L’età dell’hookup
Nello slang giovanile “Hook me up” ha il significato di “I hooked up with her/him” cioè “ho avuto un rapporto casuale con una lei o un lui” senza una reale esplicitazione di ciò che si è fatto.
Da tempo si riflette sulla difficoltà a concepire la sessualità come oggetto di scambio e priva di sentimentalismi. Finalizzata semplicemente al piacere e non alla relazione. Tale fenomeno si sta diffondendo, da qualche anno, soprattutto tra i giovani.
Secondo uno studio americano (Freitas, 2000) basato su 2500 interviste rivolte agli studenti universitari, l’adolescenza e la giovinezza sono ormai diventate l’età del beccarsi e dell’incontrarsi considerate però come esperienze fugaci.
Ma cos’è l’hookup?
È il famoso rimorchio, l’aggancio indolore per il quale non c’è necessità di conoscersi. I ragazzi si incontrano con l’obiettivo di fare sesso ovunque capiti: nei bagni, nei corridoi, per terra e, nei campus americani, sembra che tale attività sia regolamentata da un veto al coinvolgimento emotivo. L’hookup non avviene in conseguenza di una serata di sballo o sotto l’effetto di droghe bensì per scelta!
L’accordo riguarda la possibilità di fare sesso anche più volte con la stessa persona senza che ci sia un sentimento sottostante e l’opportunità si conquista tramite l’utilizzo di bigliettini lasciati in posti strategici come ad esempio in bagno oppure tramite appuntamenti su social network come Facebook (magari tramite un poke) o Twitter.
L’hookup può richiedere qualche minuto come anche un’intera notte e può riguardare un semplice bacio, sesso orale o un amplesso completo. La scelta è determinata prevalentemente dalle ragazze che concentrate sulla loro carriera scolastica rifiutano qualsiasi coinvolgimento sentimentale per non distrarsi dal corso di studi. In effetti, le stesse molto più determinate dei ragazzi tendono maggiormente a preferire situazioni fugaci e poco significative ma soprattutto a prendersi ciò che vogliono!
Tale “gioco” è diffuso oltre che negli USA, in Gran Bretagna e nel Nord dei paesi europei ma non tantissimo in Italia. D’altro canto è vero che nei College americani gran parte delle relazioni nascono e durano nel tempo fino al matrimonio per cui il Mito dell’hoopuk ha la prerogativa di dimostrare una paura evidente a farsi coinvolgere in un legame serio.
Un buon éscamotage per non soffrire d’amore. La negazione è il meccanismo di difesa più immediato e, attraverso di essa, si può ovviare a qualsiasi coinvolgimento emotivo poiché persiste un rifiuto alla relazione. Si negano cioè parti di sé, eludendo la possibilità di mettersi in gioco e di gestire eventuali emozioni che un rapporto d’amore può suscitare.
E perché?
Vivere quotidianamente nella vita di un altro, provare la sensazione di dipendenza non sempre gestita con criterio, può portare a considerare la relazione come una sorta di vincolo o, così come definita da loro, un “cappio” dal quale è possibile districarsi soltanto soffrendo. Meglio il carpe diem che patire…
È facile quindi considerare di poter intervenire tempestivamente sull’aspetto affettivo e sull’intimità prima che sulla sessualità come comportamento agito. Quest’ultimo risulta essere un modo per esprimere un disagio più profondo che esclude la possibilità di conoscere nello specifico l’intimità componente fondamentale in un rapporto d’amore che si basa sul sentimento reciproco. L’aggancio, quindi, non è l’unica soluzione ma l’evitamento di un’esperienza che si fa fatica a compiere: l’amore.