Sultani e principi, templi e palazzi sontuosi, profumi di spezie e piantagioni di caffè: questo è il cuore di Giava, l’affascinante isola indonesiana. Se la capitale è una metropoli aggressiva, la regione centrale, legata a doppio filo al proprio passato, si muove al ritmo lento del gamelan (orchestrine dei tipici strumenti musicali locali), tra risaie a terrazze e alberi di frangipane.
Yogyakarta, che tutti chiamano Yogya, è la principale città: grande, caotica quanto basta e molto simpatica. Colorata e allegra, ha un gran mercato lungo la via principale che porta alle residenze dei sultani. È cresciuta, infatti, attorno al Kraton, la fastosa residenza del sultano. Le guardie, con gli eleganti sarong, il caratteristico turbante e la fascia alta in vita con il kriss (pugnale dalla lama a ziz zac),
infilato sulla schiena, guidano i visitatori attraverso le sue sale. La domenica mattina nel grande padiglione centrale si assiste alle danze giavanesi che raccontano complicatissime storie di corte ritmate dal suono del gamelan. Usciti dal palazzo si entra nel Taman Sari, il Castello dell’Acqua, antico padiglione del piacere dei sultani, con una piscina colma di fiori.
Attorno si apre un quartiere di piccole case abitate da artisti che dipingono i più ricercati batik dell’isola.
Superato il dedalo di stradine si arriva al Pasar Ngasem, il mercato degli uccelli per i quali i giavanesi nutrono una vera passione. Non c’è casa che non abbia la sua gabbia dove cantano gli esemplari più variopinti e rari. I migliori piatti della gastronomia giavanese sono preparati da Balé Raos (Jalan
Magangan Kulon 1), ristorante ricavato in un padiglione di fianco al Kraton. Si dorme al Dusun Jogja Village Inn (Jalan Menukan 5,www.jvidusun.com.id), boutique hotel and Spa dal design balinese con camere da 88 euro.
Nella foto, panoramica sul monte Bromo, uno dei vulcani nel cuore dell’isola.