L'album Inno

L’immagine con cui si presenta racconta tutto. Gianna Nannini non vuole più essere solo un’icona rock. E sulla copertina del nuovo album Inno si mostra come non siamo mai stati abituati a vederla: con un cappotto simile a un saio e con un sorriso dolce sul volto. Al nostro incontro è ancora cambiata: né rock né francescana. Gianna sembra un Peter Pan in T-shirt rossa. Ride, scompigliandosi i capelli: «Sulla copertina di questo disco sono diversa, è vero. Intanto non sono incinta come nell’ultima! Ma l’opera è del fotografo Jean-Baptiste Mondino: è stato lui a suggerirmi un abbigliamento essenziale e a convincermi che potevo ridere. Io non ci sono mai riuscita, al massimo sorrido. Però sto imparando».

L’album Inno di Gianna Nannini

Un nuovo look affidato a Giorgio Armani

La Nannini sarà essenziale anche in tour, dato che il suo look l’ha affidato a Giorgio Armani (la prima data è il 12 aprile a Roma, per informazioni www. livenation.it). Scelta non scontata per una che ha fatto la rocker tutta la vita. «Il rock è morto quando è diventato una moda ed è finito sulle passerelle. Perciò ho scelto di cambiare, anche fisicamente». Nonostante ciò, durante l’incontro Gianna sfoggia un guanto di pelle nera che le fascia la mano.

"Resto sempre una punk"

«Resto sempre una punk» dice. Dal 2006, quando ha pubblicato l’album Grazie, la cantante è tornata in vetta alle classifiche. E a coronare il suo successo, anche privato, c’è la figlia Penelope. La nascita della piccola, due anni fa, ha però scatenato un vespaio di polemiche perché, secondo molti, Gianna Nannini (allora 54enne) era troppo in là con gli anni per diventare mamma. Lei non si è fatta sfiorare dalle critiche e ha tenuto la privacy sotto chiave.

Una ninnananna per la figlia Penelope

Oggi invece di sua figlia parla, e molto. Penelope l’ha ispirata nel comporre le nuove canzoni. «Ero al pianoforte, avevo una melodia in testa. Penelope è arrivata a rompere, come fanno tutti i bambini con i genitori. Il microfono era aperto e lei canticchiava “nein, nein”: un “no” tedesco che chissà come aveva imparato. È nata NinnaNein, la terza ninnananna della mia carriera, la prima scritta espressamente per mia figlia. Ora gliela canto per farla addormentare, e funziona.

I consigli per la figlia Penelope

Tempo fa la mettevo a letto con un pezzo che m’ero inventata: “Paraponzi Paraponzi la ninnananna degli stronzi”. Forse era un po’ forte». Gianna Nannini sa ridere, quando
parla di Penelope, che «canta meglio di me. Almeno per ora». Non ha consigli da darle: i figli vanno lasciati camminare da soli. «Mi auguro però che non sia impulsiva. Io non riesco a regolarmi, vado fuori tempo anche quando canto. Ricordo il consiglio di Mara Maionchi, con cui ho firmato il mio primo contratto discografico. Mi ha detto: “Conta uno, due, tre prima di rispondere”. Sono passati tanti anni, ma non sempre ce la faccio».

Il riferimento per una generazione

Le chiedo se sa di essere un punto di riferimento per generazioni di donne italiane e che effetto le fa. «Essere un modello è una responsabilità troppo grande» dice. «Io comunico quello che mi arriva, e regalarlo agli altri mi dà gioia». E poi confessa: «Come si fa a essere un punto di riferimento con questa impulsività che mi segue ovunque? A volte mi chiedono: faresti politica? Rispondo che la politica l’ho sempre fatta, con le canzoni. Tutti conoscono le mie prese di posizione in questi anni: potrei schierarmi con le istituzioni io che sono anti-istituzionale per natura? Io credo nel volontariato. Nel dare agli altri senza chiedere niente in cambio».

Inno: l'album della rinascita

Inno è l’album della rinascita. Da neo-mamma, da donna con un’immagine nuova, da essere umano che ha attraversato il dolore. «Vivo un rinascimento esistenziale, per questo voglio celebrarlo. Negli ultimi anni ho perso tante persone importanti, in particolare un amico che oggi non c’è più (è Danny, a cui è dedicata una canzone dell’album, ndr). Le perdite che si affrontano, siano un amore, un amico, qualunque cosa cara, per me sono come dei fermo-immagine che non se ne vanno. E ogni volta mi schiantano emotivamente. Il ricordo di chi mi ha lasciato ha però creato nuova vita: è questo che ho voluto dire nel disco, è questo che ho imparato».

"Il mio corpo vintage"

Gianna Nannini è oggi diversa. «È cambiata la mia musica ed è cambiato il mio corpo negli ultimi anni, specie con la maternità. Diciamo che è un corpo “vintage”, se mi guardo nuda allo specchio mi faccio un po’ paura. Ma penso che sia come uno Stradivari, ha in mente quei vecchi violini? Ecco, c’è una parte di quello strumento che chiamano “l’anima del violino”, ed è quella che un bravo musicista deve saper tirare fuori. È la cosa che cerco di fare anch’io oggi: tirare fuori l’anima».