L’enneagramma della personalità

Il termine “enneagramma” proviene dalla lingua greca: ennea, “nove” e gramma, “disegno”. Il test della personalità dell’enneagramma è un modello in circolazione fin dagli anni ’60 che individua nove differenti tratti caratteriali che a livello grafico vengono espressi da un simbolo organizzato in nove punti.

Quali sono le origini del simbolo dell’enneagramma? Non lo sappiamo. Sembra facesse parte di una conoscenza segreta vecchia di secoli e che un tempo l’enneagramma fosse utilizzato come strumento per l’iniziazione dai maestri sufi, i mistici dell’Islam.

In tempi moderni è Georges Ivanovič Gurdjieff, filosofo e maestro spirituale di origine greco-armena che attraverso la danza porta in Europa la mistica sacra dei dervisci. In fuga dalla rivoluzione russa trova rifugio prima a Essentuki, non lontano dal Mar Nero, poi a Tiflis, l’attuale Tbilisi, in Georgia: insieme a un primo gruppo di allievi apre un “Laboratorio di Consapevolezza” dove sperimenta quelli che diverranno celebri come “movimenti” o danze sacre. Gurdjieff, che nel giugno 1919, costituisce l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo, riprendendo il sapere millenario dei mistici Sufi, fra gli esercizi per lo sviluppo del sé propone l’enneagramma, che ottiene suddividendo l’agire umano in nove caratteri: nove modalità di comportamento a cui corrispondono altrettante tendenze, paure, strategie di difesa,modalità di relazione con il mondo. Punti di partenza su cui riflettere e lavorare.

Negli anni Sessanta il filosofo boliviano Oscar Ichazo e in seguito Claudio Naranjo, psichiatra e psicoterapeuta cileno, riprendono il simbolo citato fra le pagine del libro “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, scritto da Pëtr Dem’janovič Uspenskij sugli insegnamenti di Gurdjieff. L’enneagramma diventa uno strumento per l’analisi delle strutture caratteriali, una sorta di mappa con cui osservare la propria personalità, utilizzata dalla psicologia e nell’ambito del counseling.

Enneatipi, 9 tipi di personalità

Nove tratti del carattere a cui appartiene una certa visione del mondo: l’attitudine verso la vita e il nostro modo, peculiare e spesso inconsapevole, di difenderci dal mondo, le nostre strategie. Vedere le caratteristiche della propria personalità significa svelare tratti sepolti nell’ombra e portare alla luce ciò che consapevolmente vogliamo osservare. Per osservare, evolvere e trasformare i nostri tratti più caratteristici invece che esserne imprigionati.

Le informazioni sui nove enneatipi sono tratte dall’opera di Claudio Naranjo, “Carattere e nevrosi”. Potresti riconoscerti in più caratteristiche, tuttavia uno di questi tratti è di solito prevalente e può costituire il punto di partenza per un’osservazione su noi stessi.

Ogni essere umano viene al mondo con una serie di bisogni: i genitori tentano di dare risposta come possono alla necessità fondamentale di amore e nutrimento. Ciascun genitore è anche una persona e come tale porta con sé la sua storia, che spesso non conosciamo mai del tutto. A loro volta i genitori sono stati bambini, con bisogni e necessità negate o incomprese. Il bambino reagisce al mondo intorno a sé con dei comportamenti e per reagire alla mancanza di ciò che non trova sviluppa certi comportamenti piuttosto che altri. Questo ci ha aiutato a sopravvivere nel mondo in cui ci siamo trovati: ci siamo adattati, ma è proprio a partire dai nostri adattamenti che possiamo riflettere sulla nostra identità.

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Enneatipo 1 – Rabbia e perfezionismo

Una rabbia che assume la forma del risentimento: il tipo perfezionista espresso nell’enneatipo uno è rabbioso ma esprime ira in maniera controllata. “L’ossessione di dover migliorare le cose, che si traduce in una qualità peggiore della vita propria e degli altri”, spiega l’autore: uno squilibrio fra lealtà al dovere e piacere, pesantezza e leggerezza, ponderatezza dell’età adulta e senso del gioco infantile.

Il senso pignolo dell’ordine; sul piano mentale la tendenza a rimuginare. Chi è convinto di fare meglio degli altri: “devo fare tutto io”. All’apparenza pacate, misurate nei gesti e signorili, si tratta di persone che nascondono una rigidezza interiore ben celata dalla cortesia formale. La carica di aggressività rimane inespressa, tuttavia si manifesta con espressioni di rabbia come la critica, che può diventare una vera e propria caccia all’errore e fare sentire gli altri colpevoli, maldestri, oppure la tendenza ai rimproveri moralistici. L’intento costruttivo andrebbe verso il desiderio di migliorare se stessi e gli altri, ma si scontra con un atteggiamento pretenzioso e prepotente, la tendenza a imporre controllo e disciplina.

Ipercontrollo, autocritica e disciplina d’altro canto sono anche verso se stessi e possono nascondere incapacità di accettarsi e frustrazione emotiva, di qui il bisogno di impegnarsi sempre di più per essere considerati persone di valore. Nella tua vita hai dovuto lottare per “guadagnarti affetto e amore”? Esigevano molto da te? La rabbia parla di un bisogno d’amore e riconoscerla può portarti a intraprendere un grande viaggio di cambiamento. Accettare questa emozione significa provare a rispondere in modo nuovo a un bisogno di tenerezza e accettazione sepolto in una parte molto antica di noi stessi, che si è dovuto nascondere per crescere.

Enneatipo 2 – Superbia

Generosità apparente: il dare finalizzato alla seduzione o autoglorificazione, con queste parole l’autore descrive l’enneatipo due, proprio di chi è preso da se stesso. Gentile, dolce, seduttivo, sa anche diventare aggressivo, impulsivo e arrogante. Desiderio di piacere e capacità di delegare le responsabilità possono tradursi in un atteggiamento di dipendenza emotiva e nella tendenza ad aggrapparsi ai rapporti.

Espressione diretta della superbia è il “recitare la parte della principessa” scrive l’autore. Tuttavia, dietro l’indipendenza esibita nel comportamento possono nascondersi le ferite d’amore di un orgoglio calpestato e umiliato. Senza il sostegno del mondo intorno a noi non riusciamo a superare l’esperienza della frustrazione dando valore a noi stessi e questo rischia di trascinarci in un’estenuante rincorsa impossibile: cercare il proprio riconoscimento attraverso l’amore dell’altro. In questo caso il bisogno di intimità, anche a livello fisico, può diventare tendenza alla possessività, mentre la ricerca del piacere si trasforma in una gratificazione solo apparente.

Quali sono i tuoi veri bisogni? Toccare quanto grande è la fame d’amore dietro la maschera di orgoglio che mostri al mondo può essere il primo passo per scoprire il tuo valore imparando a nutrirti. Invece di riempire freneticamente il vuoto inizia a chiederti che cosa ti dà realmente gratificazione e soddisfazione nella vita di tutti i giorni.

Enneatipo 3 – Vanità

Far bella figura, anche quando tutto va storto, potrebbe essere questo l’impegno di fondo che connota l’enneatipo tre. È una persona alla ricerca del successo, in ottima forma e brillante, allegra, ma in realtà l’immagine messa in scena nasconde l’inganno della confusione fra ciò che si vende agli altri e quello che si è davvero. Dietro il fascino irresistibile e la vivacità possono nascondersi una grande rigidità e una tensione di fondo. Capaci di accattivarsi la simpatia e attirare l’attenzione, in realtà si auto-limitano senza soddisfare il bisogno di essere visti.

Sarei amato se fossi davvero come sono? Il senso di solitudine è reso più doloroso dalla paura di esporsi e dal timore del rifiuto. Nonostante il brio quando la fame d’amore è così grande da non renderci fiduciosi nel nostro potenziale anche il miglior risultato è una lotta e un affannarsi che sotto cela una continua rincorsa, un obiettivo dopo l’altro. Di frequente, l’enneatipo tre è una persona capace di portare a termine le cose velocemente e con precisione; piacevole nei modi, brillante e appariscente in società, brava nella conversazione. Tende a cambiare aspetto a seconda del contesto; è un tipo pragmatico e razionale. Un elemento frequente è la competitività: calcolatore, può usare se stesso e gli altri per arrivare dove vuole. Si tratta di persone spesso afflitte da ansia e tensione.

Il messaggio per l’enneatipo tre? Lasciare che l’ottimismo di superficie si sgretoli potrebbe farci precipitare nel vuoto della mancanza di fiducia ed è questo a produrre ansia, tuttavia è a partire da qui che possiamo costruire una reale vicinanza a noi stessi, nudi e autentici. La solitudine fa paura, è vero ma cosa accadrebbe se tu iniziassi a vederti e riconoscere tutto l’impegno messo nell’ottenere l’amore di cui hai bisogno? Tu non sei i tuoi ruoli né i tuoi risultati, smettere di fare-fare-fare è il primo passo per il cambiamento. Fermati.

Enneatipo 4 – Invidia

L’invidia è la dolorosa manifestazione di una carenza: si desidera qualcosa che appare sempre sfuggente, di cui ci si sente privi. “Non a me” è la frase che risuona dentro: alla frustrazione si aggiunge il senso di povertà e il non sentirsi degno di questo qualcosa che manca e che viene cercato sempre all’esterno, come se ne si fosse sprovvisti. L’enneatipo quattro è irrequieto; può mostrare una tendenza al pessimismo e all’autosvalutazione. Parla (fin troppo)delle sue difficoltà agli altri e così facendo aumenta il tempo passato a lamentarsi e il suo ruolo di vittima.

L’amore in questo senso diventa uno strumento con cui riconoscere se stessi, trovare fiducia e appoggio, incoraggiamento. È una persona empatica, specialmente verso la malattia o le angosce degli altri; ricca di immaginazione, ha un elevato senso di accudimento e qualche volta può accadere che si cacci in situazione non ideali, in cui verrà ferita. Può diventare il peggior nemico di se stesso quando si guarda attraverso la tristezza delle ferite emotive e si crogiola nella malinconia. Ama l’amore romantico e in fondo crede che la felicità sia un bene effimero, il senso della perdita è sempre dietro l’angolo. I tratti su cui lavorare? Bassa concezione di sé, senso di inadeguatezza, tendenza a vergognarsi e sentirsi ridicoli sono caratteristiche riscontrate in connessione a questo enneatipo, insieme all’attaccamento alla regole e, talvolta, il goffo tentativo di imitare chi sembra più originale e spontaneo. Il lavoro da fare è trovare il coraggio per sintonizzarsi sulla propria sofferenza e andare verso il proprio desiderio d’amore iniziando a prendersi cura di sé.

Un grande passo potrebbe essere… smettere di parlare agli altri e iniziare a farlo con se stessi, senza feedback altrui in cambio. La questione con l’enneatipo quattro ha anche a che fare con la presenza degli altri. Essere cordiali, premurosi e pronti al sacrificio può trasformare la tendenza alla cura nel rischio di diventare schiavi delle situazioni, ecco perché per uscire da questa trappola masochista può essere utile iniziare a concentrare l’attenzione su di sé, ma farlo rivolgendosi davvero a se stessi, senza cercare appigli in quello che la nostra reputazione (o web reputation!) può guadagnare o perdere nell’opinione altrui. Lavorare sulla propria capacità di indipendenza tocca la sfera della solitudine, un passaggio obbligato non tanto, o quanto meno non solo, nell’affrontare lo stare da soli a livello fisico bensì affrontare il proprio cammino da soli a livello mentale, senza gli altri come riferimento.

Enneatipo 5 – Avarizia

Trattenere dentro di sé per paura, ecco il senso dell’avarizia: dietro l’impulso ad accumulare (non solo beni materiali, ma anche valori, saperi o obiettivi) c’è il senso di una grande povertà: un vuoto antico. Un altro aspetto dell’enneatipo cinque è la facile rinuncia che si traduce nella rassegnazione a non stringere rapporti di amicizia o amore. Tendenza all’obbedienza compulsiva e al perfezionismo; incapacità di vedere i propri bisogni profondi.

Persona di grande sensibilità, timida, gentile e spesso taciturna, più vulnerabile di quanto appaia all’esterno, dove può apparire rigida e inibita. La vera rinuncia è… rinunciare ai propri desideri. Quindi, procrastinare rimandando progetti e velleità, rapporti, amori, idee. A volte non è l’amore a mancare, ma il fatto è che non ci permettiamo di sentirlo, viverlo e, prima di tutto, manifestarlo. Questo è un motivo per cui iniziare a dare potrebbe essere la chiave per introdurre un cambiamento di vita.

Il coinvolgimento fa paura. La necessità di sentirsi completamente liberi e non vincolati può nascere anche come reazione all’ipersensibilità: verremo inghiottiti dagli altri? Il segreto è nell’espressione autentica dei propri bisogni: quando ammettiamo con sincerità le nostre necessità e la nostra visione della vita, allora scompare il timore di essere annientati dall’altro. Smettiamo di essere arrendevoli e iniziamo a dire, prima di tutto a noi stessi, le nostre verità. È questo il compito: trovare la giusta distanza fra noi e gli altri, sperimentando un’autonomia sana e un equilibrio fra solitudine e bisogno di contatto. Questo è ciò che riesce a trasformare il senso di isolamento in capacità di godere della propria solitudine e vivere l’ipersensibilità come un dono anziché una limitazione. Più che la difficoltà a ricevere amore, la vera sfida per l’enneatipo cinque è imparare che darlo è possibile ed è possibile entrare in relazione con l’altro.

Enneatipo 6 – Vigliacchieria

Vigliaccheria o timidezza nel senso di un’esitazione ansiosa che ci fa retrocedere. La paura inibisce l’azione, ma in questo caso si tratta, secondo l’autore, più di un’ansia generalizzata: ci si aspetta sempre qualche inganno, si dubita degli altri. La tendenza a interpretare come una minaccia le azioni del mondo esterno a sé accentua uno stato di continua tensione e sfiducia. Si tratta di una persona ipersensibile, che viene facilmente ferita da un rifiuto o si sente umiliata dalle critiche; ha un grande potenziale di attaccamento, desidera essere amata e accettata ma si ritrae da molte situazioni della vita sociale, tende a stare sempre in guardia.

L’enneatipo sei ha una bassa autostima. Spesso mostra perfezionismo, riservatezza e rigidità: cerca il comando e prova a organizzare gli altri per coprire la propria paura, insicurezza e il senso di solitudine. In modo inconsapevole il calore verso gli altri e la gentilezza possono diventare un modo per ingraziarsi gli altri e ottenere appoggio. Un mondo pieno di pericoli, in cui non si è mai sicuri di nulla: il timore del tradimento diventa angoscia che paralizza. Allo stato di ansia si aggiunge la tendenza al controllo, talvolta ossessivo, che si aggiunge a un bisogno esagerato di fare scelte razionali. Come uscire da questo meccanismo perverso? Smettere di accusare se stessi e gli altri implica un profondo lavoro sulla fiducia in se stessi e sul senso di colpa. Fra il desiderio di sedurre o attaccare esiste un’ulteriore possibilità: smettere di essere nemici di se stessi.

Se l’altro è lo specchio di come ci guardiamo, allora iniziare a trasformare l‘immagine di sé potrebbe davvero essere l’inizio di una rivoluzione. Per esprimere noi stessi dobbiamo sempre andare oltre a un dubbio: esporci e correre il rischio di cadere. Ma la fragilità può diventare anche consapevolezza della propria vulnerabilità e trasformarsi in riconquista del proprio potere personale: il riconoscimento della propria forza interiore.

Enneatipo 7 – Gola

Immediatamente il pensiero va al cibo, in realtà ciò a cui si riferisce la gola potrebbe essere immaginato come un certo debole per il piacere: la tendenza alla tentazione, di qualsiasi genere essa sia. Una persona sensibile e vulnerabile al mondo esterno, in preda all’irrequietezza e alla ricerca di novità. Tendenza a parlare e comunicare verbalmente. Si tratta di persone indipendenti, che spesso fungono da appoggio per gli altri e possono assumere il ruolo di capo. Dietro, può nascondersi un senso di superiorità e un eccesso di entusiasmo che, però, si smorza altrettanto velocemente. Sullo sfondo, suggerisce l’autore, una frustrazione che talvolta non si è disposti a vedere.

Proprio il riconoscimento e dare il permesso a queste emozioni difficili di arrivare in superficie ed emergere alla consapevolezza è ciò che può creare una nuova modalità d’essere. Permissività e autoindulgenza anziché strategie con cui proteggersi dal dolore possono essere trasformate. Il cammino non è semplice, eppure si tratta di sperimentare, nei fatti e con la pratica di vita, la differenza fra una disciplina imposta e l’autodisciplina in senso zen. La capacità di rimandare il piacere in vista di un obiettivo più grande è ciò che aiuta il bambino a diventare adulto, ma è anche ciò che ci permette di tradurre un’idea in progetto ed ancorarlo alla realtà concreta.

Buon umore e al tempo stesso freddezza, che spesso diventa un modo per rimuovere l’ansia: per qualcuno il vero esercizio potrebbe essere smettere l’attitudine seduttiva, solare e affascinante, per iniziare a sentire con onestà e coraggio il proprio senso di inadeguatezza, che può avere radici molto lontane nel tempo, dagli scenari familiari alla scuola. In questa rivoluzione il segreto per iniziare a vivere la propria vera vita.

Enneatipo 8 – Lussuria

La passione per l’eccesso, spasmodica ed intensa, in ogni stimolo, dal sesso all’alta velocità. L’iperstimolazione, propria dell’enneatipo otto, può allontanare dalla dimensione interiore e trasformarsi in un modo per evitare le nostre emozioni profonde. A nascondersi, talvolta, è una segreta mancanza di vitalità che si compensa con l’eccesso e il tentativo di trovare la passione nell’azione. L’autosufficienza può essere messa in atto come controreazione alla dipendenza.

Ti ci rivedi? Una persona pratica e forte, a cui può capitare di infuriarsi alla minima provocazione; irritabile, tendenzialmente impulsiva, può avere difficoltà a ottemperare gli obblighi finanziari e fare piani o conformarsi alle regole sociali e alla legalità. L’audacia diventa sprezzo del pericolo e necessità di dominare quello che possa denotare debolezza. Atteggiamento ribelle e tendente alla vendetta, che per l’enneatipo otto è davvero un piatto da mangiare freddo come vuole il detto.

Nascosto, il bisogno di dimostrare al mondo e a se stessi che ciò che tutti giudicano un male tale non è: forse nella vita hai imparato benissimo a saperti muovere nella difficoltà, così tanto da trasformare l’ansia nella capacità di stare perennemente in bilico nel rischio. Eppure questa desensibilizzazione, che qualche volta si trova radicata in una storia familiare soffocante o in cui ci si sentiva incompresi, è la via verso nuove possibilità. Ad aprire il cuore si può venire travolti dalla forza delle emozioni, dall’immensità della dolcezza e del dolore… Ed è proprio questo ciò che ci rende umani.

Enneatipo 9 – Inerzia

All’apparenza contenta e generosa, il nove è una personalità dove la stabilità (eccessiva) si combina a una fondamentale resistenza al cambiamento e una tendenza conservatrice. Prova una sorta di ripugnanza verso l’analisi psicologica: la connessione con il mondo interiore è lontana. “Non creare guai” potrebbe essere il suo motto. Si tratta in un certo senso di un individuo iperadattato, che spesso nasconde dipendenza, un grande bisogno di sostegno, compagnia e affetto.

La motivazione principale verso la vita sembra essere l’adattamento e il risparmio delle energie. È una persona che cerca di piacere agli altri, sacrificando talvolta se stessa; al tempo stesso può manifestare un comportamento passivo-aggressivo. Concreta e pratica, si tratta di una persona che a volte può persino sembrare priva di umanità; è efficiente, ha un grande amore per la precisione e sa organizzare bene le cose. Tuttavia, dentro può vivere una dolorosa rassegnazione. È l’immagine della madre che pensa a tutti tranne a se stessa.

Che cosa accade una volta che ci si ritrova da soli? La mancanza di fuoco e di esperienze interiori può indurci a vivere completamente proiettati all’esterno, ma per quanto possano essere profondi i legami con un figlio o grande la dedizione alla famiglia e al lavoro, non è possibile sperimentare in maniera autentica l’amore e l’entusiasmo dell’esistenza senza attraversare se stessi. Questo significa iniziare ad ascoltare la propria voce interiore, iniziare a prendersi cura di sé. A qualsiasi età cominciare a dare a se stessi l’attenzione che forse non si è potuta avere in precedenza può essere il primo passo per trasformare la rassegnazione in un sentimento nuovo, andare oltre e (ri)scrivere la propria storia.