Qual è il significato di Life coaching
La parola “coche” è presente in diverse lingue europee, dal francese allo spagnolo o l’ungherese. Nel Seicento indicava la carrozza, trainata da cavalli, da cui poi l’auto. Oggi “coach”, nelle sue diverse versioni, evoca subito l’immagine di un mezzo di trasporto: il concetto della guida è il cuore della questione. Il life coaching desidera aiutare le persone a migliorare la vita attraverso un percorso di accompagnamento. Al momento l’esercizio della professione è regolamentato dalla Legge 14 gennaio 2013, n. 4 (G.U. n.22 del 26.01.2013 – Disposizioni in materia di Professioni non organizzate).
Il life coching, come richiesto del Ministero dello Sviluppo Economico, non rientra nella professione di psicologo ai sensi dell’art. 1 della legge 18 febbraio 1989, n. 56. Esistono, tuttavia, professionisti iscritti all’Ordine degli psicologi con specializzazioni e approfondimenti nell’ambito del life coaching: in questo caso l’aiuto alla persona potrà utilizzare metologie e tempistiche differenti.
È importante ricordare che il Coaching può essere applicato a svariati ambiti, in particolare in campo sportivo e nella sfera professionale o privata, a livello personale. Tuttavia, in presenza di un disagio patologico o problematiche a livello psicologico la persona deve essere rimandata a figure che sappiano prendere in carico la situazione agendo a un livello profondo, in grado di occuparsi di un livello e di dinamiche a cui, invece, non ambiscono coaching e counseling. Come il coaching, il counseling è incentratato sul momento presente. Emtrambi NON propongono terapie e chi vi ricorre non è considerato un “paziente”, bensì “cliente”. Il numero di incontri previsti in un percorso di counseling generalmente è breve, fra 8 e 10. Quando emergono nodi conflittuali dal passato, traumi legati a eventi della nostra vita e problemi irrisolti, per esempio il contesto familiare, è segno che probabilmente il percorso giusto di cui si ha bisogno è differente perché va oltre i bisogni del presente e ha bisogno di scendere in profondità.
Qual è la differenza fra coaching e counseling?
Spesso si tende a fare confusione tra counseling e life coaching, che però sono due cose ben diverse.
Il termine “counseling” o “counselling” deriva dalla lingua inglese “to counsel”, in francese antico “conseiller”, consigliare: in latino “consulĕre” è “consultare”. Questo si propone un intervento di counseling: una consulenza, una relazione in cui, attraverso l’esposizione del problema e un ascolto empatico, il professionista aiuti la persona a trovare gli strumenti e le risorse necessarie per uscire dalla situazione difficile e creare il proprio cambiamento.
Dove si trovano le risorse necessarie per cambiare? In noi stessi, risponderebbe uno dei padri della psicologia umanistico-esistenziale, Carl Rogers, considerato tra i fondatori del counseling insieme a figure come Rollo May. Nel 1951 la pubblicazione del libro “Client-centered-Therapy” di Carl Rogers, “terapia centrata sul cliente”, desidera inaugurare e rinnovare una relazione d’aiuto fondata sull’ascolto, profondo e autentico, dell’altro. La persona viene considerata naturalmente in grado di provvedere ai suoi bisogni e trovare in sé le risorse necessarie per costruire la propria resilienza.
A differenza del counsellor, il coach nasce come motivatore e desidera svolgere un servizio di sostegno alla persona, perché ci sono volte in cui avere una spalla aiuta autostima e motivazione, soprattutto di fronte a grandi imprese. Lo sanno bene gli atleti, la cui preparazione a livello mentale è importante quanto l’allenamento fisico affinché corpo e mente siano uniti e sappiano reggere la tensione della competizione al meglio. Nulla vieta di beneficiare di un supporto che all’occorrenza può trasformarsi in un percorso doppio: da una parte il mental coach, un sostegno prezioso nella vita di uno sportivo, dall’altra l’aiuto attraverso una terapia mirata, per esempio nel caso di crisi più profonde, attacchi di panico e ansia.
Come nasce il coaching
Già nell’Ottocento gli studenti inglesi utilizzavano il termine “coach” per indicare la figura del tutor, che negli Stati Uniti è l’allenatore, capace di preparare a livello atletico la squadra, ma non solo. L’abbiamo visto in moltissimi film in che modo la figura del coach possa giocare un ruolo chiave: è attento al fisico, ma non trascura la mente. Perchè il nostro stato a livello psicologico, mentale ed emozionale fa la differenza: a tradirci o viceversa condurre all’alloro della vittoria è come stiamo dentro. La verità autentica di come ci sentiamo veramente segna anche il modo in cui accettiamo le sconfitte e sappiamo risollevarci da un fallimento.
Affrontare fatica e delusione, raggiungere gli obiettivi desiderati, creare il cambiamento nella propria vita: ecco come il coaching esce dall’ambito sportivo per applicarsi all’esistenza. Il life coaching vuole essere uno strumento per la crescita e agire migliorando la qualità di vita. Il cambiamento che cerchi potrebbe essere sul lavoro, nel campo delle relazioni, in amore o semplicemente in un certo aspetto della tua vita che desideri migliorare… anche se non sai esattamente come. Il punto è proprio questo: vogliamo cambiare, ma non sappiamo come. L’etimologia della parola “cambiamento” possiede un senso incredibilmente pratico: significa “curvare, piegare”, è l’azione che facciamo quando ci lasciamo andare e deviamo dalla linea retta: è una strada nuova e una prospettiva diversa, quella del collo che si gira e permette agli occhi di vedere l’orizzonte da un’altra angolazione.
Ma come si fa a cambiare? La relazione nel coaching è un’alleanza costruttiva centrata sugli aspetti più pratici. La realizzazione ha bisogno di tradurre i desideri in sogni praticabili, ovvero in progetti. La differenza è che un progetto è il sogno calato in una realtà concreta. Per farlo abbiamo bisogno di vedere il nostro potenziale, trovare le risorse disponibili e… avere fiducia nella nostra forza!
Un percorso di life coaching potrà aiutarti con un lavoro mirato a seconda delle tue esigenze. Attenzione, non esiste un’unica formazione in questo ambito: a livello nazionale e internazionale sono presenti associazioni e diversi enti di formazione. Prima di affidarti a un coach valuta competenze, esperienze e area di intervento. Purtroppo, sono sempre più diffusi corsi brevi che promettono l’abilitazione a coaching e counseling nell’arco di poche settimane. In realtà il lavoro di un coach professionista è molto più complesso e si basa prima di tutto su una profonda ricerca e analisi di sé. Non è una persona “brava nei consigli”, bensì qualcuno in grado di accompagnare il tuo cambiamento momento per momento, ricordandoti che la chiave della tua forza è dentro di te.
3 passi per il cambiamento
Cosa si fa in un percorso di coaching? Un approccio performativo è necessario se vogliamo fare dei passi avanti verso i nostri obiettivi. Il focus è un allenamento costante all’azione, ecco alcune strategie utili.
- Qual è il tuo obiettivo? – Sembra un interrogativo banale, ma non lo è. Spesso nella nostra mente regna sovrana un’incredibile confusione. Prendi carta e penna e inizia a scrivere. Potresti scoprire che alcuni forse sono sogni nel cassetto emozionanti ma che non ti appartengono realmente. L’obiettivo è un sogno calato nel concreto: è misurabile e puoi suddividerlo in tanti piccoli passi. I veri sogni sono quelli per cui sei disposta a trovare tempo, tenacia, pazienza.
- Quali sono le tue risorse? – La mancanza di autostima ci fa soffrire terribilmente. In più, mette distanza fra noi e i nostri sogni perché ce li fa credere irraggiungibii. Migliora la consapevolezza di te, è una tappa da cui non puoi sottrarti. Allenati. Trova ispirazioni capaci di sbloccarti. La bellezza del tuo potenziale è lì, nascosta sotto i tremendi accumuli legati a senso del dovere, vergogna, falsa modestia, incapacità di riconoscerti. Inizia a guardarti come faresti con la tua migliore amica o il partner: guardati con gli occhi dell’amore, una volta per tutte.
- Quali sono gli ostacoli? – Il momento in cui identifichiamo le difficoltà è prezioso tanto quanto il riconoscimento delle nostre risorse. La mente corre facilmente e vola subito al futuro, invece questo rappresenta il rischio più concreto in grado di allontanarci dai risultati. Fermati. Ammetti i tuoi lati più vulnerabili: se li guardi e li accetti saprai di che cosa sono fatti. E li trasformerai in alleati.