Le donne italiane e la politica: un rapporto molto complicato che ha indagato in maniera molto puntuale e approfondita Marianna Aprile, nel suo nuovo libro Il grande inganno, un’analisi del ruolo che hanno svolto le donne accanto ai politici protagonisti degli ultimi anni della politica italiana.
Una progressiva scomparsa di una figura che avrebbe potuto essere assimilabile a quella della first lady e che via via si sta traducendo nella assordante assenza di un ruolo pubblico femminile, figure silenti funzionali alla costruzione mediatica dei compagni, tanto che per gli ultimi leader politici l’assenza del ruolo politico della compagna è stato affiancato da una sovraesposizione pop. Marianna Aprile ci conduce in questo viaggio alla scoperta di quello che in realtà non abbiamo mai avuto, tanto che la domanda con cui si apre il libro è: “perché non abbiamo neanche una first lady?”
Ne Il grande inganno Marianna Aprile intende rispondere a questa domanda. L’abbiamo intervistata per farci raccontare come mai il ruolo nella donna nella politica è (ancora) così limitato.
Le donne italiane e la politica: quali sono le cause per cui non abbiamo avuto ancora una premier donna?
Sono molte e riguardano anche le donne che la politica non la fanno. Hanno a che fare con una cultura che tende a conservare il potere politico (e non solo) in mani maschili e con strutture rigide (come quelle dei partiti ma anche delle aziende, dei giornali…) che sono difficili da scalare e che tendono a conservarsi sempre uguali a se stesse.
A questo va aggiunto che l’organizzazione del lavoro, ovunque, è studiata su ritmi al maschile e non tiene conto della necessità – tutta ancora in capo alle donne – di conciliare la cura della famiglia con la professione. Infine c’è una causa che più direttamente dipende dalle donne e di cui parlano Emma Bonino e Maria Elena Boschi nelle interviste che mi hanno rilasciato per il libro. Ha a che fare con la riluttanza con cui le donne si propongono per ruoli apicali. Per la paura di prendere porte in faccia, spesso non ci si prova neanche. Facendo un favore agli uomini e precludendosi ancor di più sbocchi già parecchio complicati da avere.
Come vengono “usate” le compagne dei capi politici nella loro immagine pubblica e strategia di marketing?
Alla stregua di ogni altro elemento (figli, mamme, nonne…) della vita privata dei leader. Da quando i politici di primo piano hanno iniziato a comunicare seguendo gli schemi e i codici delle celebrities, il privato è diventata una fiche importante da giocarsi. E, tra tutte, la fiche più efficace è quella sentimentale. La coppia funziona sempre: intriga, incuriosisce, scatena prurigini e allo stesso tempo è rassicurante. I politici lo sanno e la usano. Alcuni, anche in chiave anti-gossip, come forma di difesa preventiva da possibili rumors sul proprio privato. Non è un fenomeno nuovo, è nato con la Seconda Repubblica. Ora sembra solo più evidente per il proliferare di mezzi di informazione, soprattutto social.
Cosa si può fare per modificare il “senso comune” e incoraggiare la leadership femminile partendo dal basso?
Innanzitutto, crederlo possibile. Nella politica, nelle scienze, nelle arti, nell’imprenditoria, siamo pieni di figure femminili che il mondo ci ha invidiato e ci invidia (penso a Fabiola Giannotti, appena riconfermata alla guida del CERN, o a Samantha Cristoforetti, alle tante imprenditrici di successo). Abbiamo però la tendenza a considerarle eccezioni. Serve un cambio di prospettiva per iniziare a vederle come la prova che se si vuole si può.
Le donne e il potere: perché gli italiani fanno ancora così fatica ad accettare che una donna abbia la leadership?
Innanzitutto perché ci sono poche donne leader: sono ancora gli unicorni della politica. Poi per una sorta di reazione inconscia basata sulla diffidenza: siamo tutti consapevoli di vivere in un sistema politico che si declina al maschile, quindi se vediamo una donna avvicinarsi alla leadership siamo portati a chiederci cosa ci sia dietro, come sia arrivata così in alto. A tutto pensiamo tranne che ai meriti. E a proposito di inconscio, molta della fatica che facciamo a immaginare una donna leader dipende dal fatto che tutti, in fondo, la vedremmo meglio a casa con marito, figli e genitori anziani da accudire. C’è un gran lavoro culturale da fare. Nelle case di ciascuno di noi. Io nel libro lancio al lettore un invito che è anche un po’ una sfida. Chiedo di provare a riscrivere la propria storia personale focalizzandosi solo sulle figure femminili che le hanno impresso una qualche accelerazione o svolta. È un esercizio sorprendente che mostra come in ciascuna delle nostre case c’è stata almeno una leader, ma non l’abbiamo riconosciuta o non l’abbiamo raccontata.
Il gossip “rosa” cosa ci racconta dei nostri politici?
C’è il gossip rosa che i politici “subiscono” e quello che i politici “agiscono” in prima persona (o per interposto spin doctor). Nel primo caso, il gossip svela quello che di sé un politico non vorrebbe mostrare (debolezze, vizi, frequentazioni improprie) e che anzi magari prova a coprire con uno storytelling sentimentale patinato. Nel secondo caso, il gossip rosa serve a rassicurare il lettore-elettore, a farlo immedesimare (“guarda, anche io sono padre, anch’io sono marito…”) e spesso anche a distrarlo da qualche magagna o qualche criticità più strettamente connessa all’attività del politico.
Qual è la “proto-first lady” che ti ha incuriosito di più e per quali motivi?
Da sempre, sono affascinata dalla figura di Veronica Lario. Una figura femminile e politica (molto politica) complessa e originale. Una donna che negli anni in cui la politica le ha imposto un ruolo (che non voleva) è stata a seconda delle fasi un sostegno e una oppositrice di suo marito, sempre cercando di mantenere la propria autonomia dalla ingombrante e controversa figura di lui. Dietro la Veronica pubblica, si intravede un enorme lavoro che la Veronica privata ha fatto su di sé negli anni e che mi ha sempre molto incuriosita.