Dovevamo vederci, ma lei non poteva, così l’ho sentita al telefono. Per un’ora Giorgia mi ha parlato nell’orecchio.

Non so se è vero quello che si dice di lei (che sia la migliore, a parte Mina), però la voce di Giorgia a distanza ravvicinata è una sciarpa di seta che ti accarezza il cervello.

Per fortuna ho registrato, se no mi sarei ricordato solo le sensazioni, come un’onda di marea.

«Io so essere anche simpatica», questa è la prima cosa che dice.

E chi dice il contrario?

«Uuhh. Ma c’è del vero: posso essere scostante, e di cavolate ne ho fatte».

Una cosa alla volta: cominciamo dal motivo di questa conversazione.

«Sia bravo, lo dica lei, se no io le leggo il comunicato stampa».

Legga il comunicato. (Venderei l’anima al diavolo, pur di sentirla parlare)

«Ho fatto il cofanetto! Ho fatto il cofanetto! Che esperienza il cofanetto!».

Legga pure il comunicato.

«Ma è questo! Comincia così. Sono davvero contenta di averlo fatto: all’inizio avevo timore del mercato natalizio già affollato. La verità è che non ho il senso del mercato. Anche se ho l’anima del produttore. Però ho avuto troppo a che fare con la mia disorganizzazione e con i cambi di casa. Mi segue?».

Sì. (Bugia, ho in mente suoi versi da La gatta sul tetto, Farei di tutto, Parlo con te)

«La faccio breve: il titolo del cofanetto, che è uscito il 21 novembre, è Spiritolibero viaggi di voce 1992-2008, contiene tre cd con 40 canzoni e quattro inediti, e nella versione deluxe anche un dvd. Due parole sulla copertina: tengo in mano un mala, la collana dei rosari tibetani, per contare il tempo e le preghiere. Vuole essere anche il simbolo dello spirito che mi guida, o mi “disguida” secondo i punti di vista».

Il suo punto di vista qual è?

«Su me stessa? Ho fatto tante cavolate. Per testardaggine e per incazzatura. Ho vissuto così fino a poco tempo fa. Prendevo tutti e tutto di petto. Riassumo: un gran casino».

Ma anche un successo clamoroso. Tecnicamente, lei è una ragazza prodigio. Che da adulta è persino migliorata.

«Da piccolina mi dicevano che era meglio se lasciavo perdere. Però è vero che ho avuto successo presto, forse troppo presto: mi sentivo condannata a non deludere mai».

E come ha reagito?

«Facendo cavolate, appunto. Per esempio: non sono andata a cantare all’estero dopo la vittoria a Sanremo nel 1995. Poteva essermi utile».

Non parlavo della carriera: quella è nota. Intendevo nella vita privata.

(Qui, per l’unica volta nella chiacchierata, Giorgia si inceppa. Perché sono stato indelicato: per capirlo basta ricordare che, mentre la sua popolarità saliva, lei si legava, dal 1998 al 2001, ad Alex Baroni. Che dal 2002, per un incidente stradale, non c’è più. Per Giorgia un dolore devastante. Indimenticabile).

«Se pensi che c’è qualcosa di più ampio dell’esistenza terrena, puoi farcela».

Lei ha aperto un nuovo capitolo: ora ha una famiglia.

«C’è un fidanzato».

Non è una famiglia? Non volete figli?

«Sono innamorata, ma la famiglia è una struttura ben precisa. Comunque, vorrei non arrivare fuori tempo massimo. Ho 37 anni. Mettiamola così: Emanuel e io non lo evitiamo. Il bambino, voglio dire: anche se sono convinta che non è necessariamente la maternità che definisce una donna».

Qual è il tratto distintivo di una donna?

«Il carattere. Però sono condizionata dalla mia famiglia: io sono nata e vissuta nel matriarcato, tra donne forti, generose, simpatiche, mia mamma Elsa, zie e nonne. Da quella paterna credo d’aver preso una qualità molto utile».

Cioè?

«Il metabolismo. Mangio quello che voglio e resto sottile».

In effetti ha un fisico da adolescente.

«Sì, ma non dica di più, non lo prenderei come un complimento. I segni del tempo si vedono, e ci tengo. Voglio le rughe».

Mangia davvero a volontà?

«E cucino, anche: sono brava con le carni e con l’amatriciana. Condisco tutto con spezie indiane. E la mattina cornetti e cappuccino al bar».

Che difetti si trova?

«Sono troppo emotiva. E permalosa: no, permalosissima. E pigra».

Ma la pigrizia è una virtù.

«Ha ragione: mi fa somigliare ai miei gatti, che adoro, Filippo e Romeo. La vera gattara, però, è mia madre».

Sport, non se ne parla.

«Mi tengo in forma con lo yoga».

Relax?

«Ho sempre un libro con me quando viaggio, insieme agli incensi. Il mio autore cult è Italo Calvino. Il film della vita è Frankenstein junior, il primo che ho visto, con mia mamma. Ma mi rilasso anche con il terrazzo di casa: ne ho fatto un giardino».

Vizi?

«Fumo. Poco, perché non le prendo confezionate: mi faccio le sigarette con la cartina di riso. Il bello sta tutto nel rito».

Amiche vere? «Giulia e Amelia. Ma anche tra colleghe ho buone amiche: Paola Turci, Syria, Carmen Consoli, Laura Pausini, Marina Rei».

Oltre Emanuel, altri recenti incontri importanti?

«Un incontro magico con Ferzan Ozpetek, nel 2003: nel suo film La finestra di fronte c’è la mia canzone Gocce di memoria».

Si definisca in una parola.

«Stonata. Continuo a considerarla la mia condizione esistenziale: sempre fuori posto. E secondo qualche addetto ai lavori è anche la mia condizione vocale. Ma non m’interessa».

E perché non la cambia in: profetica?

«Perché?».

Lei ha iniziato nella band che si chiamava Io vorrei la pelle nera. Oggi abbiamo un presidente americano con la pelle nera.

«Ehi, non ci avevo mai pensato!».