Un libro sulle relazioni aperte
«Oggi riesco a malapena a ricordare i tempi passati, quando non ero intrappolata in un vortice di lussuria segreta e di senso di colpa della madre». Non c’è frase migliore che riassuma More – A memoir of open marriage di Molly Roden Winter, uscito a inizio anno negli Usa e subito tra i bestseller del New York Times.
L’autrice, insegnante di scuola media con appartamento a Brooklyn, ha messo nero su bianco i suoi 10 anni di rapporti extraconiugali di comune accordo con il marito: incontri fugaci nei bagni pubblici di Manhattan, ma anche relazioni stabili in camere d’albergo iniziate quando i due figli maschi erano all’asilo e finite con il grande al college. Se la coppia poliamorosa non è una novità, lo è che sia una madre a concedersi di infrangere il tabù della devozione filiale totale, nonché – come ha scritto il New York Times – la vergogna di essere una mamma carica sessualmente. «Il libro parla del mio matrimonio aperto, ma anche di ciò che ho imparato su me stessa. All’epoca i miei figli avevano 3 e 6 anni: mi sentivo ridotta a un ruolo, c’era qualcosa in me che non veniva nutrito e non sapevo cosa fosse» dice Molly nel podcast che il Financial Times le ha dedicato.
Mother tax: desiderio di libertà sessuale e sensi di colpa
Le confessioni di Roden Winter non solo offrono uno spaccato sul mondo dei “non monogami etici”, ma accendono una luce su un tema finora poco illuminato: la mother tax, quella tassa di sensi di colpa che ogni madre deve pagare quando cerca di sentirsi appagata dal punto di vista sessuale. «La non monogamia è spesso raffigurata come qualcosa che accade ai margini, non come uno stile di vita che le mamme sposate perseguono» scrive il Washington Post a proposito del libro. «Roden Winter si pone molti interrogativi su se stessa: è una buona madre se, entrando nei bar dove un tempo passava con il passeggino, ora assapora l’attrazione, il desiderio e il potenziale di libertà sessuale?». Un balzello emotivo che non attraversa la mente del marito Stewart, fedele all’unico patto concordato con Molly: vai a letto con chi vuoi, ma non ti innamorare di qualcun altro.
Coppia aperta? L’esperienza di Greta e Marco
Negoziare un accordo col partner sembra essere la chiave, anche se non sempre garantisce parità di esperienze. Come accaduto a Greta, pr bolognese 40enne, che già prima di diventare madre aveva concordato di “aprire” la coppia: «Mi sono sempre sentita libera di fare le mie scelte sessuali e di divertirmi a usare le app di dating, senza che questo minasse il rapporto con il mio compagno Marco. La fedeltà a tutti i costi andava stretta a entrambi, anche se non lo dicevamo apertamente per timore che fosse scambiato per disimpegno o leggerezza. È stata la maternità a cambiare le regole del gioco, almeno per me: il primo anno sono stata così assorbita da mia figlia da non trovare nemmeno il tempo di depilarmi, figurarsi per il sesso. Era come se corpo e mente fossero imprigionati nell’accudimento. Per Marco non è stato così, anzi: più io annullavo i miei desideri, più lui li caricava su altre. Mi ha confessato che la notte prima che partorissi si è infilato nel letto di una delle sue amanti, per presentarsi poi al mattino in ospedale come se nulla fosse».
La maternità è un “lutto”
Che la genitorialità rappresenti per alcune donne un ostacolo a vivere appieno la propria libertà sessuale, e per gli uomini no, non stupisce lo psicoterapeuta Matteo Radavelli, 80.000 follower su Instagram, autore del saggio Oltre il tradimento. La psicologia dell’infedeltà (su Amazon). «Può sembrare una frase un po’ scomoda, ma la maternità è un “lutto”, un addio alla donna che si era prima di avere figli, un distacco dalla propria individualità, dai propri interessi e fantasie, soprattutto quando si hanno già 35-40 anni. Volersi riappropriare di sé è legittimo, ma se i figli sono piccoli si innesca una risonanza in base alla quale affermarsi significa anche negarsi a loro».
Mother (e non father) tax
Questo meccanismo alimenta il senso di colpa materno, ma non grava con la stessa pressione sui padri. «Gli uomini vivono le trasgressioni in maniera molto più scollegata, anche perché la loro condotta fuori casa è sempre stata socialmente accettata» spiega Radavelli. «I dubbi e le sfide che deve affrontare una donna sono maggiori, non solo perché ha una strada più lunga da percorrere per legittimare le sue scelte: a differenza dell’uomo, prende in considerazione che il tradimento può portare alla crisi matrimoniale». Spesso, infatti, la non monogamia consensuale è un tentativo di risolvere un’insoddisfazione coniugale, magari anche solo sessuale: trovando altri partner la coppia trasforma il problema – la mancanza di stimoli erotici – in una risorsa. «Chiediamoci: perché si preferisce rimanere infelici per tutta la vita in una relazione che non funziona?» continua Radavelli. «Non sto dicendo che la coppia aperta debba essere la scelta preferenziale, ma un’opzione al pari della decisione di rinunciare alla propria felicità per mantenere il dogma del matrimonio»
Mother tax: parlano i numeri
Secondo un’indagine del Pew Research Center del 2023, per il 55% degli americani le coppie infelici restano insieme per troppo tempo. Il 51% degli under 30, inoltre, ritiene accettabile il matrimonio aperto. E in Italia? Secondo la app di dating Gleeden, è soprattutto una questione generazionale. Per il 70% dei Boomer ci si può tradire ma senza mettere in discussione il matrimonio. Il 30% dei Millennials si dice aperto a relazioni non convenzionali. Il 60% della Gen Z tiene alla monogamia anche se considera l’onestà più importante della fedeltà.