L’Italia non è un paese per giovani, si dice, ma neppure per persone felici, almeno stando al World Happiness Report, di cui si attende la classifica aggiornata al 2024 in occasione della Giornata Mondiale della Felicità (20 marzo). Già nel 2023, però, il Belpaese non figurava nella Top ten (era 33esima), guidata invece dalla Finlandia. Eppure la felicità è una scienza e si può allenare, come spiega Ivana Di Martino, ultrarunner, testimonial di “HappinUS. Persone felici rendono il mondo più felice”, un’antologia di storie di vita, scelte ed esperienze di persone impegnate nel mondo dello sport, del sociale, del business che hanno l’obiettivo di ispirare tutti a coltivare la felicità.
20 marzo, Giornata mondiale della felicità
Come ogni anno in tutto il mondo il 20 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Felicità, istituita dall’ONU. Contestualmente, da dieci anni, viene rilasciato il World Happiness Report, che misura lo stato della felicità in 137 Paesi del mondo. Nel corso del tempo sembrano cambiate le priorità: le persone, infatti, tendono a misurare la felicità dando sempre maggior peso al capitale sociale, cioè alle buone relazioni, soprattutto dopo la pandemia. A incidere un po’ meno, invece, sono la salute e la longevità degli individui, la resilienza e la capacità di superare le crisi per le comunità.
La felicità è una scienza
Eppure la felicità non è solo questione di percezione. «La scienza ci dice che la felicità è una competenza che possiamo allenare, il che non significa assenza di paure o difficoltà: piuttosto, quando si comprendono bene il proprio proposito di vita, i valori e i talenti e si vive in allineamento ad essi, l’esistenza umana diventa autenticamente piena e si apre naturalmente agli altri, favorendo il progresso. È così che realizziamo che la felicità è vera solo se condivisa e può essere una straordinaria risorsa di resilienza e anti-fragilità», spiega 2BHappy Culture Company che dal 2015 in Italia svolge attività di divulgazione e sensibilizzazione sulla scienza della felicità con lo scopo di promuovere il benessere di individuale e sociale.
Ivana Di Martino: la felicità è una competenza
«Va fatta una premessa: la positività è un conto, è un atteggiamento, mentre la felicità non è solo una condizione, ma una vera competenza, ha un carattere di scientificità. Certamente è un’emozione, ma se ci si limita a questo è di breve durata, difficile da afferrare: nel momento in cui ci si sente felici si prova benessere, ma spesso si rischia di sentirlo svanire, ritrovandosi a rincorrerlo perennemente, sentendosi insoddisfatti», premette Ivana Di Martino, ultrarunner, manager della Felicità e testimonial della campagna HappinessUS, una mini-serie realizzata da 2BHappy in collaborazione con Italian Institute for Positive Organizations (IIPO).
Come si allena la felicità
«La felicità come competenza, invece, è diversa e si allena tutti i giorni, attraverso comportamenti specifici. Quali? Ce ne sono diversi: io, ad esempio, tutti i giorni pratico la gratitudine, anche solo di potermi svegliare al mattino – spiega Di Martino – Oggi a Milano, dopo un temporale molto forte e tanta pioggia che prosegue da giorni rendendo esausti, ho visto l’arcobaleno e mi sono sentita grata per questa visione. Ma la felicità si coltiva anche e soprattutto attraverso il capitale sociale, cioè umano: provando gioia nel rapporto coi figli e alla vista di un loro sorriso, nelle loro parole o quelle di mio marito o anche di perfetti sconosciuti, come la cassiera del supermercato che mi ha aiutata o mi ha rivolto un gesto gentile», spiega ancora l’atleta, che ha alle spalle una storia non semplice.
La storia di Ivana, tra malattia e aggressione
Ivana ha iniziato a correre a 10 anni e non ha ancora smesso, neppure dopo aver scoperto un problema al cuore ed essere stata operata; neppure dopo un tumore alla tiroide né dopo l’aggressione subita da quattro uomini, qualche anno fa, mentre si allenava lungo il Naviglio a Milano. «Uno dei consigli che mi sento di dare è di vivere il qui e ora. Alla luce dell’intervento al cuore, dell’aggressione e violenza, così come del tumore e della protesi all’anca che ho, posso dire che la mia vita è stata abbastanza difficile in certi momenti. Ma in me è avvenuto un cambiamento: prima provavo un po’ il mal di vivere, non ero mai sempre del tutto soddisfatta e volevo sempre di più, senza assaporare il momento, ma puntando a nuovi obiettivi – racconta Poi ho imparato a godermi ogni minuto, senza pensare al dopo».
Come si superano dolore e fatica
«Anche io non amo molte cose, ma rivolgo lo sguardo a ciò per cui provo gratitudine. Quando mi suona la sveglia alle 5 per andare ad allenarmi, spesso fatico, ma ringrazio il fatto di poter correre, ad esempio», spiega Di Martino che già nel 2013 ha compiuto l’impresa 21 volte donna, 21 mezze maratone in giro per l’Italia. Nel 2015, invece, lei stessa ha subito un’aggressione, riuscendo poi a sfuggire a quattro uomini che volevano violentarla. «Un’esperienza del genere, come la malattia, si superano con grande fatica e sofferenza. In quel periodo io avevo anche perso mia mamma, che non ha retto a quello che mi era successo. L’ho fatto lasciando andare e perdonando».
Lasciar andare (e perdonare)
«Nel mio caso, come in quello di altri, ho capito che il perdono (soprattutto verso me stessa) era l’unico modo per eliminare la rabbia che avevo dentro, che mi portava a stare male e a problemi fisici. La rabbia è un’emozione che si autoalimenta, bisogna sapere imparare a gestirla appena compare altrimenti diventa un problema. Bisogna lasciar andare le emozioni e a volte anche le persone – spiega – Un altro comportamento specifico, poi, è quello di trovare il modo di frequentare sempre le persone vicine, gli amici e chi amiamo, stando accanto a loro, proteggendoli e alimentando proprio il capitale umano di cui disponiamo, che è una risorsa preziosa».
La forza e la felicità che nascono anche dalle difficoltà
Oggi Ivana racconta la propria esperienza anche alle donne manager che si trovano alle prese con difficoltà di varia natura: «Ne parlo in radio, ma anche a convegni, come quello di Pescara per cui mi sto preparando e dove incontrerò molte imprenditrici – spiega – Racconto come da una grande difficoltà, e non senza fatica, sono riuscita a creare qualcosa di speciale non solo per me». Impegnata a favore dell’ambiente, da diversi anni Di Martino è anche formatore con la qualifica di Manager della Felicità (CHO) e Performance Coach. «Il messaggio principale è che da una difficoltà, anche una violenza, si possono trarre risorse, forza e felicità: siamo noi a crearci a il nostro destino, bisogna avere coraggio di provarci e accettare anche la fatica, che forse oggi manca un po’ ai giovani, che spesso non osano sognare».
Le storie positive: il medico clown e il gioco per adulti
La storia di Ivana non è la sola. Nella mini-serie compaiono anche altri protagonisti. Tra loro, ad esempio, c’è Ambrogio Scognamiglio, il clown dottore e formatore, che racconta come affrontare la vita con leggerismo, che è superficialità, come commenterebbe Italo Calvino. O quella di Bernardo Cumbo, che viaggia per raccontare stili di vita alternativi; o di Davide Carrera, recordman di apnea capace di scendere nelle profondità per ritrovare la luce. Tra le donne, oltre a Ivana Di Martino ci sono Ilaria Santambrogio e Lucia Berdini, la quale sta portando avanti una rivoluzione mentale sul gioco anche in età adulta come strumento di incontro e confronto. L’iniziativa prosegue fino al 16 maggio, con appuntamento ogni giovedì sulle pagine social di 2BHappy e Iiipo.it.