Julianne Moore, "I ragazzi stanno bene"

Bacia maschi e femmine, conquista etero, gay e lesbiche. Julianne Moore è una vera campionessa dell’investigazione a tutto campo dell’eros. Ha appena ricevuto al Festival internazionale del film di Roma il premio Marc’Aurelio alla carriera. E nella Capitale ha presentato I ragazzi stanno bene, che uscirà nelle sale a febbraio. La pellicola racconta la storia di un’unione gay: Jules (la Moore) è sposata con Nic (Annette Bening). Insieme hanno due figli, Joni, 18 anni, e Laser, 15, avuti con l’inseminazione di un anonimo donatore. Succede che i due ragazzi vogliano conoscere il loro padre biologico (Mark Ruffalo) e la famiglia rischia lo sfascio. Sottile, elegante, la carnagione candida e i lunghi capelli rossi, gioielli e borsa Bulgari di cui è testimonial, Julianne Moore parla senza freni di sesso, della sua età (compie 50 anni ai primi di dicembre), di suo marito.

Julianne Moore al Festival internazionale del film di Roma

Partiamo da un tema hot: sorprende la sua disinvoltura nel baciare le donne.
 (Ride) «Quante storie: è solo un bacio! E poi Annette è una partner stupenda».

Ma non ha provato un po’ di imbarazzo?
«Macché. Maschio o femmina per un attore non fa differenza. La cosa più difficile che può capitare è baciare qualcuno che non conosci».

Nella foto, al Festival internazionale del film di Roma dove riceve il premio Marc’Aurelio alla carriera dal direttore artistico Piera Detassis.

Julianne Moore e la sua famiglia

Resta il fatto che I ragazzi stanno bene parla di coppie gay e di figli nati in provetta: un tema che in Italia è considerato tabù.
«Sono sorpresa e anche un po’ scioccata che nel vostro Paese l’argomento sia così scabroso. Io vivo a New York, una città aperta e tollerante, e i miei figli hanno diversi compagni di scuola nati da coppie gay. Sono bambini senza problemi. Anzi. È stato dimostrato, con un monitoraggio durato più di 20 anni, che i ragazzi cresciuti in famiglie gay sono equilibrati, colti, pieni di interessi. Insomma: quello che conta per i figli è avere dei genitori che li amino e li rispettino. Lo so bene io che ne ho due».

Nella foto, l’attrice con il marito Bart e i figli.

Julianne Moore in A single man

Però lei, a differenza di altri attori diventati mamma e papà, non ha mai fatto film adatti anche ai più piccoli.
«In compenso scrivo libri per loro, prendendo spunto dai racconti che faccio ai miei figli. Spesso, intorno ai 7 anni, i bambini diventano insicuri nei confronti della loro immagine: si lamentano dei capelli ricci, dei denti grandi, delle orecchie, dei nei. La mia Liv non sopporta le lentiggini, che ha preso da me. Io le dico sempre che è perfetta, ma lei non ci sta. Così le ho dedicato Fragola lentigginosa».

Nella foto, la Moore in A single man di Tom Ford (2010).

Julianne Moore in "Chloe -Tra seduzione e inganno"

Ha apprezzato?
«Sì, e ha apprezzato anche le letture pubbliche che ho fatto davanti a una platea di suoi coetanei».

A proposito di età: non si direbbe proprio che ha 49 anni. Come fa?
 «Non ci penso. Ma mi considero fortunata. Noi diamo tutto per scontato però nessuno di noi nasce con la garanzia di arrivare ai 20, ai 30 o ai 70 anni. Parlare ossessivamente di invecchiamento è una grave sciocchezza, dobbiamo essere grati alla vita e andare avanti».

Nella foto, con Amanda Seyfried in Chloe-Tra seduzione e inganno di Atom Egoyan (2009).

Julianne Moore in "Blindness- Cecità"

Però molte sue colleghe che hanno passato i 40 si lamentano del fatto che il cinema non offre ruoli adatti alla loro età.
«A me non è capitato. E comunque questa cosa la sento ripetere da quando ho iniziato a lavorare per il grande schermo: e avevo solo 32 anni! È pura propaganda».

Nella foto, con Mark Ruffalo in Blindness- Cecità di Fernando Meirelles (2008).

Julianne Moore, "I figli degli uomini"

Propaganda?
«Ma sì, più parli di una cosa più diventa vera. Non è che ci siano tonnellate di ruoli per le 20enni. Il nostro è un lavoro da freelance e io ho sempre fatto in modo di cercare parti interessanti. Per I ragazzi stanno bene ci sono voluti cinque anni per trovare i finanziamenti: nessuno credeva che avrebbe potuto essere un film divertente e che avrebbe potuto avere successo. Grazie però all’ostinazione mia e della regista ce l’abbiamo fatta. E negli Usa ha incassato tantissimo».

Nella foto, l’attrice con Clive Owen ne I figli degli uomini di Alfonso Cuarón (2006).

Julianne Moore in "The Hours"

Nell’ultimo periodo lei ha lavorato molto: è stata l’amica del professore gay in A single man di Tom Ford. La moglie sessualmente pronta a tutto in Chloe-Tra seduzione e inganno. E ha perfino fatto tv nella serie 30 Rock di Tina Fey. Le cose se le va sempre a cercare?
«Spesso mi cercano anche gli altri. Comunque la mia carriera non è pianificata come un orologio, le sorprese ci sono. Questo è il mestiere: prendere o lasciare».

Nella foto, con il piccolo Jack Rovello in The Hours di Stephen Daldry (2002).

Julianne Moore in Magnolia

Anche quando le chiedono di fare scene di nudo? E glielo hanno chiesto spesso.
«Certo, non mi sono mai tirata indietro».

Qualche imbarazzo o paura?
«No, sul set non ho paura di nulla. Nella vita invece sì: per esempio sono terrorizzata dallo sci, dal nuoto, dalle immersioni. Tutte le cose atletiche per me sono una sfida quasi impossibile».

Come mai?
«Perché le ho sperimentate troppo tardi. Avete in mente la classica compagna di classe, bassetta, con gli occhiali e imbranata in tutto? Bene, io ero esattamente così».

Nella foto, in Magnolia di Paul Thomas Anderson (1999).