato è come un’automobile che va a balzi, con acceleratore schiacciato a tavoletta, e con il freno a mano contemporaneamente tirato al massimo.
Cura
Non esiste una cura specifica: per contrastare i sintomi e per brevi periodi si possono eventualmente utilizzare farmaci ansiolitici, da prendere al bisogno sempre dietro obbligatoria prescrizione medica.
Il trattamento vero e proprio del disturbo post traumatico da stress, invece, si articola su due livelli: farmacologico e psicoterapeutico. Sarà il medico specialista in psichiatria a prescrivere, caso per caso, la terapia indicata ad alleviare i disturbi nel tempo. In alcuni casi si interverrà sulla depressione, in altri sulle crisi di ansia, o sull’iperattività, disturbi del sonno e così via.
Per quanto riguarda la psicoterapia, invece, l’intervento dello psicoterapeuta deve mirare ad aiutare la persona traumatizzata a rielaborare l’esperienza scioccante e collocare il trauma nel “tempo passato”. La vita del paziente è come una strada ostruita da una frana che non permette di raggiungere la destinazione. I ricordi rappresentano un ostacolo che non fanno vivere il presente e che impediscono di progettare il futuro.