Oggi parliamo di come imparare a gestire le critiche che ci arrivano, e come fare a dargli meno importanza, in modo da vivere più serenamente.

Quante volte ti è capitato di essere talmente spaventata da una potenziale critica, da arrivare a smettere di fare le cose che ami fare e che ti verrebbero anche bene?

La paura del giudizio

Spesso questa paura che ci paralizza si presenta soprattutto quando stiamo pensando di iniziare a fare qualcosa di diverso dal nostro solito, qualcosa di più grande, anche di poco, rispetto al nostro standard. Temiamo tantissimo il giudizio negativo: “Le persone non ameranno quello che dico“, “I miei colleghi penseranno che non sono abbastanza competente“, “La mia famiglia non approverà”.

Per quanto riguarda l’universo femminile, la maggior parte delle paure che proviamo riguarda proprio quello che pensano , o potrebbero pensare, gli altri, il loro potenziale giudizio negativo. Se però vogliamo crescere, iniziare a muoverci e ad agire più in grande, è fondamentale imparare a slegarci dalla paura delle critiche: i feedback negativi, la disapprovazione degli altri non ci deve più riguardare.

La tattica dell’immobilità

Sì, ma come si fa? Molto probabilmente in passato hai adottato la tattica dell’immobilità. Siccome non sai come far fronte alle critiche, hai deciso di eliminare direttamente il problema alla radice: non ci hai nemmeno provato! Oppure hai imparato ad auto-sabotare la tua riuscita, o non parli mai dei tuoi risultati, di quello che raggiungi, oppure cerchi di conformarti ai risultati raggiunti dalle persone intorno a te, in modo da evitare di farti notare ed evitare anche le lodi. Se vieni lodata troppo, se vieni percepita come quella in gamba, potresti ritrovarti isolata rispetto ai colleghi o agli amici, perché si innescherebbe un meccanismo di invidia.

E quante volte ti sei fatta bloccare da critiche che hai ricevuto anni fa, magari ai tempi della scuola? Mi è capitato varie volte, durante le mie consulenze, di avere davanti persone che non osavano aprire un blog o scrivere delle didascalie sui Social perché non si sentivano dotate, erano convinte di non essere brave a scrivere, e questo perché la prof di italiano del liceo le aveva mortificate durante un compito in classe non particolarmente brillante. Una critica avvenuta tantissimi anni prima le aveva completamente bloccate, non si erano nemmeno date la possibilità di scoprire se quella professoressa avesse davvero ragione, oppure no: magari era solo l’argomento non compreso a fondo, o non appassionante, che aveva generato un tema poco brillante, non la loro incapacità totale di scrivere in un buon italiano!

Quando ci facciamo pietrificare dalle critiche, o cerchiamo costantemente approvazione, non possiamo crescere. Il nostro scopo però non deve essere quello di diventare fredde e impermeabili alle reazioni degli altri, ma di imparare a non renderle più un intralcio. Dobbiamo imparare ad assaporare le lodi, ma non a dipendere da loro, e dobbiamo imparare a incorporare le critiche quando sono utili, senza far sì che ci paralizzino.

Ma allora non siamo “a posto” se dipendiamo così tanto da quello che pensano gli altri? Assolutamente no! Siamo molto “a posto”, perché temere le critiche è una cosa molto normale!

Perché quello che dicono gli altri ci importa così tanto

Il primo motivo è che per noi donne le relazioni interpersonali hanno una grande importanza. In quanto donne abbiamo una naturale tendenza alle relazioni: siamo culturalmente abituate a prenderci cura degli altri, ci impegniamo a preservare l’armonia e la connessione nella nostra famiglia, nella nostra comunità o nel nostro team di lavoro. Vogliamo essere gentili, per noi è come una luce, e questo è indubbiamente un aspetto positivo del nostro orientamento alle relazioni.

Il problema di questo focus sulle relazioni è quando non ci esponiamo per paura di essere isolate, di offendere, di non piacere più: siamo talmente orientate alla relazione con gli altri da essere profondamente ferite dalle loro critiche, e cerchiamo costantemente lodi e approvazione.

Un altro motivo per cui ci importa così tanto delle critiche altrui è che spesso siamo iper-consapevoli delle reazioni altrui: è come se ci trovassimo dentro una “stanza” perennemente rumorosa. È come se il mondo intorno a noi fosse una stanza piena di mood, dinamiche interpersonali, cambiamenti, ed emozioni delle persone presenti: è un “rumore silenzioso”, fatto dal linguaggio del corpo, dal tono di voce, e dagli sguardi delle persone presenti. Sentire le emozioni degli altri è una cosa positiva, perché ti rende sensibile e attenta, ma rischia anche di farti diventare un camaleonte che cerca di adattarsi alle emozioni che sente intorno a se.

Le donne fisiologicamente capiscono meglio le espressioni del viso e il linguaggio del corpo altrui: siamo state “disegnate” per questo, per prenderci meglio cura dei nostri piccoli, quando non possono ancora comunicare con noi parlando. È quindi normale per noi avere più informazioni sui pensieri e sulle emozioni di chi ci circonda, ma non è sempre utile. Se sei nel bel mezzo di un’importante presentazione in pubblico, e vedi qualcuno in sala che ti disapprova, questo può influire pesantemente sulla tua performance, farti diventare ansiosa, farti distrarre dal tuo vero obiettivo e arrivare a farti concentrare sul convincere una sola persona contrariata, che magari non conta nulla.

Questo rumore costante e diffuso può rendere difficile sentire e rispettare la tua voce più interna e vera.

Se guardiamo alla storia dell’umanità, siamo arrivate fin qui anche grazie all’influenza sociale e al piacere agli altri. Per la maggior parte della storia, la sopravvivenza delle donne è dipesa dall’approvazione degli altri e da quanto piacevano: non potevamo proteggerci da sole fisicamente, legalmente e finanziariamente, ed è stato così per millenni. Piacere a chi aveva potere era una strategia di sopravvivenza, ed è per questo che la disapprovazione sociale rappresenta ancora adesso una grande insicurezza per le donne, anche se non significa più essere in pericolo di vita: è come se fosse scritto nei nostri geni, è normale fare tanta fatica a ignorare l’opinione degli altri!

Inoltre abbiamo paura di essere attaccate personalmente. Pensa a tutte le donne che sono state attaccate, e lo sono tutt’ora, per essersi esposte, tipo Hillary Clinton o Laura Boldrini. La cosa più brutta è che questi attacchi personali molto spesso vengono anche da altre donne! Possiamo essere terrorizzate dalle critiche anche perché, quando riguardano le donne, sono volgari, vergognose e molto personali. È normalissimo vedere una donna che si espone e riceve tantissime critiche, e chiedersi “Cosa direbbero a me?” E la risposta ci paralizza.

Un altro motivo per cui temiamo le critiche è che noi donne viviamo, e subiamo, un focus culturale sul nostro aspetto fisico. Le ragazze crescono imparando che è molto importante la loro apparenza: ovunque passa il messaggio che il destino di una donna è legato a quanto è attraente, soprattutto a quanto un uomo la troverà attraente. Il concetto che passa è “Come sei vista da fuori è più importante di come ti senti dentro“: è facile capire perché le lodi e le critiche che riceviamo dagli altri pesano così tanto.

In ultimo c’è il mito della brava ragazza. Quante volte ci siamo sentite dire: “Sii carina, fatti notare dagli altri, sii piacevole, sii modesta, non essere mai arrabbiata, aggressiva o arrogante, non sta bene che una ragazza sia così o cosà, faccia questo o quello”? Nel momento in cui qualcuno ci critica, soprattutto se lo fa per un aspetto in cui non ci sentiamo particolarmente forti, allora ci sentiamo trasgressive e di conseguenza a disagio.

> Ripensando a quanto vi ho detto finora, qual è, o quali sono, i fattori che hanno avuto un maggiore impatto su di voi? Vi viene in mente qualche esempio specifico?

Come imparare a far fronte alle critiche che riceviamo

1. Le critiche non parlano di te, parlano della persona che ti ha criticato

Pensiamo che i feedback o le critiche che riceviamo dicano qualcosa sulle nostre abilità, sui nostri punti di forza e sulle nostre debolezze, sulla nostra performance in generale, ma non è così! Il feedback ti parla solo della persona che te lo ha dato (pensa ad esempio a tutti gli artisti che non sono stati apprezzati nella loro epoca)!

Hai presentato un’idea di business a un investitore e lui ti ha risposto che non è interessato? Questo non dice nulla sulle tue qualità di imprenditrice, ma ti dice che cosa ha attirato la sua attenzione e che cosa no.

I tuoi famigliari pensano che tu sia una mamma irresponsabile? Questo ti fa capire quale sia la loro idea di che cosa voglia dire essere un genitore responsabile, non dice nulla sulle tue capacità come madre.

I feedback ci fanno capire quali sono le opinioni e le preferenze di chi ci ha dato il feedback, non ci dicono nulla sul nostro merito o sul nostro valore!

Nel momento in cui capisci e fai tuo questo concetto, sei libera, anche di cercare i feedback e di incorporarli.

Non devi scappare dai feedback, perché in realtà riceverne è utile e importante: è vero, non ci parlano di noi e del nostro valore, ma sono comunque importanti perché ci dicono se stiamo raggiungendo le persone che vogliamo raggiungere.

Il feedback diventa quindi per noi un’informazione emotivamente neutra che ci dice cosa risuona con la nostra audience, cosa coinvolge chi vuoi coinvolgere, cosa influenza chi vuoi influenzare. Hai un blog e scrivi un post che non riceve nessun commento? Hai capito che quello è un argomento al quale la tua audience non è interessata, ma non c’entra nulla con le tue capacità di scrittura.

> Vi è mai capitato di ricevere un feedback negativo? Ecco, cosa potrebbe dirvi quel feedback della persona che ve lo ha dato?

2. Impara a incorporare e fare tuoi i feedback che hanno un’utilità strategica, e lascia andare al resto.

I feedback vanno filtrati, non sono tutti utili, specialmente se sei un’innovatrice.

Ogni volta che ricevi una critica, chiediti “Di quali critiche devo tenere conto per raggiungere più efficacemente i miei obiettivi? E quali posso ignorare perché non hanno alcun impatto sulla mia incisività?

Tanto per fare chiarezza, di solito non ci servono i feedback di:

  • amici e parenti, perché ci mettono dentro le loro opinioni personali sull’argomento, oppure le proprie paure e i loro tentativi di supportarci al meglio, tenendoci il più possibile al sicuro. Per loro prendersi cura di noi può voler dire non farci fare nulla di nuovo e sconosciuto perché è potenzialmente pericoloso.
  • mentori ed esperti, perché magari non capiscono del tutto la nostra idea, possono sentirsi minacciati dal nostro successo, oppure non conoscono la nostra audience.

Devi ascoltare e chiedere feedback alle persone che vuoi raggiungere, o a chi prende le decisioni. Ad esempio, solo i tuoi potenziali clienti possono dirti se il tuo servizio, o il tuo prodotto gli piace e gli è utile oppure no. Impara a domandarti: “Chi sto cercando di influenzare o di coinvolgere? Loro sono gli unici da cui voglio un feedback

> Riflettete un attimo: c’è un consiglio che avete ricevuto di recente a proposito del vostro lavoro che è potenzialmente utile, ma non cruciale, che potete semplicemente ignorare anziché perdere tempo nell’incorporarlo?

3. Come ti dicevo prima, se una donna si fa notare, ha successo, “gioca in grande”, è criticata: non c’è niente da fare!

Il cambiamento di mindset che devi fare è quello di smettere di pensare che la critica sia il segnale di un problema, e iniziare invece a pensare che la critica segnali semplicemente il fatto che stai facendo un lavoro importante e visibile. Le donne che si espongono ricevono lodi e critiche, è inevitabile: qualcuno le adora, qualcuno tirerà loro dei pomodori!

Guardati intorno e cerca come modello una donna che abbia imparato a far fronte alle critiche che riceve: qualcuno che conosci, una leader sul lavoro, una figura pubblica, attuale o no, e quando senti salire la preoccupazione per una critica che potrebbe arrivare, chiediti “Come lo gestirebbe lei? Come risponderebbe lei?“

> Facciamo un po’ di brainstorming tutte insieme: chi è il tuo modello di donna libero dalle critiche? Cerchiamo una donna il cui lavoro o le cui parole l’hanno messa di fronte a pesanti critiche, ma che è andata avanti comunque in un modo che ammiri.

Un esercizio che consiglio sempre alle mie coachee che temono le critiche è questo: vai su uno store di libri online e cerca le recensioni sotto un libro di un’autrice che ami. Cerca le recensioni a 5 stelle e leggine alcune. Cerca le recensioni a 1 stella e leggine alcune. Nota come, riguardo alla stessa caratteristica del libro, magari a come sono stati sviluppati i personaggi, una persona sia entusiasta dal loro realismo, e una delusa perché ha trovato i personaggi banali. Cosa puoi imparare da questo?

4. Le critiche ci fanno male quando riflettono quello che pensiamo di noi stesse

Ci sono critiche che ci scivolano addosso e nemmeno ce la ricordiamo. Le critiche che ci feriscono sono quelle che sono l’eco di un nostro disagio interiore. Se la critica è allineata con una credenza che abbiamo su noi stesse, allora ci farà malissimo e ci paralizzerà; se tocca qualcosa che non pensiamo di noi, allora o la ignoriamo, oppure la accettiamo, la incorporiamo e andiamo avanti.

Quello che ci sembra un doloroso problema di imparare a gestire le critiche, è molto più spesso un problema di quello che pensiamo di noi stesse: non siamo seccate perché Tizio ha detto quello che ha detto, ma perché quello che Tizio ha detto ci ha fatto sentire più forte il dolore per quello che crediamo, o temiamo, di noi stesse. Quando capiamo che il dolore della critica non viene da fuori, ma dalla nostra realtà interna, è allora che abbiamo il potere nelle nostre mani! Possiamo usare le dolorose esperienze di critica per scoprire le credenze negative che abbiamo su di noi, e possiamo spostare il focus dall’altro a dentro di noi, per capire quali sono le nostre credenze su noi stesse che hanno reso quella critica così dolorosa. Se questo è un tema per te molto forte, ti invito ad andarti a vedere le dirette che ho fatto qui sui canali di DMNow a proposito di autostima e di gestione delle emozioni.

> Se pensi alla critica più dolorosa che hai ricevuto, in che modo ha toccato una credenza negativa che hai nei confronti di te stessa? O in che modo va a toccare qualcosa che temi sia vero di te?

Per concludere, ricordati che qualsiasi cosa tu faccia, o non faccia, qualcuno ti criticherà sempre. Quindi tu impara ad ascoltare quello che va bene per te, e agisci. Fai piccoli passi e agisci comunque.

Silvia Lanfranchi
Silvia Lanfranchi
The Quiet Coach

Silvia Lanfranchi, “The quiet coach”, si occupa di mindset coaching per le piccole imprenditrici. Aiuta le donne a ritrovare la leggerezza mentale per raggiungere i propri obiettivi, nel lavoro e nella vita personale.

Un passato da architetto e da social media manager e un evidente presente da multipotenziale. Impazzisce per tutto quello che è oro rosa.