La locandina di Favola

Cosa ci dobbiamo aspettare in questa Favola?
“Siamo nel 1950, in America. Ci sono due donne migliori amiche, Mrs Emerald e Mrs Fairytale, che sono io, e aspetta un bambino. Già c’è il fatto che provo a interpretare una donna e c’è molto lavoro da fare. Devo andare tre ore prima in teatro! E in questo mondo, apparentemente perfetto, a un certo punto succede qualcosa molto inaspettato, che cambierà per sempre le loro vite. Però in realtà, sconvolgendole, farà loro scoprire quello che veramente sono. Quindi c’è anche un lieto fine, nel paradosso e nell’ironia.

Una scena di Favola

Mrs Emerald, dice: “Dobbiamo imparare ad essere cattive”. Nella vita ci vuole cattiveria?
“No, però bisogna imparare anche ad essere cattivi. Io sono fondamentalmente un buono: il bicchiere per me è mezzo pieno sempre. Però sono così posseduto dallo “spirito di Pollyanna” che se va tutto storto potrebbe andare peggio, ma in alcuni casi è giusto anche puntare i piedi dare 4 ceffoni a Pollyanna e dirle “non rompere bambina stronza”!

 

Filippo Timi e Claudia Pandolfi

È vero che hai appena finito di girare un film?
“Due film: Ruggine (di Daniele Gaglianone, ndr) e Quando la notte di Cristina Comencini, ma non so ancora quando escono”.

 

Tanto teatro, tanto cinema, dove ti trovi meglio?
“È come chiedere a un bambino: “Vuoi più bene al papà o alla mamma?”.

Filippo Timi e Claudia Pandolfi in Quando la notte

Quando hai capito che volevi fare l’attore?
“Ho cominciato per caso, poi, più che avere delle doti, non avevo nulla  da perdere e mi sono subito messo in gioco. E buttandomi ho imparato a  non vergognarmi in scena. Più non mi vergognavo in scena e più ero  timido fuori. La mia balbuzie è questo: in scena, non balbetto mai  perché “rappresento”, nel quotidiano invece è qualcos’altro”.

 

(Nella foto, una scena tratta dal film Quando la notte)

Filippo Timi

Pensi che la tua esperienza sia servita a chi aveva la stessa difficoltà?
“Certo, ma prima di tutto io sono uno comune. Poi so perfettamente che le persone guardandomi, pensano: se ce l’ha fatta lui ce la posso fare anch’io.  È chiaro che la vita è un percorso. Però credo che la cosa più importante sia l’autoironia, cioè il prendersi in giro. È fondamentale”.
Come ti trovi a vivere a Milano?
“Benissimo! Io ho scelto di abitare qua. È un po’ cattiva, però è bello stare a Milano. Perché apparentemente sono tutti più stronzi, e se dici buongiorno alla giornalaia ti risponde magari male. A Roma no. Però va anche bene, è più piccola, quindi riesco a fare più cose. Per alcune cose è più meritocratica. Ad esempio ho trovato un teatro (il Franco Parenti, ndr) che mi produce lo spettacolo. A Roma è tutto più pachidermico, ci vuole sempre un pochino più di tempo, almeno per il teatro.

Filippo Timi, attore di cinema e di teatro

Sei il classico attore che mangia da solo in osteria, o fai la spesa e cucini?

 «A me piace tantissimo andare a mangiare anche da solo. Ma come mi piace farmi invitare a cena a casa dei genitori dei miei amici! Io adoro conoscere le mamme e i papà e stare a casa. Sono comunque un “mammone”! Poi amo tantissimo andare a fare la spesa, ma non sono bravo a cucinare. So fare cose come spaghetti con le acciughe, uova, carne. Ora sono diventato un patito di centrifughe: metto tanti frutti e frullo tutto. Mi fa sembrare anche più sano».

L'attore Filippo Timi

Tu che sei di Perugia che rapporto hai con la tua terra?
“Fortissimo! Mi hanno anche iscritto all’albo d’oro, con un premio come l’Etrusco d’oro. Ogni volta che posso torno: mi piace andare a mangiare alle sagre, e sono molto legato a mia mamma e a mia sorella”.

   

Ora a Milano vivi da solo?
“Sì sì, ma chiariamo: con chi abito son ca…i miei, e non ti dirò mai neanche se ho 40 figli”.

   

Ma tu sei un uomo che piace molto, se ti chiedessi se sei single o fidanzato?
“C…i miei! Però ti prego scrivilo, o non ti darò mai più un intervista!”