Ci sentiamo sbagliate a ogni età

Non mi ero mai occupata, né preoccupata, della mia età. Era solo un numero che inesorabilmente aumentava. Lo guardo con occhi diversi da quando ho parlato con Anna, 47 anni, avvocato, tre figli, da sempre in lotta con quella cifra: «Per me l’età è come un vestito, a volte troppo stretto, altre troppo largo. Insomma, è qualcosa in cui non mi sento mai comoda». Bam, colpita e affondata! Quella di Anna, però, è una grande verità: l’età è qualcosa di cui non siamo mai contente, che ci mette a disagio, che vorremmo poter spostare in avanti o indietro come le lancette dell’orologio. Pensiamo a quando si è ragazze e si ha fretta di crescere, di non sentirsi sbagliate. A quando, a 30-35 anni, ti piombano addosso le pressioni sociali: “Ma non ti sposi?”, “Non fai un figlio?”. Per non parlare della vecchiaia: altro che saggezza! Lì diventi inutile. Spiega la psicologa e psicoterapeuta Lara Pelagotti: «Nella nostra società c’è un controsenso di fondo: da un lato la vecchiaia si sposta in avanti, fino ai 50 anni siamo “ragazzi”, dall’altro però quando diventi over non sei più degna di nota, perdi di attrattiva. E non solo dal punto di vista fisico. È come se avessi meno da dare. Invece, stai solo continuando a crescere, non stai perdendo la tua identità».

La trappola dell’età

Ed è inutile che le ricerche ci dicano che in realtà c’è un’età felice, quella tra i 30 e i 34 anni secondo lo studio pubblicato sulla rivista Social Indicators Research, perché neppure così ci sentiamo bene con quel vestito. L’inghippo sta proprio nella parola “felice”. «Perché devo esserlo a tutti i costi? La felicità è un’emozione volatile che porta frustrazione» dice la psicoterapeuta Pelagotti. «Per avere una vita cha abbia significato per me e per l’età che sto vivendo, non devo seguire uno stato d’animo ma i miei valori». E di inghippo parla anche la filosofa Ilaria Gaspari: «Perché se ci sentiamo attribuire un’età inferiore alla nostra, di primo acchito prendiamo il commento come un complimento e andiamo invece in crisi se ci danno più anni di quelli che abbiamo? Il problema è che siamo ancora imbrigliate in un ideale di bellezza che coincide con i segnali dell’età fertile. Un’idea arcaica e anacronistica: oggi sappiamo che è in nostro potere la conquista di un fascino e di un carisma senza relazione con gli anni». Anche se lo sappiamo, cadiamo lo stesso nella trappola. Perché, oltre alle pressioni sociali, c’è un secondo motivo di disagio. «La vita delle donne è scandita da tempi prestabiliti, da tappe obbligate, come il matrimonio, i figli, la carriera. E questo è molto limitante, anche perché ci porta a confrontarci con le altre donne, per vedere chi è più avanti e chi è più indietro. Un confronto spesso poco costruttivo che ci fa male e che usiamo per darci addosso, cosa in cui siamo bravissime» spiega Lara Pelagotti.

Come sentirci bene nella nostra età

Riappropriarsi della bellezza del proprio tempo però è possibile. «Per prima cosa cercando di prendere coscienza della nostra parte accogliente. Che è lì per farci vedere esattamente come stanno le cose: le riconosce, le osserva e fa loro spazio, dando il benvenuto anche a rabbia, frustrazione, disagio» sottolinea Pelagotti. Mettere a fuoco queste sensazioni ha un immenso potere di liberazione. «Dato che siamo immersi nello scorrere del tempo, l’unica cosa che possiamo fare, per evitare di subirne la dittatura, è conoscerlo, familiarizzarci, giocarci anche, provando a trovare il posto che fa per noi e ricordandoci che privilegio immenso sia la libertà di cui pure, sotto certi aspetti, ci tocca pagare lo scotto. Mi sono sposata pochi mesi fa, a 36 anni: se fossi nata qualche decennio prima, sarei stata una vecchia zitella redenta. Oggi no, e tutti gli anni di apprendistato all’amore mi rendono, anche come neo-moglie, infinitamente più libera» dice Gaspari.

Basta pregiudizi!

Libere di indossare quel vestito che, anche se tira sui fianchi, ci fa stare bene, libere di amarci per quello che siamo. Conclude la filosofa: «Dovremmo ricordare, a ogni età, la saggezza di Seneca che nel De brevitate vitae ci segnala quanto sia arbitraria l’idea che la vita sia breve e quanto possiamo espandere la nostra storia con la libertà di abitarla». Come più ci fa stare meglio, per poter dire finalmente: «Io amo la mia età!».